“Siamo 200mila persone oggi per le strade di Roma!”. Una manifestazione imponente di come non se ne vedevano da mesi, che ha raccolto le adesioni di circa 150 reti nazionali, tra cui Io Decido, D.i.Re (che raccoglie 77 centri antiviolenza non istituzionali) e Udi (Unione italiana donne).
“Non una di meno” è lo slogan urlato in tutto il mondo, dalle piazze polacche a quelle spagnole, dalla Francia all’Argentina, dove il movimento ha preso piede. Un corteo contro una società patriarcale, la violenza di genere, un problema culturale, politico, sociale ed economico, che ha portato alla morte di Sara di Pietrantonio a Roma, di Lucia Perez in Argentina e di tantissime altre. Centosedici per la precisione, che dall’inizio del 2016 sono state uccise da una mano maschile. “Non è un problema di diritti, che ci sono, ma della loro messa in pratica”. È questo che manca nel nostro paese, dove i centri antiviolenza sono costretti a chiudere e l’unica legge che garantisce l’aborto, la n°104, viene violata di continuo dagli obiettori di coscienza negli ospedali. “Nessuna è libera se non siamo tutte libere!”
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