Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che ha sempre creduto in Suso. Altre considerazioni.
1. Ho più volte scritto che Marassi (sponda Genoa) è la trasferta più difficile della serie A dopo Stadium e Roma (sponda giallorossa), ma non avrei mai immaginato la Waterloo bianconera. Prima mezz’ora sconcertante: neanche il Montagnano ha mai giocato così male. Genoa sontuoso. Non mi stupivo così dal ’75.
2. Campionato riaperto? No, è chiuso in cassaforte, e la chiave la nasconde Giletti. C’è però qualcosa che allarma nella Juve. Tre sconfitte in 14 giornate sono troppe, anche se un anno fa partì pure peggio. Pesante l’infortunio di Dani Alves, pesantissimo quello di Bonucci. Il clima non è sereno, a giudicare dalle parole livide di Allegri e dai fanculo agili tra Mandzukic e Cuadrado. La difesa titolare non c’è più, Dybala dovrà ritrovare la forma giusta, Higuain pare Jimmy Cinquepance e all’orizzonte ci sono l’Atalanta leicesterizzata, il derby con il bel Torino e la Roma atavicamente lunatica ma alfine vincente. Tra un mese si saprà tutto, ma in realtà lo si sa già: Juve campione d’Italia, Inter d’Europa e Orfini del mondo.
3. Se vedete una luce, non è il Sole. E’ Suso.
4. Molti mi hanno criticato perché parlo poco della Lazio. Ave(va)te ragione. Simone Inzaghi era stato scelto come riserva low cost del loco Bielsa e si muove sottotraccia, ma nell’indifferenza pressoché generale ha impacchettato un giocattolino poco appariscente ma concreto. Domenica sarà un derby d’alta quota. Senza favoriti.
5. Se la Lazio stupisce, e se il Torino somiglia sempre più agli imperativi di Sinisa Farinacci, non ci sono più parole per descrivere l’Atalanta. Sei vittorie consecutive, gioco scintillante e Gasperini che se la ride. Che meraviglia.
6. Se non vedete niente, non è un guasto. E’ Nardella.
7. Rinfrancata dalla sontuosa prestazione coi satanassi dell’Hapoel Beer Sheva, squadra di cui non erano a conoscenza neanche i giocatori stessi dell’Hapoel Beer Sheva, le milizie del conducator Icardi spezzano le reni agli esegeti fiorentini del petting. Primi venti minuti nerazzurri perfetti, poi disastri arbitrali (tutti contro la Viola) e il rischio di un nuovo harakiri. Tra il 3-0 e il 3-2, la nuova Inter di Pioli è parsa già bella come le scene migliori di Alex l’Ariete. Applausi.
8. Il Milan vince anche senza Niang, ed è una notizia. Certo, era l’Empoli e non il Real Madrid, ma in quello stesso campo la Roma si è fermata. Fondamentale il recupero di Lapadula, sempre prezioso Bonaventura. Bacca era a Siviglia e vuole andarsene: ciao. Il secondo posto non durerà: con Roma e Atalanta non arriverà più di un punto. Montella sta facendo un lavoro egregio, un po’ perché ha culo e un po’ (di più) perché è bravo. La tragicomica pantomima societaria rischia però di arrecare danni inauditi nel nuovo anno.
9. Del resto siamo nati per soffrire, la gioia ci è negata e tutto è dolore. Quindi 13 sconfitte consecutive per il Milan, Carlo Conti al posto di Borja Valero e Vecchioni ct della Nazionale. Agili, in scioltezza.
10. Il gol di Defrel, che pareggia (anche in bellezza) quello di Insigne, toglie due punti fondamentali al Che Gue Sarri. Doloroso il palo allo scadere di Callejon (ma pure il Sassuolo aveva colpito una traversa). Preso atto della scontata sconfitta di venerdì contro l’Inter, per il Commodoro Marxista non si mette benissimo, anche se in fondo tra secondo e settimo posto c’è lo spazio di una Boschi: cioè niente.
P.S. Quando tornate a casa, date una carezza ai vostri figli. E dite loro che è la carezza di Suso.
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Ten talking points – La Juve ha il vaffa facile. Ma vincerà lo stesso lo scudetto
Tre sconfitte in 14 giornate sono troppe, anche se un anno fa partì pure peggio. Pesante l’infortunio di Dani Alves, pesantissimo quello di Bonucci. Il clima non è sereno, a giudicare dalle parole livide di Allegri e dai fanculo agili tra Mandzukic e Cuadrado. Higuain pare Jimmy Cinquepance e all’orizzonte ci sono l’Atalanta leicesterizzata, il derby con il bel Torino e la Roma atavicamente lunatica ma alfine vincente
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