Anche negli Usa diviene obbligatorio scrivere sull’etichetta che i medicinali omeopatici non funzionano.
Recentemente, la Ftc, Federal Trade Commission, un’agenzia governativa con il compito di proteggere i consumatori americani da frodi e simili, si è occupata dei cosiddetti “medicinali omeopatici”. Questo ente ha emanato una direttiva affermando che non c’è alcun motivo per trattare i medicinali “omeopatici” diversamente dagli altri, e quindi per essere venduti in futuro negli Usa sulle confezioni dovrà essere chiaramente indicato che 1) non esiste alcuna evidenza scientifica di efficacia e che 2) quello che il produttore afferma è basato solo su teorie di fine 1700 rifiutate della medicina moderna.
Mi sembra inutile ripetere per l’ennesima volta che nei “medicinali omeopatici” i principi attivi sono contenuti a concentrazioni tali da non avere alcun effetto farmacologico misurabile; in diversi casi questi preparati sono talmente diluiti da non essere neppure distinguibili tra di loro. Oramai persino i produttori hanno abbandonato la strategia commerciale di sostenere che esista chissà quale fantomatica “memoria dell’acqua” o altre ipotesi fantasiose. Qualcuno ad esempio mi ha scritto in privato (davvero!) per consigliarmi che dovrei (parole testuali) “riflettere sulle recenti scoperte di fisica delle particelle (ma anche oltre le particelle di materia, sulle vibrazioni e le “impronte” vibrazionali)”. Chi propaganda i medicinali omeopatici si limita ad affermare che se tanti usano l’omeopatia, allora potrebbe essere efficace, usando quella che è una ben nota fallacia logica, conosciuta come “argumentum ad populum”.
So che probabilmente potrei essere classificato come uno dei “detrattori dell’omeopatia” e allora questa vorrei spezzare una lancia in favore di quella che ho più volte definito “pseudoscienza”. Vorrei parlare di un caso documentato nel quale una vita umana è stata salvata grazie all’omeopatia. Alexa Ray Joel (la figlia del cantante Billy Joel) in un momento di grande difficoltà personale ha ingerito una dose massiccia di quello che lei credeva essere un “tranquillante” e si è sdraiata sul letto aspettando la fine. È stata portata d’urgenza in ospedale e dimessa dopo poche ore, una volta appurato che non aveva preso altro che “niente”, ovvero un preparato omeopatico. Un tossicologo ha spiegato ai media (se mai ce ne fosse bisogno) che non si può andare in overdose di “niente”.
Tornando seri, ciascuno ha il diritto di curarsi come vuole e infatti l’ente governativo americano di cui sopra si è posto il problema se imporre delle tali indicazioni infrangesse in qualche modo il Primo Emendamento, ovvero quello che riguarda la libertà di parola e di opinione. La risposta è che nessuno proibisce di vendere i medicinali omeopatici, a patto che si presentino in modo corretto, ovvero dicendo che sono inefficaci oppure ne dimostri chiaramente l’efficacia in una qualche condizione medica, eventualità che possiamo tranquillamente escludere. Insomma, libertà di cura sì, di ingannare no.
E cosa succede da noi? La legislazione italiana (seguendo quella europea) è già più avanzata di quella americana, perché è da anni ormai che è obbligatoriamente presente sulle confezioni di questi “farmaci” l’indicazione “medicinale omeopatico perciò senza indicazioni terapeutiche approvate”.
Si potrà obiettare che quanto disposto dalla Ftc sia più duro, con il riferimento alle teorie di fine 1700. Tuttavia, questa disposizione riguarda solo i medicinali omeopatici che sono venduti come Otc (“over the counter” ovvero i farmaci che possono essere liberamente presi dal cliente sugli scaffali e pagati alla cassa, senza chiedere nulla a nessuno) non quelli consegnati dal farmacista. In Italia, i “medicinali omeopatici” venduti nelle farmacie, pur non essendo soggetti a prescrizione medica, sono dispensati solo dai farmacisti. Esiste una vasta “zona grigia”. Solo i medici possono eseguire una diagnosi e prescrivere i “medicinali omeopatici”, anche quelli che sono essenzialmente acqua. Se li consigliassi io oppure un farmacista, saremmo perseguibili per esercizio abusivo della professione medica. Tuttavia, il cliente può chiedere di acquistare un “medicinale omeopatico” e il farmacista ne può consigliare uno specifico sulla base delle sue competenze.
Quando ho vissuto a San Diego in California ho trovato inquietante le modalità di vendita dei farmaci dentro i supermercati, non solo di quelli omeopatici. Così come ogni volta che entro in una farmacia italiana e vedo delle caramelle di zucchero vendute a decine di euro vicino ai farmaci efficaci per l’influenza. Tuttavia, anche se non ideale, preferisco ancora la regolamentazione italiana. Non tutto quello che proviene “dall’America” è necessariamente migliore di ciò che c’è in Europa. Sarebbe il caso di apprezzare le nostre leggi perché non sono così malvagie. Si potrebbe fare di più, forse proibire la vendita di medicinali omeopatici nelle farmacie e radiare i medici omeopati, come auspica qualcuno? Se qualcuno ci vuole davvero credere, non si può andare oltre all’informarlo adeguatamente, spiegandogli che l’omeopatia è nel migliore dei casi inutile, se non dannosa quando si sostituisce a terapie efficaci per condizioni serie. Per proteggere la salute (e il portafoglio) dei cittadini servono la corretta informazione e la capacità critica, più che le proibizioni.