Per due volte nell’arco di un mese il presidente della Bce si è visto costretto a recarsi a Berlino per difendere le proprie scelte. Negli ultimi tempi, all’interno del governo di Angela Merkel e tra gli economisti tedeschi, si sono ingrossate le fila delle voci ostili a Mario Draghi. La materia del contendere riguarda la politica monetaria inaugurata negli ultimi anni sotto il segno del quantitative easing. L’iniezione massiccia di liquidità nelle economie dell’Eurozona attraverso l’acquisto di titoli governativi, il sostegno alla curva dell’inflazione e il ribasso dei tassi d’interesse continuano a essere visti dalla Germania come il fumo negli occhi.
Eppure c’è stato un tempo in cui all’establishment tedesco Draghi andava a genio. Al momento del suo insediamento un giornale d’assalto come la Bild lo poteva ancora celebrare con la massima onorificenza sul campo definendolo il “più prussiano di tutti gli italiani”, uno sulla cui lealtà alle regole del monetarismo si poteva fare affidamento, nonostante le origini mediterranee. Ma erano altri tempi e in Italia s’era appena formato il governo Monti dopo l’era Berlusconi. L’idillio con Berlino si interrompe bruscamente nell’estate del 2012 quando Draghi annunciò un cambio di strategia. L’euro era sotto l’attacco della speculazione finanziaria e paesi come la Spagna e l’Italia rischiano di soccombere sotto il peso degli interessi sul debito pubblico. Il presidente promette sotto gli occhi attoniti della Germania che la Bce farà tutto il necessario per mettere in sicurezza la sopravvivenza della moneta unica, anche a costo di acquistare – se necessario – i titoli di Stato dei paesi investiti dalla crisi. Per i tedeschi l’annuncio di Draghi è come un voltafaccia, oltre che una mossa troppo disinvolta rispetto ai reali poteri accordati dai Trattati dell’Ue alla Bce.
Per tutta risposta, da Berlino cominciano a partire gli attacchi a Draghi dalla stessa maggioranza di governo. Parlamentari della Csu lo definiscono un “falsario“, reo di stampare carta moneta e alimentare l’inflazione. Anche la Bundesbank, principale azionista di riferimento della Bce, si mette di traverso. La convivenza si fa sempre più difficile e cominciano a trapelare le prime indiscrezioni su presunti dissidi nel board dell’Eurotower. Da allora, esternazioni e critiche diventano una costante, puntuali a ogni giro di vite verso il basso dei tassi d’interesse. Una scelta obbligata secondo Draghi, per scongiurare il rischio di deflazione e rimettere in moto l’economia nella zona euro; una misura, invece, dannosa e penalizzante per i risparmiatori tedeschi, agli occhi di Berlino.
Poi, nell’aprile scorso, con i tassi ormai allo zero, gli attacchi superano il livello di guardia. “La politica di Mario Draghi ha fatto perdere credibilità alla Bce”, dichiara il vicecapogruppo della Cdu-Csu. Berlino invoca un cambio della guardia. “Dopo la fine del suo mandato (ottobre 2019, ndr) il prossimo presidente dovrà essere un tedesco, fedele alla tradizione della stabilità monetaria della Bundesbank”. Altre voci, stessa lunghezza d’onda, sempre nelle file della Csu: “Un altro come lui non possiamo permettercelo. In futuro avremo bisogno di un esperto di finanza tedesco”. Ma il nemico numero uno di Mario Draghi è molto più in alto. Si chiama Wolfgang Schäuble. Sullo Spiegel esce la notizia che il ministro delle finanze di Angela Merkel starebbe pensando di procedere per vie legali contro il presidente della Bce e la sua “disinvolta” politica monetaria.
Il vento ormai è cambiato e Berlino sembra aver voltato definitivamente le spalle al presidente della Bce. Gli attacchi non sono più voci del sen fuggite, ma un orientamento che chiama in causa la stessa cancelliera. Il governo di Angela Merkel è molto meno solido di quanto faccia pensare la sua immagine internazionale e si avvicina alle prossime elezioni per il Bundestag, che si terranno nel 2017, in uno scenario politico insolitamente instabile. Gli ultimi test elettorali hanno mostrato segnali preoccupanti di cedimento. In alcuni Länder dove si è votato di recente il partito della Merkel è sceso al di sotto del venti per cento – vedi Berlino, Amburgo e il caso del Mecklenburg–Vorpommern. E se non bastasse, a rendere ancora più incerto il futuro politico della cancelliera è la concorrenza che viene da destra. Ormai la Cdu deve fare i conti con la crescita dei “populisti” di Alternativa per la Germania (AfD), presenti su tutto il territorio nazionale e con risultati in alcuni Länder che superano il venti per cento.
