Il No che cresce, il Sì che diminuisce. I contrari alle riforme costituzionali diffusi quasi in tutta Italia, a parte che nel Centro. E soprattutto tra i giovani che sembrano trascinare il No al referendum costituzionale a dispetto degli elettori ultracinquantenni. Sono i risultati dei sondaggi Ipr e Tecnè per Porta a Porta. I due istituti danno al No un margine tra i 5 e i 7 punti percentuali. Per Ipr il No è al 52,5 contro il 47,5, mentre per Tecnè oggi finirebbe 53,5 a 46,5. Le raccomandazioni sono sempre due in materia di sondaggi e ilfatto.it cerca di ricordarle sempre: primo, i sondaggi come questo hanno un margine d’errore del 3 per cento e, secondo, misurano non tanto un peso specifico “alla lira”, ma una tendenza. E la tendenza la dà anche la serie storica sia di Ipr che di Tecnè. Il No è in crescita da 20 giorni e costantemente nelle ultime tre rivelazioni di entrambi gli istituti. Per Ipr il No ha vissuto quasi un’accelerazione: era al 50,8 per cento il 24 ottobre, è balzato al 52 il 7 novembre e ora incrementa di un altro mezzo punto. Per entrambi gli istituti l’affluenza è bassa, al 50 per cento, ma resta una fetta di indecisi – tra possibili astenuti e incerti su cosa votare – che galleggia tra il 16 circa e il 18.
I giovani trascinano il No
A trascinare i contrari in questa crescita, secondo Ipr e Tecnè, sono soprattutto i giovani. Nella fascia d’età 18-34 anni, infatti, il No è rispettivamente al 62 e al 58 per cento. Più indecisa la sfida nella fascia d’età 35-54 anni, mentre tra gli ultracinquantenni il Sì resta in vantaggio solo per Ipr (56-44), mentre nell’ultima settimana la svolta a favore del No è avvenuta – secondo Tecnè – anche tra i più anziani (questa settimana è 51-40 per chi si dice contro la riforma Boschi).
“Il Sì può recuperare al Sud e nel Nord Ovest”
Segni di cedimento per i favorevoli sembrano esserci anche sotto il profilo della distribuzione geografica.Per Tecnè il No vince ovunque, da nord a sud, da est a ovest. Per Ipr il Sì resiste – di poco – solo nel Nord Ovest (51 per cento) e al Centro (50 e 50). In alcune zone d’Italia i contrari “dilagherebbero” al Nord Est e al Sud e nelle isole. Ma, secondo gli esperti di Tecnè, i margini di miglioramento per i favorevoli – se ci sono – sono nel Nord Ovest e al Sud, anche per via del fatto che si tratta di Regioni più popolose.
Elettori di Forza Italia spaccati in tre
Tra gli elettorati dei vari partiti poche sorprese rispetto ai trend di queste ultime settimane. Naturalmente il bacino di voti più imponente per il Sì arriva dal Pd e da Area Popolare che poi sono i partiti che fanno campagna elettorale per la riforma e che hanno votato la legge in Parlamento. Lo stesso – in segno opposto – si può dire per Cinquestelle, Lega Nord, Fratelli d’Italia. Discorso a parte merita l’elettorato di Forza Italia che è spaccato praticamente in tre: il Sì, tra gli elettori berlusconiani, è intorno al 25-28 per cento, il No al 36-41 e gli indecisi tra il 34 e il 36. A dimostrazione che una fetta di simpatizzanti di Forza Italia sente la riforma più vicina di quanto dicano i dirigenti del partito. Ultima segnalazione: se c’è un elettorato che sembra coerente con il proprio partito è certamente Sinistra Italiana: a dirsi favorevole alla riforma è solo il 2-3 per cento.