Loquace sui social network in silenzio davanti ai magistrati. Anche la deputata Giulia Di Vita si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti ai pm che indagano sulle firme depositate dal Movimento 5 stelle alle amministrative palermitane del 2012. Un interrogatorio lampo quella della parlamentare grillina, rimasta nella stanza del procuratore aggiunto Dino Petralia appena 12 minuti, in compagnia della sua legale, l’avvocato Antonina Pipitone. Un colloquio identico a quello degli colleghi deputati Riccardo Nuti e Claudia Mannino, anche loro indagati nell’inchiesta sulle firme false.
Anche il marito della Lupo non risponde ai pm – Subito dopo la deputata è stato l’attivista Riccardo Ricciardi ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Ricciardi è il marito della deputata Loredana Lupo (non indagata ma interrogata solo come persona informata sui fatti): nel 2012 aveva materialmente depositato le firme a sostegno della lista del M5s, originariamente raccolte in alcuni moduli che contenevano un errore nel luogo di nascita di un indagato al consiglio comunale. Con il silenzio della Di Vita diventano tre, dunque, i parlamentari grillini che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sia Nuti, che Mannino e Di Vita hanno anche rifiutato di sottoporsi alla prova del “saggio grafico”. Gli inquirenti, infatti, stanno chiedendo a tutti gli indagati di scrivere su un foglio bianco una frase di fantasia: saranno poi i periti a stabilire se esistono somiglianze con la grafia delle firme depositate in municipio dal M5s. Una strategia difensiva che ha implicitamente provocato la sospensione dei tre dal M5s. Lunedì scorso, infatti, il neo eletto collegio dei probiviri – composto dai parlamentari Paola Carinelli, Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro – ha decretato il momentaneo allontanamento dei deputati indagati dal gruppo pentastellato.
La giornata in procura – Una sospensione de imperio che è scattata anche per l’attivista Samantha Busalacchi, la prima ad avvalersi della facoltà di non rispondere davanti ai pm che però aveva accettato di rilasciare un campione della sua calligrafia ai magistrati. “Per quanto riguarda Nuti, Mannino e Busalacchi sono stati segnalati inoltre come comportamenti non conformi ai principi del MoVimento l’avvalersi della facoltà di non rispondere di fronte ai Pm e il rifiuto di procurare un saggio grafico (come appreso dalle agenzie di stampa)”, avevano scritto i probiviri motivando la sospensione dei quattro. Fino a quel momento, infatti, Di Vita era stata interrogata soltanto come persona informata sui fatti. Tre giorni dopo la sospensione è quindi comparsa nella veste di indagata al secondo piano del palazzo di giustizia di Palermo. “Non ho niente da dire”, è stata l’identica risposta fornita a tutte le domande dei cronisti che l’attendevano nei corridoi della procura. “Giustificarmi con i miei elettori? Lo farò quando voglio e come voglio: Chi vivrà, vedrà”, ha aggiunto Di Vita.
La difesa su Facebook – Poi, dopo il silenzio tenuto davanti a magistrati e giornalisti, la parlamentare ha scelto i social network per esprimersi. Un lungo post su Facebook dove ha confermato di essersi avvalsa della facoltà di non rispondere. Il motivo? “Da oltre 2 mesi, ormai, siamo sotto attacco mediatico e additati, più o meno esplicitamente, come dei delinquenti di terz’ordine, la feccia della politica, il disonore del Movimento 5 Stelle”, scrive Di Vita, aggiungendo: “Noi siamo innocenti. È stato sempre chiaro e lampante, fin dall’inizio, l’attacco pretestuoso nei nostri confronti, e quando abbiamo capito che la presunta ricopiatura delle firme non era un’accusa campata totalmente in aria ma cominciava ad apparire verosimile siamo stati i primi a preoccuparci e, diciamolo pure, a incazzarci, sia per il presunto errore/tremenda stupidaggine compiuta ma soprattutto per essere stati, addirittura, additati come i fautori della stessa! Da lì è cominciato, infatti, tutto un susseguirsi di colpi di scena (almeno per noi, per altri è invece un disegno già ben definito) che ci ha lasciati sgomenti, non per ultimo dal punto di vista umano, dato che gli inopinati protagonisti sono persone con le quali, per anni e prima che i rapporti si incrinassero a causa di sostanziali, e forse fisiologiche (?), divergenze politiche, abbiamo condiviso numerose battaglie e vere e proprie esperienze di vita. Essendo questo