Neanche a dirlo, i due temi rispetto ai quali la cancelliera è maggiormente sotto attacco dell’opposizione alla sua destra sono l’immigrazione e l’Europa, intrecciati in maniera indissolubile l’uno all’altro. Se l’apertura delle frontiere nei mesi scorsi ha consentito ai populisti di intercettare paure e inquietudini nell’elettorato, il battage contro le politiche dell’Ue che strozzano contribuenti e risparmiatori tedeschi ha fatto il resto. Su questa linea l’imputato numero uno è naturalmente lui, Draghi, simbolo di un’Europa che fagocita i popoli in nome della finanza. L’AfD soffia sul fuoco e mette sotto accusa la Bce, ritenuta colpevole di voler trasferire alla Germania il debito pubblico dei paesi inaffidabili del sud Europa acquistandone i titoli di stato. Anche il taglio dei tassi d’interesse è percepito come una politica anti-germanica che erode il risparmio privato e la redditività delle banche tedesche. Questo mentre la crescita economica rallenta: stando ai dati diffusi il 15 novembre dall’Ufficio federale di Statistica, nel terzo trimestre di quest’anno il pil della Germania ha segnato un aumento dello 0,2% contro lo 0,4% del secondo.
Ma non è solo l’AfD a inneggiare nel proprio programma alla “fine delle politiche di salvataggio dell’euro” e all’uscita dalla moneta unica. L’antieuropeismo è ormai penetrato in profondità nell’opinione pubblica tedesca. Negli ultimi tempi gli elettori hanno dimostrato di essere sensibili ad argomenti del genere. Il prossimo anno si voterà per il Bundestag e non è detto che la cancelliera potrà permettersi di rimanere impassibile di fronte a questa realtà. Trascinare Draghi sul banco degli imputati può rappresentare una carta in extremis per arginare la crescita di consensi alla propria destra.
Zonaeuro
Germania contro Draghi, il governo Merkel volta le spalle al “più prussiano degli italiani” per ragioni politiche
Il numero uno della Bce è oggetto di attacchi sempre più frequenti per la sua politica monetaria, che secondo Berlino danneggia i contribuenti tedeschi. La cancelliera, che si prepara alle elezioni del 2017 in uno scenario politico instabile, non può permettersi di non prendere posizione mentre i populisti di destra conquistano consensi criticando l'Europa e l'Eurotower
Per due volte nell’arco di un mese il presidente della Bce si è visto costretto a recarsi a Berlino per difendere le proprie scelte. Negli ultimi tempi, all’interno del governo di Angela Merkel e tra gli economisti tedeschi, si sono ingrossate le fila delle voci ostili a Mario Draghi. La materia del contendere riguarda la politica monetaria inaugurata negli ultimi anni sotto il segno del quantitative easing. L’iniezione massiccia di liquidità nelle economie dell’Eurozona attraverso l’acquisto di titoli governativi, il sostegno alla curva dell’inflazione e il ribasso dei tassi d’interesse continuano a essere visti dalla Germania come il fumo negli occhi.
Eppure c’è stato un tempo in cui all’establishment tedesco Draghi andava a genio. Al momento del suo insediamento un giornale d’assalto come la Bild lo poteva ancora celebrare con la massima onorificenza sul campo definendolo il “più prussiano di tutti gli italiani”, uno sulla cui lealtà alle regole del monetarismo si poteva fare affidamento, nonostante le origini mediterranee. Ma erano altri tempi e in Italia s’era appena formato il governo Monti dopo l’era Berlusconi. L’idillio con Berlino si interrompe bruscamente nell’estate del 2012 quando Draghi annunciò un cambio di strategia. L’euro era sotto l’attacco della speculazione finanziaria e paesi come la Spagna e l’Italia rischiano di soccombere sotto il peso degli interessi sul debito pubblico. Il presidente promette sotto gli occhi attoniti della Germania che la Bce farà tutto il necessario per mettere in sicurezza la sopravvivenza della moneta unica, anche a costo di acquistare – se necessario – i titoli di Stato dei paesi investiti dalla crisi. Per i tedeschi l’annuncio di Draghi è come un voltafaccia, oltre che una mossa troppo disinvolta rispetto ai reali poteri accordati dai Trattati dell’Ue alla Bce.
