Prima erano i classici cento giorni. Scaduti i cento giorni, ecco i mille giorni. Erano i giorni in cui il capo del governo usciva dal consiglio dei ministri e nel cortile di Palazzo Chigi, accanto a un carretto bianco, offriva gelato di Grom ai giornalisti. Poco prima infatti l’Economist l’aveva ritratto in prima pagina con un cono in mano su una barchetta di carta a bordo della quale si trovavano Merkel e Hollande e soprattutto Draghi che cercava di togliere l’acqua per non affondare. “I mille giorni – disse Matteo Renzi, presentando il sito passodopopasso.it – sono una occasione ghiotta per la politica: dimostrare che le riforme si possono fare. Questo è il Paese che è apparso sulla scena internazionale come il Paese dei veti. Dei no, non si può. Delle lungaggini e delle procedure. Al termine di questo periodo avremo un Paese più coraggioso, più semplice, più competitivo. E dunque una politica più credibile”.
Oggi cadono i mille giorni dal giuramento del governo Renzi, mentre i mille giorni di “Passo dopo passo” sono partiti dal primo settembre 2014, quindi scadranno tra 190 giorni. E ilfattoquotidiano.it, come fa spesso, ha voluto analizzare le slide con le quali il presidente presentò le tappe di quel percorso: infrastrutture, giustizia, energia. Su alcune questioni come crescita, lavoro, tasse e spending review, parliamo a parte (qui).
Con qualche avvertenza. La prima qui ci soffermiamo solo su alcune slide, non ci sono quelle relative a economia e lavoro, appunto. La seconda avvertenza è che le cose da fare erano un po’ di “taglio basso”, come la nomina del commissario per Bagnoli e la fissazione delle date per il completamento della riqualificazione, che come promessa da mantenere è un po’ facile.
In altri casi, invece, il messaggio era più preciso e il risultato è che le promesse sono state mantenute, anche se con qualche “ma”, come sul Tap e sull’Alta velocità ferroviaria in Sicilia. Sulla giustizia, in particolare, sono state approvate le leggi per la introduzione dell’autoriciclaggio e la reintroduzione del falso in bilancio, mentre lo scoglio più difficile da superare resta ancora la riforma della prescrizione: è inserito nel ddl penale che però il Senato da mesi non riesce a votare, nonostante gli appelli del ministro guardasigilli Andrea Orlando, per la balbuzie della maggioranza di cui fanno parte anche centristi e alfaniani, tradizionalmente più garantisti. Di seguito il bilancio delle promesse di quelle slide.
a cura di Tiziana Colluto, Luisiana Gaita e Giuseppe Pipitone