Renzi come Bob Dylan? Bizzarro accostamento con un filo di verità. Visto che entrambi i personaggi incarnano un bisogno di semplificazione tipico di questa epoca, che qualcuno inizia a chiamare della “post-verità”.
Ossia la stagione in cui occupano l’arena pubblica masse a cui è stato spiegato (in primo luogo dalle televisioni commerciali, poi dalla demagogia di una politica ridotta a set da reality) che i concetti complessi e la fatica per apprenderli sono un’inutile perdita di tempo. Anzi un esecrabile atto di superbia contro la sacralità del sentire mediocre fattosi tracotante. Affermazione indirizzata a vellicare le pigrizie di chi non ha tempo né voglia di oltrepassare lo spazio di apprendimento più impegnativo e ponderoso di un libretto “centopagine” (e scritte a grandi caratteri), muovendo lungo la filiera di leader politici che vanno per le spicce con le loro ironie sprezzanti; a uso e consumo di torme imbarbarite, eccitate dall’idea di gratificare la rozzezza mettendo allo spiedo chi avrebbe la presunzione di ribadire priorità anacronistiche tipo civiltà, cultura e perfino maniere: dal Bettino Craxi protervo contro gli “intellettuali dei miei stivali” ai “professoroni” dell’irridente ignoranza compiaciuta ostentata da Maria Elena Boschi.
Uno scivolamento verso il facile-gratificante-identitario che, all’insaputa di quanti lo identificano in una presunta opera di liberazione da orpelli e regole selettive, è promosso dagli interessi commerciali finalizzati alla massificazione delle grandi centrali che colonizzano il gusto. Dal momento in cui (come ci è stato spiegato da critici della falsificazione mercantile in atto; da Eric Hobsbawm a Roland Bartes e perfino dal nostro Luciano Gallino) si è capito che i grandi numeri nelle vendite si ottenevano banalizzando il prodotto, a uso e consumo di un mondo medio esentato dalle fatiche di dover evolvere verso stili di vita più raffinati; acquisendo e facendo proprie regole e opportunità che erano appannaggio di pochi.
La vera democrazia come inclusione, non la demagogia dell’abbassamento delle soglie d’entrata per facilitarne l’accesso. Quanto l’antico movimento operaio aveva capito benissimo creando scuole per l’alfabetizzazione proletaria e svolgendo azione pedagogica. Non la mercificazione dei grandi numeri: dalla divisa jeans all’insapore Big-Mac, alla musica promossa dall’industria discografica anglo-americana. Appunto.
In un blog di qualche tempo fa avevo avanzato riserve sulle credenziali poetiche del nuovo premio Nobel, il menestrello sessantottardo Bob Dylan, scatenando il furore degli accoliti fanatizzati del folk rock singer. Per questo sono andato a rileggermi i testi delle sue più acclamate composizioni – da Mr. Tambourine Man a Like a Rolling Stone – e francamente c’è un solo aggettivo per definirli: imbarazzanti.
Testi confusi e pretenziosi che divengono hit solo combinandosi in un insieme di suoni e voce dagli effetti suggestivi. Ma che ascendono a spirito del tempo attraverso l’imposizione di mode per un pubblico giovanile smarrito e alla ricerca di un’appartenenza con le stigmate dell’eccezionalità. Target nel frattempo invecchiato. Una sottomissione presunta come conquista; pari al dilagare di mode da trucidi di periferia, illusi di essere icone del gusto: tatuarsi la pelle o conficcarsi pezzi di metallo nelle cartilagini e nell’ombelico (o in altri punti ancora più intimi). Il nuovo conformismo giovanilistico.
Mentre fanno capolino retrostanti operazioni di conquista mistificatoria del consenso. Che si rafforzano spregiando le istituzioni che pretenderebbero di rinnovarsi integrandole: il vaffa di Dylan all’Accademia svedese dei Nobel; le presunte operazioni di marketing rottamatorio (e le reali mattanze sociali per inseguire l’apprezzamento del business) a opera del politico-pop Matteo Renzi.
