Esisteva un protocollo. Una procedura mormorata nei corridoi dell’ospedale di Saronno perché portava il nome di un medico anestesista che iniettava nelle vene di pazienti anziani farmaci che li hanno uccisi: “Faccio l’angelo della morte” diceva Leonardo Cazzaniga, medico anestesista. Ma in questa storia c’è altro. Perché ai quattro omicidi contestati al camice bianco se ne aggiunge uno che il camice bianco condivide con Laura Taroni, 40 anni, infermiera: quello del marito di lei. L’uomo, 45 anni, secondo la Procura di Busto Arsizio, è stato ucciso come gli altri. Gli sarebbe stato fatto credere di essere diabetico e sarebbe stato progressivamente e inesorabilmente avvelenato da farmaci di cui non aveva bisogno, fino all’ultimo respiro.
Arrestati un medico e una infermiera. Pm: “Erano amanti”
Questa mattina i due camici bianchi, che erano amanti, sono stati arrestati dai carabinieri su ordine del gip di Busto Arsizio. Il capo di imputazione parla di una somministrazione di dosi letali di farmaci in endovena “in sovradosaggio e in rapida successione: clorpromazina, midazolam, morfina, propofol e promazina”. Per i pazienti anziani e fragili non c’è stato scampo. Come, secondo gli inquirenti bustocchi, non c’è stato per il marito della donna morto nel 2013, al quale sono stati somministrati, per un lungo periodo, farmaci “assolutamente incongrui” rispetto alle sue reali condizioni di salute, “debilitandolo fino alla morte”.
L’intercettazione/1 – “La nonna Maria la facciamo fuori”
Il medico, che era in servizio al pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, ora trasferito ad altro ufficio, deve rispondere di omicidio volontario per quattro pazienti deceduti il 18 febbraio e il 30 aprile 2012, il 15 febbraio e il 9 aprile 2013. Del quinto omicidio, quello del marito dell’indagata, i due amanti invece rispondono in concorso. L’inchiesta è nata nel giugno 2014 dopo la denuncia da parte di un’infermiera. Durante l’indagine sono state effettuate intercettazioni telefoniche e ambientali. E quelle conversazioni emerge anche un particolare inaspettato: Laura Toroni avrebbe parlato degli omicidi davanti al figlio undicenne: “Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori…”, “Ma non hai capito”, “La Nene la possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana”.
Il ragazzino avrebbe detto: “Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali”. “Tua nonna non è possibile” gli replicava nelle intercettazioni dei carabinieri la madre. “A tua nonna e a tua zia non è semplice… A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni a tua zia… Gli tiri l’olio dei freni”. (…) “Poi c’è tua zia Gabriella… Non sei abbastanza grande per poter… Non sei abbastanza grande!” incalzava la donna al figlio appena undicenne. I due continuano a scambiarsi opinioni su progetti violenti fino a quando la donna aggiunge ancora: “E poi cosa avresti fatto? – rivolgendosi sempre al figlio – Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L’umido da noi passa solo una volta a settimana (…) non abbiamo più neanche i maiali”. La donna conduceva un’azienda agricola.
L’intercettazione/2 – “Questa è eutanasia”
Leonardo Cazzaniga era preoccupato. E, intercettato, ha cercato appigli nei discorsi con Laura Taroni. “Secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario? (…) Se si documenta che ho praticato l’eutanasia…io non sono neanche l’unico” chiedeva l’anestesista arrestato all’amante. Lei non aveva ha avuto mai remore nel rappresentargli la realtà: “L’eutanasia è un’altra cosa (…) Cioè tu firmi e ti fanno un cocktail di farmaci (…) loro non riuscivano nemmeno a respirare”. Cazzaniga a quel punto ha capito la gravità delle sue azione: “E allora è omicidio volontario (…) potrei venire accusato“.
L’intercettazione/3 – “Se vuoi uccido anche i bambini”
Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga parlavano spesso al telefono. E le loro telefonate era puntualmente registrate dagli inquirenti. Compreso quella in cui la donna ha espresso il proposito di ammazzare i suoi figli per compiacere “il delirio di onnipotenza” del compagno. “Se vuoi uccido anche i bambini” ha detto l’infermiera killer, con il vice-primario che ha riposto: “No, i bambini no”. Laura Taroni però ha ribadito il concetto: “Se vuoi, li uccido anche loro…”. Loro, come vengono definiti dalla coppia, sono l’angelo blu e l’angelo rosso, ovvero i due figli della donna.
Il verbale di un teste: “Disse faccio l’angelo della morte”
A confermare l’esistenza di quel protocollo c’è un teste, un infermiere: “Ho sentito parlare (…) del protocollo Cazzaniga direttamente da lui nella misura in cui mi è capitato di sentirlo esclamare frasi tipo: a questo paziente applico il mio protocollo… ” racconta uno degli infermieri sentiti dagli investigatori. Altri due infermieri, con parole diverse, hanno confermato che “non è un protocollo aziendale, ma consisterebbe nella somministrazione di sedativi e anestetici, singolarmente o in associazione tra loro, decisa da Cazzaniga per provocare la morte dei pazienti con una bassa aspettativa di vita (…) faccio l’angelo della morte – si vantava il medico apertamente in corsia – o anche faccio il mio protocollo”.
Nel registro degli indagati altre dodici persone
Nell’ottobre 2015 è stata disposta una consulenza medico-legale collegiale che ha permesso di fare luce su casi sospetti, che erano otto in totale, di cui si è occupato l’anestesista. Nei casi non contestati sarebbe stato accertato che i pazienti, considerate le loro condizioni, sarebbero morti comunque. Alle indagini patrimoniali hanno partecipato anche gli uomini della Guardia di Finanza. Ma il movente economico è stato escluso agli inquirenti. I due arrestati (foto dal profilo Facebook), non sono gli unici indagati: ci sono altri dodici persone iscritte nel registro degli indagati, quasi tutti dipendenti dell’ospedale. La struttura, quindi, parrebbe assumere un ruolo per via di quelle che verrebbero definite come omissioni anche gravi: coloro che pur avendo ricevuto segnalazioni di episodi sospetti non avrebbero fatto nulla per accertare quanto accaduto. Tra questi indagati il primario del pronto soccorso di Saronno e due direttori sanitari, l’attuale e il suo predecessore. Secondo le indagini coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, gli indagati sono accusati a vario titolo di omessa denuncia e favoreggiamento personale, falso ideologico per aver certificato false patologie per convincere una delle vittime di una malattia inesistente.
Laura Taroni e i parenti del suo defunto marito vivevano tutti insieme in un’azienda agricola a Lomazzo, nel Comasco. Da una parte lei, l’infermiera arrestata insieme a Leonardo Cazzaniga, il medico suo amante; dall’altra la famiglia del padre dei suoi figli e che in poco tempo ha subito due lutti, quello dell’uomo (della cui morte gli amanti sono entrambi accusati) e dell’anziana madre di lui. I due villini si trovano uno a fianco all’altro. In quello, di tre piani, abitato dalla famiglia in cui si sono verificate le morti, nessuno se la sente di parlare. L’altro edificio, su due livelli, con una parte ancora in costruzione e dal giardino incolto, è la casa dell’arrestata e dei suoi due bambini, ora temporaneamente in affido.