lo scenario ci ritroviamo davanti a un uovo di Pasqua, ogni giorno ci svegliamo con una nuova sorpresa, una nuova coltellata, una nuova accusa”. La deputata promette di sottoporsi in futuro “con molto piacere e determinazione, ai dovuti interrogatori, e tutto ciò che si riterrà necessario, quando tutti i giochi sottobanco saranno definitivamente messi sul tavolo e tutti i veleni saranno finalmente venuti a galla (e ci siamo quasi). Abbiamo sempre detto di essere a disposizione della magistratura, ed io infatti sono stata già sentita dai pm, quando sono stata convocata in qualità di persona informata dei fatti, per un’ora e mezza, rispondendo a tutte le domande e dando le informazioni che cercavano e di cui sono a conoscenza”. Quindi ecco quello che sembra una sorta di attacco ai parlamentari regionali e agli attivisti che hanno collaborato con i pm, autosospendendosi dal Movimento. “Mi è veramente difficile – scrive Di Vita – valutare il fatto che alcuni dei coinvolti si siano decisi a parlare, e così attendo di sapere cosa è realmente successo e con quali escamotage siano state tirate in ballo anche le persone ignare, non solo parlamentari che fa più notizia e scalpore (guarda caso) ma anche attivisti ed ex attivisti che la causa del M5S l’hanno ormai abbandonata da tempo per ragioni personali. La deputata conclude il suo post auspicando le dimissioni dei colleghi consiglieri regionali che si sono autoaccusati, rivendicando invece ancora una volta la sua innocenza e quella dei due parlamentari nazionali che invece sono stati sospesi de imperio dal Movimento. “Chi si è autosospeso – continua – a quanto pare, è chi si è autoaccusato o ha confermato le accuse. Mi sembra un passaggio sacrosanto a cui fare seguire quanto prima le dovute dimissioni, proprio per questo l’autosospensione di chi è stato accusato ingiustamente non sta né in cielo né in terra, questo ovviamente è il mio personale pensiero e il motivo per cui non ho proceduto ad autosospendermi nonostante i tanti distinguo del fuoco amico. La sospensione, incredibilmente, pare essere considerata la soluzione alla vicenda”.
Anche Nuti rompe il silenzio: “Io innocente” – Ha scelto i social network per rompere un silenzio durato giorni anche Nuti, ex capogruppo del M5s alla Camera. “Sono sempre il Riccardo Nuti che a Palermo ha lottato contro un intero sistema di potere, di mafia bianca e nera. Proprio quell’impegno, senza gloria e arricchimento, mi ha consentito di rappresentare una comunità e una speranza alla Camera dei Deputati. Da parlamentare ho proseguito la battaglia: senza risparmiarmi, esponendomi e facendomi nuovi nemici. Stessa battaglia che ho tentato di portare avanti per le prossime comunali. Oggi questa storia delle firme è come un contrappeso”, scrive su facebook l’ex capogruppo del M5s alla Camera. “La mia difesa – aggiunge – nel procedimento penale, mio diritto e dovere, proverà che sono estraneo ai fatti. Per il momento accetto in silenzio (presto se ne capirà il motivo) e con fatica quotidiana la gogna e gli insulti compiaciuti che mi piovono da settimane, convinto che le indagini della magistratura confermino la mia coerenza, il mio rigore morale e la mia affidabilità di uomo e politico. Allora sarò lo stesso Riccardo Nuti di sempre, quello che non abbassa mai la testa”.
Indagine al giro di boa – Con i due colloqui lampo di oggi, intanto, la procura di Palermo ha praticamente concluso gli interrogatori delle persone coinvolte nell’indagine. In totale fino ad oggi gli indagati nell’inchiesta sulle firme false sono 13. Di questi in otto hanno scelto la via del silenzio davanti ai magistrati: oltre ai tre parlamentari e gli attivisti Ricciardi, Busalacchi e Pietro Salvino (marito della deputata Mannino), anche l’avvocato Francesco Menallo, uscito dal M5s due anni fa, e Giovanni Scarpello, il cancelliere che ha autenticato le firme depositate dai pentastellati. In cinque, invece, hanno risposto alle domande dei magistrati: si tratta dei deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio – che hanno collaborato con i pm e si sono autosospesi subito dopo la richiesta di Beppe Grillo – e gli attivisti Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso e Alice Pantaleone. Quest’ultima ha parlato con i magistrati respingendo ogni accusa, negando di essere presente al meet up di via Sampolo la notte del 4 aprile 2012, quando le firme sarebbero state ricopiate.