Pierfranco Pellizzetti
Saggista
Società - 17 Novembre 2016
Bob Dylan e Matteo Renzi, le nuove icone pop del ‘vaffa’
Renzi come Bob Dylan? Bizzarro accostamento con un filo di verità. Visto che entrambi i personaggi incarnano un bisogno di semplificazione tipico di questa epoca, che qualcuno inizia a chiamare della “post-verità”.
Ossia la stagione in cui occupano l’arena pubblica masse a cui è stato spiegato (in primo luogo dalle televisioni commerciali, poi dalla demagogia di una politica ridotta a set da reality) che i concetti complessi e la fatica per apprenderli sono un’inutile perdita di tempo. Anzi un esecrabile atto di superbia contro la sacralità del sentire mediocre fattosi tracotante. Affermazione indirizzata a vellicare le pigrizie di chi non ha tempo né voglia di oltrepassare lo spazio di apprendimento più impegnativo e ponderoso di un libretto “centopagine” (e scritte a grandi caratteri), muovendo lungo la filiera di leader politici che vanno per le spicce con le loro ironie sprezzanti; a uso e consumo di torme imbarbarite, eccitate dall’idea di gratificare la rozzezza mettendo allo spiedo chi avrebbe la presunzione di ribadire priorità anacronistiche tipo civiltà, cultura e perfino maniere: dal Bettino Craxi protervo contro gli “intellettuali dei miei stivali” ai “professoroni” dell’irridente ignoranza compiaciuta ostentata da Maria Elena Boschi.
Uno scivolamento verso il facile-gratificante-identitario che, all’insaputa di quanti lo identificano in una presunta opera di liberazione da orpelli e regole selettive, è promosso dagli interessi commerciali finalizzati alla massificazione delle grandi centrali che colonizzano il gusto. Dal momento in cui (come ci è stato spiegato da critici della falsificazione mercantile in atto; da Eric Hobsbawm a Roland Bartes e perfino dal nostro Luciano Gallino) si è capito che i grandi numeri nelle vendite si ottenevano banalizzando il prodotto, a uso e consumo di un mondo medio esentato dalle fatiche di dover evolvere verso stili di vita più raffinati; acquisendo e facendo proprie regole e opportunità che erano appannaggio di pochi.
La vera democrazia come inclusione, non la demagogia dell’abbassamento delle soglie d’entrata per facilitarne l’accesso. Quanto l’antico movimento operaio aveva capito benissimo creando scuole per l’alfabetizzazione proletaria e svolgendo azione pedagogica. Non la mercificazione dei grandi numeri: dalla divisa jeans all’insapore Big-Mac, alla musica promossa dall’industria discografica anglo-americana. Appunto.
In un blog di qualche tempo fa avevo avanzato riserve sulle credenziali poetiche del nuovo premio Nobel, il menestrello sessantottardo Bob Dylan, scatenando il furore degli accoliti fanatizzati del folk rock singer. Per questo sono andato a rileggermi i testi delle sue più acclamate composizioni – da Mr. Tambourine Man a Like a Rolling Stone – e francamente c’è un solo aggettivo per definirli: imbarazzanti.
Testi confusi e pretenziosi che divengono hit solo combinandosi in un insieme di suoni e voce dagli effetti suggestivi. Ma che ascendono a spirito del tempo attraverso l’imposizione di mode per un pubblico giovanile smarrito e alla ricerca di un’appartenenza con le stigmate dell’eccezionalità. Target nel frattempo invecchiato. Una sottomissione presunta come conquista; pari al dilagare di mode da trucidi di periferia, illusi di essere icone del gusto: tatuarsi la pelle o conficcarsi pezzi di metallo nelle cartilagini e nell’ombelico (o in altri punti ancora più intimi). Il nuovo conformismo giovanilistico.
Mentre fanno capolino retrostanti operazioni di conquista mistificatoria del consenso. Che si rafforzano spregiando le istituzioni che pretenderebbero di rinnovarsi integrandole: il vaffa di Dylan all’Accademia svedese dei Nobel; le presunte operazioni di marketing rottamatorio (e le reali mattanze sociali per inseguire l’apprezzamento del business) a opera del politico-pop Matteo Renzi.
