Il blocco telefonico era talmente obsoleto da doversi considerare “quantomeno in contrasto con la normativa in vigore”. Tanto che l’Agenzia sulla sicurezza ferroviaria si rifiutò di occuparsi delle tratte in cui è attivo, mettendolo nero su bianco in diversi atti finiti ora nelle carte dell’inchiesta sull’incidente che lo scorso 12 luglio provocò 23 morti e 50 feriti sulla tratta Corato-Andria, gestita da Ferrotramviaria. Secondo la procura di Trani, quel modo “obsoleto e non sicuro” di far viaggiare i treni – con i due capistazione che dialogano con i colleghi delle stazioni più vicine attraverso dei fonogrammi per avvisarli della presenza di un treno in marcia verso di loro – rappresenterebbe una violazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro ai danni dei propri dipendenti e dei numerosi passeggeri dei treni. Anche perché, è la convinzione del pool di magistrati, un decreto del 1980 – il Dpr 753, nda – impone al gestore della linea ferroviaria di adeguare la sicurezza alla migliore tecnologia esistente. Mentre il blocco telefonico è la più vecchia, la peggiore. Così la procura tranese ha avviato nuovi accertamenti in questo senso, aprendo di fatto un nuovo filone d’indagine.
Una vicenda quanto meno controversa, quella della possibilità di usare il blocco telefonico come sistema di sicurezza dei treni, che ilfattoquotidiano.it aveva portato alla luce nelle ore successive al disastro ferroviario, poiché in Italia quel modo di controllare la marcia dei vagoni è stato possibile fino allo scorso ottobre solo per le ferrovie concessionarie che hanno come controllore l’Ustif, che è un ente del ministero dei Trasporti. Ora i doppi standard di sicurezza sono finiti sul tavolo degli inquirenti guidati dal procuratore Francesco Giannella, perché tutta la normativa, italiana ed europea, sembra essere in contrasto con la possibilità di viaggiare ancora con il blocco telefonico. Per questo negli scorsi giorni sono stati ascoltati a Trani due alti dirigenti del ministero dei Trasporti che hanno riferito sui sistemi di controllo ferroviari, le normative in vigore sui precedenti incidenti avvenuti sulle tratte in cui è utilizzato il blocco telefonico, come quello in Sardegna nel 2007 ritenuto dagli inquirenti un precedente “clamoroso”.
La tratta Bari-Barletta, che comprende il tratto Corato-Andria, si sta adeguando con lentezza alla miglior tecnologia possibile con il raddoppio dei binari e la dotazione degli stessi di Scmt, il Sistema di controllo marcia treno, che fa dialogare vettori e rotaie con un sistema gps capace di controllare e arrestare la corsa in caso di pericolo imminente. Un sistema del genere, se già attivo, avrebbe “letto” che i due treni stavano procedendo l’uno contro l’altro, evitando l’impatto. I lavori, previsti dal 2007 e finanziati dall’Unione Europea, sarebbero dovuti finire nel giugno 2015, ma sono in notevole ritardo per “problemi burocratici”. Nel frattempo, Ferrotramviaria ha continuato a usare il blocco telefonico come sistema di sicurezza, anche se sarebbe bastato un investimento da 400mila euro per dotarsi almeno del blocco conta assi, abbassando notevolmente le possibilità che due treni si scontrassero.
Tutti hanno rispettato le regole? La procura di Trani propende per il no. Perché il Dpr 753 del 1980 avrebbe obbligato Ferrotramviaria a dotarsi di una tecnologia migliore e perché l’Ansf ritiene il blocco telefonico un sistema illegale, secondo i suoi parametri. Ferrotramviaria però risponde alle regole di un’altra agenzia sulla sicurezza. Lo avevo già raccontato ilfattoquotidiano.it il giorno dopo il disastro: tutta la rete Rfi e alcune linee in concessione come Trenord rispondono da tempo ai criteri dell’Ansf, che vieta il blocco telefonico anche nei tratti di cantiere. Chi invece opera sulle linee secondarie ha come controllore l’Ustif, Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, un ente periferico del ministero dei Trasporti, organizzato in 7 divisioni interregionali. L’Ustif ha una normativa meno stringente, che ‘tollera’ l’uso del blocco telefonico. Funziona così da quando è stata creata l’Agenzia nazionale, ormai 8 anni fa, per adeguarsi alle leggi europee.
