Per poter frequentare gli asili nido pubblici i bambini dovranno essere vaccinati: in Emilia Romagna ora è una legge a prevederlo. La giunta regionale ha approvato il progetto di riforma dei servizi educativi per la prima infanzia. La norma introduce un nuovo requisito per accedere ai servizi: “Avere assolto gli obblighi vaccinali” prescritti dalla normativa vigente. “In Emilia Romagna la percentuale di bambini vaccinati è notevolmente diminuita negli ultimi anni – spiega il presidente della Regione Stefano Bonaccini – dal 2014 è scesa sotto il livello di sicurezza del 95% e nel 2015 la copertura per le quattro vaccinazioni obbligatorie ha raggiunto il 93,4% rappresentando un potenziale rischio per la salute della collettività”.
I numeri di cui parla Bonaccini sono stati presentati più di un anno fa, nell’ottobre 2015, dalle istituzioni sanitarie italiane e dallo stesso ministero della Salute. Un calo delle vaccinazioni in atto da 20 anni, nei quali progressivamente l’obbligatorietà è venuta – di fatto – meno in molte regioni. Resta la legge nazionale che rende obbligatoria la vaccinazione per prevenire quattro malattie: difterite, la poliomelite, il tetano e l’epatite b. Il fronte antivaccinalista – puntando sull’argomentazione degli effetti avversi – ha fatto proseliti negli anni, ma a minare l’obbligatorietà c’è anche da un aspetto tecnico: la fiala normalmente somministrata contiene sei miscele diverse (esavalente). Oltre alle quattro previste dalla legge, anche due facoltative: quella contro la pertosse e l’haemophilus influenzae b.
Sulla questione dei vaccini obbligatori in Italia regna una certa confusione soprattutto dopo la riforma del titolo V della Costituzione nel 2001, che ha dato alle Regioni enormi poteri sulle questioni della salute. Molte di queste hanno infatti emanato propri provvedimenti che “attenuano” l’obbligatorietà (il Veneto ha addirittura sospeso l’obbligo) dei quattro vaccini ancora in vigore a livello nazionale: di fatto i genitori obiettori in tutta Italia non vengono più sanzionati. E gli ultimi dati parlano chiaro: la copertura media contro poliomielite, tetano, difterite, epatite b, pertosse ed haemophilus influenzae b è stata del 93,4%, in calo rispetto agli anni precedenti (94,7% nel 2014, 95,7% nel 2013 e 96,1% nel 2012). Solo sei Regioni hanno superato la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre 11 sono addirittura sotto il 94%.
“I genitori hanno cambiato atteggiamento verso le vaccinazioni pediatriche – sostiene Bonaccini – soprattutto per via di informazioni non corrette e prive di basi scientifiche che vengono diffuse in particolare online. Viceversa, noi abbiamo deciso che la salute delle persone va garantita e protetta, non lasciata a improbabili convinzioni o, per usare le recenti parole sui vaccini del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a sconsiderate affermazioni prive di fondamento”. Il pericolo che si cerca di scongiurare, come ha spiegato il Capo dello Stato, è quello legato alla ricomparsa di varie malattie già debellate. Il che potrebbe avere ripercussioni su larga scala, dal momento che la riduzione della popolazione coperta da vaccini mette a rischio la cosiddetta “immunità di gregge”. Una scelta, quella dell’Emilia Romagna, che ha anche lo scopo di tutelare quei bambini che non possono vaccinarsi per motivi di salute. “Immunodepressi, affetti da gravi patologie croniche, malati di tumore: sono i più esposti a contagi“, spiega Bonaccini.
Per mettersi in regola, spiegano dalla Regione, ci sarà tempo fino all’inizio del prossimo anno scolastico. La trasmissione dei documenti che attestano le avvenute vaccinazioni dovrebbe essere gestita direttamente dal servizio sanitario regionale con i nidi, senza creare intoppi burocratici alle famiglie che fanno domanda per l’asilo. Rimane tutto invariato invece per le scuole dell’obbligo, dove dal 1998 non è più vincolante la presentazione del certificato di vaccinazione. L’Emilia Romagna è la prima regione a mettere in atto tale provvedimento, ma anche Lombardia, Toscana e Marche stanno valutando soluzioni analoghe.