Politica
Caso firme false M5s a Palermo, anche Di Vita tace davanti ai pm. Poi parla online: “Innocente, attacco pretestuoso”
Anche la deputata, già sospesa dal Movimento, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere e si è rifiutata di sottoporsi alla prova del saggio grafico. Poi sui social network lo sfogo in cui parla di "veleni" e mette sotto accusa chi ha deciso di parlare. Pure il collega Nuti online si difende: "Accetto in silenzio (presto se ne capirà il motivo) e con fatica quotidiana la gogna e gli insulti compiaciuti che mi piovono da settimane"
Loquace sui social network in silenzio davanti ai magistrati. Anche la deputata Giulia Di Vita si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti ai pm che indagano sulle firme depositate dal Movimento 5 stelle alle amministrative palermitane del 2012. Un interrogatorio lampo quella della parlamentare grillina, rimasta nella stanza del procuratore aggiunto Dino Petralia appena 12 minuti, in compagnia della sua legale, l’avvocato Antonina Pipitone. Un colloquio identico a quello degli colleghi deputati Riccardo Nuti e Claudia Mannino, anche loro indagati nell’inchiesta sulle firme false.
Anche il marito della Lupo non risponde ai pm – Subito dopo la deputata è stato l’attivista Riccardo Ricciardi ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Ricciardi è il marito della deputata Loredana Lupo (non indagata ma interrogata solo come persona informata sui fatti): nel 2012 aveva materialmente depositato le firme a sostegno della lista del M5s, originariamente raccolte in alcuni moduli che contenevano un errore nel luogo di nascita di un indagato al consiglio comunale. Con il silenzio della Di Vita diventano tre, dunque, i parlamentari grillini che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sia Nuti, che Mannino e Di Vita hanno anche rifiutato di sottoporsi alla prova del “saggio grafico”. Gli inquirenti, infatti, stanno chiedendo a tutti gli indagati di scrivere su un foglio bianco una frase di fantasia: saranno poi i periti a stabilire se esistono somiglianze con la grafia delle firme depositate in municipio dal M5s. Una strategia difensiva che ha implicitamente provocato la sospensione dei tre dal M5s. Lunedì scorso, infatti, il neo eletto collegio dei probiviri – composto dai parlamentari Paola Carinelli, Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro – ha decretato il momentaneo allontanamento dei deputati indagati dal gruppo pentastellato.
La giornata in procura – Una sospensione de imperio che è scattata anche per l’attivista Samantha Busalacchi, la prima ad avvalersi della facoltà di non rispondere davanti ai pm che però aveva accettato di rilasciare un campione della sua calligrafia ai magistrati. “Per quanto riguarda Nuti, Mannino e Busalacchi sono stati segnalati inoltre come comportamenti non conformi ai principi del MoVimento l’avvalersi della facoltà di non rispondere di fronte ai Pm e il rifiuto di procurare un saggio grafico (come appreso dalle agenzie di stampa)”, avevano scritto i probiviri motivando la sospensione dei quattro. Fino a quel momento, infatti, Di Vita era stata interrogata soltanto come persona informata sui fatti. Tre giorni dopo la sospensione è quindi comparsa nella veste di indagata al secondo piano del palazzo di giustizia di Palermo. “Non ho niente da dire”, è stata l’identica risposta fornita a tutte le domande dei cronisti che l’attendevano nei corridoi della procura. “Giustificarmi con i miei elettori? Lo farò quando voglio e come voglio: Chi vivrà, vedrà”, ha aggiunto Di Vita.
La difesa su Facebook – Poi, dopo il silenzio tenuto davanti a magistrati e giornalisti, la parlamentare ha scelto i social network per esprimersi. Un lungo post su Facebook dove ha confermato di essersi avvalsa della facoltà di non rispondere. Il motivo? “Da oltre 2 mesi, ormai, siamo sotto attacco mediatico e additati, più o meno esplicitamente, come dei delinquenti di terz’ordine, la feccia della politica, il disonore del Movimento 5 Stelle”, scrive Di Vita, aggiungendo: “Noi siamo innocenti. È stato sempre chiaro e lampante, fin dall’inizio, l’attacco pretestuoso nei nostri confronti, e quando abbiamo capito che la presunta ricopiatura delle firme non era un’accusa campata totalmente in aria ma cominciava ad apparire verosimile siamo stati i primi a preoccuparci e, diciamolo pure, a incazzarci, sia per il presunto errore/tremenda stupidaggine compiuta ma soprattutto per essere stati, addirittura, additati come i fautori della stessa! Da lì è cominciato, infatti, tutto un susseguirsi di colpi di scena (almeno per noi, per altri è invece un disegno già ben definito) che ci ha lasciati sgomenti, non per ultimo dal punto di vista umano, dato che gli inopinati protagonisti sono persone con le quali, per anni e prima che i rapporti si incrinassero a causa di sostanziali, e forse fisiologiche (?), divergenze