I doppi standard di sicurezza sono però stati funzionali alle ferrovie ex concesse perché altrimenti avrebbero dovuto investire in maniera massiccia per uniformarsi ai criteri dell’Ansf e nel frattempo sarebbero state costrette a fermarsi o a rallentare la corsa dei propri treni. Lo confidò un alto dirigente di un’azienda privata a ilfattoquotidiano.it nel luglio scorso: “Se dovessimo rispondere ad Ansf dovremmo investire soldi che non ci sono per rispettare le loro regole”. Non a caso da quando il 1° ottobre il ministero ha imposto per decreto a Ferrotramviaria e altre 40 ex concesse di traslocare sotto l’ombrello dell’Agenzia nazionale, i treni locali di dieci regioni viaggiano con diverse prescrizioni, tra cui l’obbligo di non superare i 50 chilometri orari nelle tratte che operano ancora con il blocco telefonico. Il diktat dell’Agenzia ha ovviamente aumentano i tempi di percorrenza, con una totale rimodulazione del servizio in attesa della messa in sicurezza.
Cronaca
Scontro treni, “blocco telefonico fuorilegge”: nuovo filone d’indagine
Secondo la procura di Trani, quel modo “obsoleto e non sicuro” di far viaggiare i treni - con i due capistazione che dialogano con i colleghi delle stazioni più vicine attraverso dei fonogrammi per avvisarli della presenza di un treno in marcia verso di loro - rappresenterebbe una violazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro ai danni dei propri dipendenti e dei numerosi passeggeri dei treni.
Il blocco telefonico era talmente obsoleto da doversi considerare “quantomeno in contrasto con la normativa in vigore”. Tanto che l’Agenzia sulla sicurezza ferroviaria si rifiutò di occuparsi delle tratte in cui è attivo, mettendolo nero su bianco in diversi atti finiti ora nelle carte dell’inchiesta sull’incidente che lo scorso 12 luglio provocò 23 morti e 50 feriti sulla tratta Corato-Andria, gestita da Ferrotramviaria. Secondo la procura di Trani, quel modo “obsoleto e non sicuro” di far viaggiare i treni – con i due capistazione che dialogano con i colleghi delle stazioni più vicine attraverso dei fonogrammi per avvisarli della presenza di un treno in marcia verso di loro – rappresenterebbe una violazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro ai danni dei propri dipendenti e dei numerosi passeggeri dei treni. Anche perché, è la convinzione del pool di magistrati, un decreto del 1980 – il Dpr 753, nda – impone al gestore della linea ferroviaria di adeguare la sicurezza alla migliore tecnologia esistente. Mentre il blocco telefonico è la più vecchia, la peggiore. Così la procura tranese ha avviato nuovi accertamenti in questo senso, aprendo di fatto un nuovo filone d’indagine.
Una vicenda quanto meno controversa, quella della possibilità di usare il blocco telefonico come sistema di sicurezza dei treni, che ilfattoquotidiano.it aveva portato alla luce nelle ore successive al disastro ferroviario, poiché in Italia quel modo di controllare la marcia dei vagoni è stato possibile fino allo scorso ottobre solo per le ferrovie concessionarie che hanno come controllore l’Ustif, che è un ente del ministero dei Trasporti. Ora i doppi standard di sicurezza sono finiti sul tavolo degli inquirenti guidati dal procuratore Francesco Giannella, perché tutta la normativa, italiana ed europea, sembra essere in contrasto con la possibilità di viaggiare ancora con il blocco telefonico. Per questo negli scorsi giorni sono stati ascoltati a Trani due alti dirigenti del ministero dei Trasporti che hanno riferito sui sistemi di controllo ferroviari, le normative in vigore sui precedenti incidenti avvenuti sulle tratte in cui è utilizzato il blocco telefonico, come quello in Sardegna nel 2007 ritenuto dagli inquirenti un precedente “clamoroso”.