Per tutta risposta, da Berlino cominciano a partire gli attacchi a Draghi dalla stessa maggioranza di governo. Parlamentari della Csu lo definiscono un “falsario“, reo di stampare carta moneta e alimentare l’inflazione. Anche la Bundesbank, principale azionista di riferimento della Bce, si mette di traverso. La convivenza si fa sempre più difficile e cominciano a trapelare le prime indiscrezioni su presunti dissidi nel board dell’Eurotower. Da allora, esternazioni e critiche diventano una costante, puntuali a ogni giro di vite verso il basso dei tassi d’interesse. Una scelta obbligata secondo Draghi, per scongiurare il rischio di deflazione e rimettere in moto l’economia nella zona euro; una misura, invece, dannosa e penalizzante per i risparmiatori tedeschi, agli occhi di Berlino.
Poi, nell’aprile scorso, con i tassi ormai allo zero, gli attacchi superano il livello di guardia. “La politica di Mario Draghi ha fatto perdere credibilità alla Bce”, dichiara il vicecapogruppo della Cdu-Csu. Berlino invoca un cambio della guardia. “Dopo la fine del suo mandato (ottobre 2019, ndr) il prossimo presidente dovrà essere un tedesco, fedele alla tradizione della stabilità monetaria della Bundesbank”. Altre voci, stessa lunghezza d’onda, sempre nelle file della Csu: “Un altro come lui non possiamo permettercelo. In futuro avremo bisogno di un esperto di finanza tedesco”. Ma il nemico numero uno di Mario Draghi è molto più in alto. Si chiama Wolfgang Schäuble. Sullo Spiegel esce la notizia che il ministro delle finanze di Angela Merkel starebbe pensando di procedere per vie legali contro il presidente della Bce e la sua “disinvolta” politica monetaria.
Il vento ormai è cambiato e Berlino sembra aver voltato definitivamente le spalle al presidente della Bce. Gli attacchi non sono più voci del sen fuggite, ma un orientamento che chiama in causa la stessa cancelliera. Il governo di Angela Merkel è molto meno solido di quanto faccia pensare la sua immagine internazionale e si avvicina alle prossime elezioni per il Bundestag, che si terranno nel 2017, in uno scenario politico insolitamente instabile. Gli ultimi test elettorali hanno mostrato segnali preoccupanti di cedimento. In alcuni Länder dove si è votato di recente il partito della Merkel è sceso al di sotto del venti per cento – vedi Berlino, Amburgo e il caso del Mecklenburg–Vorpommern. E se non bastasse, a rendere ancora più incerto il futuro politico della cancelliera è la concorrenza che viene da destra. Ormai la Cdu deve fare i conti con la crescita dei “populisti” di Alternativa per la Germania (AfD), presenti su tutto il territorio nazionale e con risultati in alcuni Länder che superano il venti per cento.
Neanche a dirlo, i due temi rispetto ai quali la cancelliera è maggiormente sotto attacco dell’opposizione alla sua destra sono l’immigrazione e l’Europa, intrecciati in maniera indissolubile l’uno all’altro. Se l’apertura delle frontiere nei mesi scorsi ha consentito ai populisti di intercettare paure e inquietudini nell’elettorato, il battage contro le politiche dell’Ue che strozzano contribuenti e risparmiatori tedeschi ha fatto il resto. Su questa linea l’imputato numero uno è naturalmente lui, Draghi, simbolo di un’Europa che fagocita i popoli in nome della finanza. L’AfD soffia sul fuoco e mette sotto accusa la Bce, ritenuta colpevole di voler trasferire alla Germania il debito pubblico dei paesi inaffidabili del sud Europa acquistandone i titoli di stato. Anche il taglio dei tassi d’interesse è percepito come una politica anti-germanica che erode il risparmio privato e la redditività delle banche tedesche. Questo mentre la crescita economica rallenta: stando ai dati diffusi il 15 novembre dall’Ufficio federale di Statistica, nel terzo trimestre di quest’anno il pil della Germania ha segnato un aumento dello 0,2% contro lo 0,4% del secondo.
