Massimo Recalcati è una gag. Patrimonio dell’Umanità sull’Unitàtv, il suo video leopoldino ci rammenta che questa stagione referendaria ha donato anche momenti di liberatoria comicità. Gli encomi per Renzi e la Costituzione pasticciata sono gioielli da museo.
Rinomato psicanalista e saggista, Recalcati (il primo a sinistra nella foto, ndr) preso dalla sua attività professionale e conferenziera non si è accorto che il suo pupillo Matteo-Matteo è sfuggito al suo occhio benevolente.
Il Renzocchio, che dovrebbe spalancare a noi tutti le porte del Futuro, si diverte come un discolo a fare ruba-bandiera. Un giorno il vessillo dell’Europa c’è, poi sparisce, poi ricompare, la volta prossima forse recherà nel cerchio delle stelle dorate una mano nell’italico segno delle corna.
Ah quei “conservatori della sinistra massimalista” che non capiscono nulla! Non sanno cogliere il delicato balletto delle Smart esibite all’inizio dell’avventura governativa, quando Matteo-Matteo voleva fare vedere che si muoveva da cittadino qualunque. Smart rapidamente sparite e sostituite dall’imperiosa rivendicazione di un aereo presidenziale perché gli italiani sapessero che il nostro premier non è secondo a nessuno sull’orbe terrestre.
Renzocchio poi, è noto a tutti, nutre un amore sviscerato per la scuola. Non c’erano santi, ne voleva visitare una alla settimana. Coretti di alunni plaudenti compresi. Non ha resistito, passato un mesetto il tour gli è venuto a noia. In cambio il premier unico ha dato lezioni di defilé a tutto l’Occidente. Ce l’abbiamo solo noi un leader che con De Mita indossa l’abito scuro, con Barbara d’Urso la camicia scollata, con Landini il pullover e dalla De Filippi esibisce il giubbotto alla Fonzie. Sono soddisfazioni, il Pil è stenterello, ma a New York, Mosca, Berlino e Pechino possiamo guardare gli altri dall’alto in basso.
Maximus Rec è durissimo. I non plaudenti hanno “odio per la giovinezza”. Si sussurra che i dissidenti abbiano anche in odio il suo inglese alla Franti. “Botticelli is emotional”, nitrì orgoglioso di fronte ad Angela Merkel imperturbabile come sempre. Non amare Matteo-Matteo è cosa pessima. Sono veri masochisti, scandisce Maximus testimonial della Costituzione innovanda, questi renitenti a collaborare alla splendida stagione di riforme, che vede i giovani inchiodati al 39 per cento di disoccupazione. Il Maestro qui non concede sconti: “Matteo Renzi doveva essere ucciso nella culla perché negli ultimi anni è il nome del cambiamento”. Parole shakespeariane. Forse un po’ imprudenti per chi al primo ostacolo ha azzoppato brutalmente la candidatura di Prodi alla presidenza della Repubblica. Uccidere nella culla … Enrico Letta raccontano abbia ricordi trasognati quando sente queste parole.
“L’anima affascinante del riformismo è la capacità del progetto, della visione, della costruzione”, declama Maximus e ha ragione. Mica è colpa sua se Renzocchio si è scelto come ministra della Pubblica amministrazione una rosa fresca aulentissima che in vita sua non ha mai conosciuto un’azienda, una fabbrica, uno studio professionale.
L’anima affascinante del riformismo può attingere linfa invece da un alleato-principe come Vincenzo De Luca, che Renzi non deve assolutamente farsi sfuggire. Ce lo contendono a gran voce i riformisti di tutta Europa e anche (diciamolo senza ritrosie) gli orfani di Bernie Sanders negli States. Quella sua frase “… poi vi piace Renzi, non vi piace Renzi, a me non me ne fotte un cazzo”, ha nella sua architettura elaborata un sottile sapore lacaniano. E quel mescolare i laboratori della sanità campana ai frutti di mare del Golfo, non evoca forse certe sfumature cromatiche di Van Gogh?
Sì Rec vede giusto. Magari sorvola sul fatto che il Renzocchio imbratta i muri con le facce di chi gli è antipatico e ha introdotto nel linguaggio pubblico la character assassination, la nobile arte di lanciare anche a un semplice critico l’insulto che scredita la sua onorabilità. Anna Finocchiaro (prima che capisse che doveva collaborare alla riforma Boschi) ne sa qualcosa.
Ma insomma, è ora di finirla con questo “insopportabile paternalismo” nei confronti dello slancio giovanile di Renzi. Il copyright è sempre dello psicanalista saggista. Che tutti, esorta, colgano la poesia del sogno insita nell’avvento del Telemaco di Rignano.
Tutto bene. Però Maximus un pochino dovrebbe tenere d’occhio il suo giovincello. Uno che va in giro a dire che, se vince il Sì “daremo le carte in Europa e nel mondo”, non è un poeta ma da trattamento sanitario obbligatorio.
Tempi incerti assai. Anche il Financial Times e l’Economist sono su sponde opposte. E resta il tarlo che da due secoli e più travaglia la Questione Omerica. Matteo-Matteo è davvero Telemaco o è soltanto uno dei Proci, nemmeno il più audace, che sgomita disperatamente per mantenere il suo posto a banchetto?