Il giudice per le indagini preliminari ha archiviato l’indagine a carico del sindaco Virginio Merola e dei suoi due assessori nella passata legislatura, Amelia Frascaroli e Riccardo Malagoli (quest’ultimo confermato per il secondo mandato). Il primo cittadino era stato iscritto nel 2015 nel registro degli indagati per violazione del cosiddetto Piano casa. La vicenda in questione è quella del riallaccio dell’acqua nella primavera del 2015 a due stabili occupati anche da anziani e bambini: l’ex Telecom di via Fioravanti (poi sgomberato a ottobre 2015) e un condominio in via De Maria, zona Bolognina (anche questo sgomberato all’inizio dell’autunno). L’accusa per tutti e tre era quella di abuso d’ufficio: sostanzialmente a essere stata violata, secondo l’iniziale ipotesi dell’accusa, era stato il contestato articolo 5 del Piano casa: una delle prime leggi volute dal governo Renzi, che prevede che chiunque occupi abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere né residenza né l’allacciamento alle utenze.
Dopo le indagini e gli approfondimenti era stata però la stessa Procura di Bologna a chiedere l’archiviazione, spiegando che, pur violando il Piano casa, le scelte del primo cittadino e della sua amministrazione avevano avuto il fine primario di dare assistenza igienico sanitaria ai minori e agli anziani presenti negli immobili. Una impostazione condivisa ora anche dal gip Mirko Margiocco, che dopo aver chiesto un ulteriore approfondimento, ha archiviato il fascicolo. Dalle verifiche fatte è emerso peraltro che da parte del Comune era stata fatta un’istruttoria, seppur informale, per verificare la presenza di bambini all’interno degli immobili in questione, prima della emanazione di quelle ordinanze di aprile e maggio 2015. “Apprendo con soddisfazione la notizia che il giudice per le indagini preliminari ha deciso di archiviare le accuse nei miei confronti e degli assessori Amelia Frascaroli e Riccardo Malagoli in merito all’ordinanza che riallacciava l’acqua agli occupanti di case. Sapevo di aver agito secondo coscienza e nel rispetto della legge”, ha detto Merola, che è difeso dall’avvocato Vittorio Manes.
Non è questa la prima notizia positiva per Merola sul fronte giudiziario negli ultimi mesi. Recentemente la Procura ha chiesto l’archiviazione anche di un’altra indagine risalente al 2011, il caso del capo di gabinetto senza laurea. Merola infatti assunse per quella carica Marco Lombardelli, che non avendo la laurea non aveva i titoli per ricoprire l’incarico. La Corte dei conti dell’Emilia-Romagna nel 2014 in primo grado aveva condannato Merola e la sua giunta di allora al pagamento di 30mila euro di danno erariale. Tuttavia, secondo la procura della Repubblica, nella vicenda non c’è rilevanza penale. L’archiviazione è stata chiesta per Merola, per lo stesso Lombardelli e per altri due funzionari comunali. Altre due richieste di archiviazione per il primo cittadino sono arrivate infine per l’occupazione di uno stabile in via Mura di Porta Galliera e per il presunto mancato sgombero del cassero di Porta Santo Stefano, occupato fino dal collettivo lgbt Atlantide. Lo sgombero arrivò comunque a ottobre 2015, su disposizione dello stesso sindaco.