Ma non è solo l’AfD a inneggiare nel proprio programma alla “fine delle politiche di salvataggio dell’euro” e all’uscita dalla moneta unica. L’antieuropeismo è ormai penetrato in profondità nell’opinione pubblica tedesca. Negli ultimi tempi gli elettori hanno dimostrato di essere sensibili ad argomenti del genere. Il prossimo anno si voterà per il Bundestag e non è detto che la cancelliera potrà permettersi di rimanere impassibile di fronte a questa realtà. Trascinare Draghi sul banco degli imputati può rappresentare una carta in extremis per arginare la crescita di consensi alla propria destra.
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Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "Oltre il 20 per cento dei comuni del catanese sono coinvolti in fatti di infiltrazioni, è un dato di fatto. Comuni sciolti per mafia, o per cui è stato deciso l'accesso. O per il quale verrà chiesto ei prossimi giorni, come a Ramacca". E' il grido d'allarme lanciato dal Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars, Antonello Cracolici, a margine delle audizioni a Catania. "E' evidente che c'è una condizione sulla quale bisogna guardare con molta preoccupazione quello che sta avvenendo nei territori - dice parlando con i giornalisti-Anche perché la mafia ha cambiato pelle, ha cambiato persino anagrafe".
Il Cairo, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Egitto, Hamas e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) hanno accolto con favore le dichiarazioni di Donald Trump secondo cui “nessuno espellerà i palestinesi” dalla Striscia di Gaza, come il presidente americano ha dichiarato ieri alla Casa Bianca, in risposta a un giornalista che gli chiedeva se il piano di “espellere i palestinesi da Gaza” fosse stato menzionato durante le sue discussioni con il primo ministro irlandese, Michael Martin, in visita a Washington.
L'Egitto "afferma che questa posizione riconosce l'importanza di evitare il peggioramento delle condizioni umanitarie nella regione e la necessità di lavorare per soluzioni giuste e durature per la causa palestinese", ha affermato in una nota il Ministero degli Esteri egiziano.
Da parte sua, il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha affermato che "le dichiarazioni di Trump sulla mancata espulsione dei residenti di Gaza sono state ben accolte". E apprezzamento è stato dichiarato anche dall'Olp: "Apprezziamo le dichiarazioni del presidente americano che conferma che gli abitanti della Striscia di Gaza non sono obbligati a lasciare la loro patria", ha scritto su X il segretario generale Hussein al-Sheikh.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "L’anno scorso la Commissione scientifica ed economia del Farmaco dell'Aifa ha riclassificato, dalla diretta alla convenzionata, le gliptine, farmaci antidiabetici di largo utilizzo. È stata fatta questa riclassificazione sulla base di criteri scientifici. È una classe omogenea di farmaci, ci sono evidenze scientifiche, si è fatta un’analisi dell’impatto e a distanza di un anno possiamo dire che l’esperimento comunque ha funzionato. Effettivamente questi farmaci sono farmaci antidiabetici oggi molto utilizzati, sono di largo impiego, hanno un profilo rischio-beneficio estremamente favorevole, ma il fatto che si siano riclassificati ha portato anche a una maggiore aderenza terapeutica". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Robert Giovanni Nisticò nel suo intervento da remoto oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Il diabete - ha proseguito Nisitcò - è una patologia comunque cronica, che può portare a molte complicanze, quindi favorire l’aderenza, attraverso appunto canali distributivi che vadano verso la prossimità del paziente, è sicuramente una cosa importante. Quindi anche la rivalutazione della farmacia, della farmacia territoriale per raggiungere meglio il paziente, quindi della medicina di prossimità, della sanità di prossimità è sicuramente una cosa importante. Certamente il fatto di aver riclassificato farmaci, da un contenitore già molto sotto pressione a un altro, ci deve dire che sicuramente da un lato possiamo alleggerire quello che è il peso, la pressione del payback farmaceutico, dall’altro però ci sono nuove criticità che dobbiamo tutti insieme affrontare, ad esempio l’impatto sulle Regioni".