La tratta Bari-Barletta, che comprende il tratto Corato-Andria, si sta adeguando con lentezza alla miglior tecnologia possibile con il raddoppio dei binari e la dotazione degli stessi di Scmt, il Sistema di controllo marcia treno, che fa dialogare vettori e rotaie con un sistema gps capace di controllare e arrestare la corsa in caso di pericolo imminente. Un sistema del genere, se già attivo, avrebbe “letto” che i due treni stavano procedendo l’uno contro l’altro, evitando l’impatto. I lavori, previsti dal 2007 e finanziati dall’Unione Europea, sarebbero dovuti finire nel giugno 2015, ma sono in notevole ritardo per “problemi burocratici”. Nel frattempo, Ferrotramviaria ha continuato a usare il blocco telefonico come sistema di sicurezza, anche se sarebbe bastato un investimento da 400mila euro per dotarsi almeno del blocco conta assi, abbassando notevolmente le possibilità che due treni si scontrassero.
Tutti hanno rispettato le regole? La procura di Trani propende per il no. Perché il Dpr 753 del 1980 avrebbe obbligato Ferrotramviaria a dotarsi di una tecnologia migliore e perché l’Ansf ritiene il blocco telefonico un sistema illegale, secondo i suoi parametri. Ferrotramviaria però risponde alle regole di un’altra agenzia sulla sicurezza. Lo avevo già raccontato ilfattoquotidiano.it il giorno dopo il disastro: tutta la rete Rfi e alcune linee in concessione come Trenord rispondono da tempo ai criteri dell’Ansf, che vieta il blocco telefonico anche nei tratti di cantiere. Chi invece opera sulle linee secondarie ha come controllore l’Ustif, Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, un ente periferico del ministero dei Trasporti, organizzato in 7 divisioni interregionali. L’Ustif ha una normativa meno stringente, che ‘tollera’ l’uso del blocco telefonico. Funziona così da quando è stata creata l’Agenzia nazionale, ormai 8 anni fa, per adeguarsi alle leggi europee.
I doppi standard di sicurezza sono però stati funzionali alle ferrovie ex concesse perché altrimenti avrebbero dovuto investire in maniera massiccia per uniformarsi ai criteri dell’Ansf e nel frattempo sarebbero state costrette a fermarsi o a rallentare la corsa dei propri treni. Lo confidò un alto dirigente di un’azienda privata a ilfattoquotidiano.it nel luglio scorso: “Se dovessimo rispondere ad Ansf dovremmo investire soldi che non ci sono per rispettare le loro regole”. Non a caso da quando il 1° ottobre il ministero ha imposto per decreto a Ferrotramviaria e altre 40 ex concesse di traslocare sotto l’ombrello dell’Agenzia nazionale, i treni locali di dieci regioni viaggiano con diverse prescrizioni, tra cui l’obbligo di non superare i 50 chilometri orari nelle tratte che operano ancora con il blocco telefonico. Il diktat dell’Agenzia ha ovviamente aumentano i tempi di percorrenza, con una totale rimodulazione del servizio in attesa della messa in sicurezza.
Articolo Precedente
Meningite, donna di 45 anni morta a Firenze. “Non era vaccinata contro meningococco di tipo C”
Articolo Successivo
Andria, rapinatore picchia i negozianti e fugge col bottino: arrestato
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Mondo
Contro Trump il Canada si fa scudo anche con la corona: “Noi e Regno Unito sovrani sotto lo stesso re”
Mondo
Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.