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Palermo, 19 feb. (Adnkronos) - I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, unitamente a personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Gruppo Operativo Regionale Antifrode - Gora), hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Termini Imerese (su richiesta della Procura termitana), con cui è stato disposto il sequestro preventivo di 10 complessi aziendali, nonché di beni e di disponibilità finanziarie per oltre 15 milioni di euro nei confronti di 13 soggetti (anche per equivalente). Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo in co-delega con il citato Ufficio dell’A.D.M., hanno consentito di ricostruire l’operatività di un’associazione per delinquere attiva nelle province di Palermo, Agrigento e Catania e dedita alla commissione di illeciti tributari, con particolare riferimento alla commercializzazione di prodotti energetici sottoposti ad aliquota agevolata (c.d. “gasolio agricolo”).
Secondo la ricostruzione compiuta, la frode avrebbe permesso di sottrarre al pagamento delle imposte oltre 11 milioni di litri di prodotto petrolifero e sarebbe stata perpetrata attraverso l’utilizzo strumentale di operatori economici del settore e la predisposizione di documentazione mendace. Più nel dettaglio, diversi depositi commerciali riconducibili ai vertici del sodalizio criminale avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti e predisposto DAS fittizi al fine di documentare cartolarmente la vendita di carburante a “società di comodo” o aziende del tutto ignare di quanto avveniva, mentre lo stesso, in realtà, veniva ceduto “in nero” a soggetti terzi non aventi titolo a riceverlo. Il che consentiva a questi ultimi di praticare prezzi fortemente concorrenziali a discapito degli altri operatori del settore.
Il descritto sistema di frode - come accertato all’esito di indagini tecniche, servizi di riscontro su strada e mirate attività ispettive - avrebbe garantito un significativo abbattimento dell’I.V.A. e delle Accise dovute, oltre che delle imposte dirette, generando un’evasione d’imposta, e un conseguente danno alle casse dello Stato, pari a 15.231.376,80 euro. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici, irregolarità nella loro circolazione e illeciti di natura tributaria.
Abu Dhabi, 19 feb. (Adnkronos) - Il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato negli Emirati Arabi Uniti, ultima tappa del suo primo tour in Medio Oriente, dopo i colloqui di ieri con i funzionari russi a Riad. Rubio incontrerà ad Abu Dhabi il presidente degli Emirati Mohammed bin Zayed Al Nahyan e il ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed Al Nahyan.
La visita di Rubio negli Emirati Arabi Uniti precede il vertice di venerdì in Arabia Saudita dei sei Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo, nonché di Egitto e Giordania, per rispondere al piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per la Gaza del dopoguerra.
L'amministrazione Trump, che respinge qualsiasi ruolo futuro di Hamas nel devastato territorio palestinese, ha invitato i paesi arabi, fermamente contrari a qualsiasi spostamento dei palestinesi da Gaza, a proporre alternative al piano del presidente degli Stati Uniti.
Kiev, 19 feb. (Adnkronos) - Il massiccio attacco notturno con droni russi contro la città e l'oblast meridionale di Odessa ha ferito almeno quattro persone, tra cui un bambino. Lo ha riferito il governatore Oleh Kiper, secondo cui nell'attacco sono rimasti danneggiati una clinica pediatrica, un asilo, grattacieli e alcune automobili.
Tel Aviv, 19 feb. (Adnkronos) - I caccia israeliani hanno colpito depositi di armi appartenenti all'ex regime siriano di Bashar Assad a Sasa, nella Siria meridionale. Lo ha reso noto l'esercito israeliano in una nota.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprisse un processo, Jair Bolsonaro rischierebbe una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".
Roma, 19 feb. - (Adnkronos) - Un incendio è divampato tra martedì e mercoledì poco, dopo le 4 di mattina, in un appartamento all'ultimo piano di un palazzo sulla circonvallazione Gianicolense. Una donna di 89 anni è morta nel rogo. Sul posto i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme e la polizia.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprirà un processo, Jair Bolsonaro rischierà una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".