L'Aifa "rimane disponibile in tutto questo scenario e noi siamo chiaramente un’istituzione pronta a dialogare con tutti, per far sì che queste disposizioni della Legge di Bilancio abbiano poi la loro finalità, da un lato verso la salute dei pazienti, dall’altro anche verso la sostenibilità del Ssn" ha concluso.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "I numeri parlano chiaro: 9 ,7 milioni di risparmi per il Ssn, e da maggio a novembre 2024 le farmacie territoriali hanno dispensato oltre 2 milioni di confezioni di farmaci antidiabetici a base di gliptine. Tradotto in termini significa milioni di accessi in più a farmaci essenziali, senza file in ospedale, senza doppi passaggi in farmacia per la distribuzione per conto, senza barriere burocratiche. Abbiamo semplificato la vita a centinaia di migliaia di pazienti diabetici, soprattutto anziani, che oggi possono ritirare le loro cure direttamente nella farmacia sotto casa". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' .
"L'impatto economico del provvedimento è altrettanto significativo -sottolinea Gemmato - La spesa a carico del nostro Ssn è risultata inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato con la precedente modalità di distribuzione diretta e per conto, con un risparmio per il Ssn di 9,7 milioni di euro". Gemmato sottolinea l'importanza di quella che lui stesso definisce "una riforma gentile" che "consente al cittadino un migliore accesso alle cure e, di conseguenza, una migliore aderenza terapeutica", oltre "ad un risparmio per le casse dello Stato, mi sembra un ottimo risultato".
Sulla possibilità che altre classi di farmaci vengano riclassificate, come è successo per gli antidiabetici, Gemmato non ha dubbi: "Noi contiamo di spostare pezzo per pezzo - spiega - anno per anno, così come la legge prevede, con un monitoraggio di spesa, la maggior quantità possibile di farmaci, ma proprio per andare incontro al cittadino, ridurre il disagio, migliorare la compliance, l'adenza terapeutica". Ci sono alcuni farmaci che "ovviamente richiedono una dispensazione in ambiente protetto e controllato, quale è quell'ospedaliero, e quelli evidentemente non vengono toccati. Per tutta un'altra serie di farmaci, invece, si apre la possibilità dello spostamento e quindi anno per anno, con una logica di medio e di lungo periodo, sposteremo compatibilmente con il bilancio dello Stato, quindi tenendo sempre sotto controllo i conti dello Stato, sposteremo quante più categorie possibili".
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "Rivedere il processo di distribuzione dei farmaci significa, poi, valorizzare il ruolo del farmacista nella promozione dell’aderenza terapeutica, contribuendo a una maggiore appropriatezza e costanza nelle terapie che nel caso dei tanti pazienti cronici, con più di una patologia, è molto significativo. Questo non solo migliora gli esiti clinici e riduce le complicanze, ma apporta benefici anche alla sostenibilità del servizio sanitario. Siamo quindi di fronte a un cambiamento atteso e, per molti aspetti, radicale, che richiede un monitoraggio costante. Dai dati il bilancio è positivo. La spesa per il Servizio sanitario nazionale risulta ridotta, offrendo margini concreti per proseguire su questa strada, con benefici tangibili per i pazienti". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Proprio un anno fa ci siamo incontrati qui insieme a rappresentanti di istituzioni, società scientifiche, associazioni di pazienti e rappresentanti della filiera farmaceutica, per discutere questo significativo cambiamento: la possibilità per le farmacie convenzionate di dispensare farmaci precedentemente disponibili solo presso le strutture ospedaliere. Un passo in avanti che ha posto al centro le esigenze dei pazienti, semplificando il loro accesso alle cure - ha ricordato il ministro - Questo percorso ha radici lontane. Già nella precedente legislatura, grazie a un’indagine parlamentare promossa proprio dal sottosegretario Gemmato, era emersa la necessità di superare regole ormai datate, nate principalmente per contenere la spesa farmaceutica. Su queste basi è stata costruita la cornice normativa della Legge di bilancio 2024, con il coinvolgimento dell’Aifa e l’istituzione di un tavolo tecnico presso il ministero della Salute per monitorare gli effetti finanziari della misura e garantirne la sostenibilità".
"Le prestazioni farmaceutiche rappresentano un pilastro fondamentale dei Livelli Essenziali di Assistenza. Per questo, oltre all’analisi dell’impatto economico del provvedimento, è essenziale valutarne i benefici in termini di maggiore aderenza terapeutica, resa possibile da condizioni di accesso più semplice - ha aggiunto Schillaci - Le nuove disposizioni costituiscono un banco di prova della capacità del nostro servizio sanitario di innovarsi e rispondere con tempestività ai bisogni di salute cambiati dei cittadini. Abbiamo rafforzato il diritto dei cittadini ad accedere più facilmente ai farmaci; abbiamo risposto in particolare alle esigenze dei pazienti cronici e degli anziani che sono i principali fruitori della distribuzione diretta, e di chi vive nelle aree interne e più lontane dalle farmacie ospedaliere che osservano orari di lavoro limitati".
"Rivedere il processo di distribuzione dei farmaci significa, poi, valorizzare il ruolo del farmacista nella promozione dell’aderenza terapeutica, contribuendo a una maggiore appropriatezza e costanza nelle terapie che nel caso dei tanti pazienti cronici, con più di una patologia, è molto significativo. Questo non solo migliora gli esiti clinici e riduce le complicanze, ma apporta benefici anche alla sostenibilità del servizio sanitario", ha concluso.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - Davvero positivo il bilancio della nuova modalità di distribuzione dei farmaci che ha trasferito la dispensazione di alcuni antidiabetici dall’ospedale alle farmacie territoriali. L'impatto della misura è stato tracciato oggi, al ministero della Salute, nel corso dell’evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma'. Promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, l'incontro è stato aperto dai saluti istituzionali del ministro della Salute Orazio Schillaci e del sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, Lucia Albano.
"Lo scorso anno avevamo definito questa misura epocale e oggi possiamo dire con certezza che lo è stata davvero", afferma Gemmato, sottolineando l’importanza della riforma. "Abbiamo aggiornato un sistema fermo da oltre vent’anni, garantendo ai cittadini un accesso più rapido e semplice ai farmaci e migliorando l’efficienza della spesa sanitaria. I numeri parlano chiaro - evidenzia il sottosegretario - da maggio a novembre 2024, le farmacie territoriali hanno dispensato oltre 2 milioni di confezioni di farmaci antidiabetici a base di gliptine. Tradotto in termini concreti, significa milioni di accessi in più a farmaci essenziali, senza file in ospedale, senza doppi passaggi in farmacia per la distribuzione per conto, senza barriere burocratiche. Abbiamo semplificato la vita a centinaia di migliaia di pazienti diabetici, soprattutto anziani, che oggi possono ritirare le loro cure direttamente nella farmacia sotto casa".
L’impatto economico del provvedimento - riporta una nota - è altrettanto significativo. La spesa a carico del Servizio sanitario nazionale è risultata inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato con la precedente modalità di distribuzione diretta e per conto, con un risparmio per il Ssn di 9,7 milioni di euro. "Abbiamo dimostrato - sottolinea Gemmato - che innovare non significa solo migliorare i servizi, ma anche ottimizzare le risorse pubbliche. Con questa misura abbiamo reso il sistema più sostenibile, senza costi aggiuntivi per i cittadini e con vantaggi concreti per tutti gli attori coinvolti. Questo risultato è stato possibile grazie a un nuovo modello di remunerazione delle farmacie e a un sistema di scontistica - chiarisce - che ha visto il coinvolgimento sinergico di industria, farmacie e istituzioni, su impulso della politica. Senza entrare in tecnicismi, possiamo dire, con il supporto delle rilevazioni del Tavolo di monitoraggio della spesa, che i numeri ci danno ragione e confermano la validità della strada intrapresa".
Guardando al futuro, il percorso di riforma proseguirà con ulteriori passi concreti. "Abbiamo dato mandato ad Aifa di individuare nuove categorie di farmaci da riclassificare, così da ampliare ulteriormente i benefici per i pazienti e per il sistema sanitario - annuncia Gemmato - In particolare, in continuità con quanto deciso anche in seno al Tavolo per il monitoraggio della spesa, proporremo di includere altre classi di farmaci con caratteristiche simili a quelle già riclassificate, a partire da quelli senza brevetto scaduto". L’Agenzia del farmaco, come previsto dalla norma, avrà tempo fino al 30 marzo 2025 per rivedere il prontuario della distribuzione dei farmaci e proporre nuove transizioni dalla distribuzione diretta e per conto a quella convenzionata. Il tutto sarà poi sottoposto alla Commissione scientifica ed economica del farmaco (Cse) e al Consiglio di amministrazione dell’Agenzia.
Nel corso dell’evento sono state ascoltate anche le testimonianze dei pazienti, che hanno evidenziato i benefici tangibili della riforma, in particolare per chi vive in zone remote o con difficoltà di accesso alle strutture ospedaliere. "Questa misura è nata da un’intuizione politica, ma si è realizzata grazie al lavoro congiunto del Governo, delle Regioni, della rete delle farmacie e dell’industria - conclude Gemmato - Abbiamo dimostrato che, con il giusto approccio, è possibile innovare la sanità pubblica rendendola più moderna, efficiente e vicina alle reali esigenze dei cittadini".
Verona, 13 mar. (Adnkronos) - "Grazie alla delega del presidente Orsini alla Blue Economy e all’opportunità che il governo ha offerto con la nomina di un Ministro del Mare, in Confindustria abbiamo avviato un percorso sinergico che mira a un nuovo approccio di politica industriale strutturato su tre driver strategici: vettori e flotte, persone e competenze, infrastrutture e portualità. Serve un piano di investimenti per l’ammodernamento delle flotte, favorire l’adozione di tecnologie sostenibili e semplificazioni mirate per rendere la nostra bandiera competitiva, nonché sostenere il sea modal shift, spostando traffico su gomma dalla strada al mare". Così il presidente della Confederazione italiana armatori (Confitarma), Mario Zanetti, intervenendo a Verona, alla quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per trasporto, logistica sostenibile e servizi alle imprese promossa da Alis, in collaborazione con Veronafiere.
"Occorrono specifiche politiche sulla formazione - sottolinea - per soddisfare la nostra domanda di competenze e professionalità e così incidere sull’aumento di occupazione nella blue economy. Inoltre, penso che la riforma della governance portuale sia una grande opportunità per rilanciare il ruolo dell’Italia come hub logistico del Mediterraneo, migliorando la competitività e l’attrattività dei nostri porti e di conseguenza, del nostro Paese". Il presidente di Confitarma ha aperto il talk “Le prospettive per lo shipping e la portualità italiana” con uno speech che evidenzia la necessità, per l’Italia e l’Europa di adottare “un approccio proattivo e integrato per affrontare le sfide del settore marittimo”.
“Solo attraverso una collaborazione stretta tra industria, governo e istituzioni europee - puntualizza Zanetti - possiamo garantire la competitività e la sostenibilità della nostra flotta. Il futuro dello shipping e della portualità italiana dipende dalla nostra capacità di innovare, investire e adattarci ai cambiamenti globali”. Un settore composito, quello dello shipping, che “crea e porta valore". Un settore importante per l’economia italiana, lo confermano i numeri: “Parliamo di un ecosistema che vale quasi 180 miliardi di euro di valore complessivo e rappresenta quasi il 10% del Pil nazionale, oltre 230 mila imprese e più di un milione di occupati, che valgono circa 4 punti percentuali dell’occupazione nazionale - enumera Zanetti - Oltre il 60% dell’interscambio commerciale italiano avviene via mare, dimostrando la strategicità del settore marittimo”, sottolinea.
Zanetti si focalizza anche sulla necessità di “semplificare l’ordinamento marittimo nazionale e intervenire concretamente sulle politiche europee, come Ets e Fuel Eu Maritime, bilanciando sostenibilità e competitività” nell’ottica di “affrontare le sfide future ed evitare il flagging out verso registri navali più attrattivi e sostenuti a livello europeo”, dice.
Poi un passaggio sullo scenario globale: “Restrizioni imposte dalla guerra nel Mar Nero, crisi migratorie e conflitti nel Mediterraneo, attacchi Houthi nel Mar Rosso, conflitto Russo-Ucraino, e le recenti barriere commerciali imposte dagli Stati Uniti - ricorda - In questi scenari geopolitici, considerando che il 95% delle navi mercantili mondiali viene costruito ormai da tempo fuori dall’Europa, è urgente un ripensamento delle politiche industriali europee di sostegno alla competitività delle imprese marittime anche dal punto di vista della costruzioni di navi, che includa anche un nuovo Green Deal - avverte - L’Europa e l’Italia possono svolgere un ruolo di leadership, favorendo politiche che consentano alle imprese di accompagnare la transizione energetica, ambientale e digitale in maniera efficace, così da sostenere anche la flotta esistente”, le sue parole.