politiche, abbiamo condiviso numerose battaglie e vere e proprie esperienze di vita. Essendo questo lo scenario ci ritroviamo davanti a un uovo di Pasqua, ogni giorno ci svegliamo con una nuova sorpresa, una nuova coltellata, una nuova accusa”. La deputata promette di sottoporsi in futuro “con molto piacere e determinazione, ai dovuti interrogatori, e tutto ciò che si riterrà necessario, quando tutti i giochi sottobanco saranno definitivamente messi sul tavolo e tutti i veleni saranno finalmente venuti a galla (e ci siamo quasi). Abbiamo sempre detto di essere a disposizione della magistratura, ed io infatti sono stata già sentita dai pm, quando sono stata convocata in qualità di persona informata dei fatti, per un’ora e mezza, rispondendo a tutte le domande e dando le informazioni che cercavano e di cui sono a conoscenza”. Quindi ecco quello che sembra una sorta di attacco ai parlamentari regionali e agli attivisti che hanno collaborato con i pm, autosospendendosi dal Movimento. “Mi è veramente difficile – scrive Di Vita – valutare il fatto che alcuni dei coinvolti si siano decisi a parlare, e così attendo di sapere cosa è realmente successo e con quali escamotage siano state tirate in ballo anche le persone ignare, non solo parlamentari che fa più notizia e scalpore (guarda caso) ma anche attivisti ed ex attivisti che la causa del M5S l’hanno ormai abbandonata da tempo per ragioni personali. La deputata conclude il suo post auspicando le dimissioni dei colleghi consiglieri regionali che si sono autoaccusati, rivendicando invece ancora una volta la sua innocenza e quella dei due parlamentari nazionali che invece sono stati sospesi de imperio dal Movimento. “Chi si è autosospeso – continua – a quanto pare, è chi si è autoaccusato o ha confermato le accuse. Mi sembra un passaggio sacrosanto a cui fare seguire quanto prima le dovute dimissioni, proprio per questo l’autosospensione di chi è stato accusato ingiustamente non sta né in cielo né in terra, questo ovviamente è il mio personale pensiero e il motivo per cui non ho proceduto ad autosospendermi nonostante i tanti distinguo del fuoco amico. La sospensione, incredibilmente, pare essere considerata la soluzione alla vicenda”.
Anche Nuti rompe il silenzio: “Io innocente” – Ha scelto i social network per rompere un silenzio durato giorni anche Nuti, ex capogruppo del M5s alla Camera. “Sono sempre il Riccardo Nuti che a Palermo ha lottato contro un intero sistema di potere, di mafia bianca e nera. Proprio quell’impegno, senza gloria e arricchimento, mi ha consentito di rappresentare una comunità e una speranza alla Camera dei Deputati. Da parlamentare ho proseguito la battaglia: senza risparmiarmi, esponendomi e facendomi nuovi nemici. Stessa battaglia che ho tentato di portare avanti per le prossime comunali. Oggi questa storia delle firme è come un contrappeso”, scrive su facebook l’ex capogruppo del M5s alla Camera. “La mia difesa – aggiunge – nel procedimento penale, mio diritto e dovere, proverà che sono estraneo ai fatti. Per il momento accetto in silenzio (presto se ne capirà il motivo) e con fatica quotidiana la gogna e gli insulti compiaciuti che mi piovono da settimane, convinto che le indagini della magistratura confermino la mia coerenza, il mio rigore morale e la mia affidabilità di uomo e politico. Allora sarò lo stesso Riccardo Nuti di sempre, quello che non abbassa mai la testa”.
Indagine al giro di boa – Con i due colloqui lampo di oggi, intanto, la procura di Palermo ha praticamente concluso gli interrogatori delle persone coinvolte nell’indagine. In totale fino ad oggi gli indagati nell’inchiesta sulle firme false sono 13. Di questi in otto hanno scelto la via del silenzio davanti ai magistrati: oltre ai tre parlamentari e gli attivisti Ricciardi, Busalacchi e Pietro Salvino (marito della deputata Mannino), anche l’avvocato Francesco Menallo, uscito dal M5s due anni fa, e Giovanni Scarpello, il cancelliere che ha autenticato le firme depositate dai pentastellati. In cinque, invece, hanno risposto alle domande dei magistrati: si tratta dei deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio – che hanno collaborato con i pm e si sono autosospesi subito dopo la richiesta di Beppe Grillo – e gli attivisti Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso e Alice Pantaleone. Quest’ultima ha parlato con i magistrati respingendo ogni accusa, negando di essere presente al meet up di via Sampolo la notte del 4 aprile 2012, quando le firme sarebbero state ricopiate.
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Washington, 6 mar. (Adnkronos/Afp) - "Liberate tutti gli ostaggi ora, non più tardi, e restituite immediatamente tutti i cadaveri delle persone che avete assassinato, altrimenti per voi è finita". Lo ha scritto su Truth Social il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dopo aver incontrato gli ostaggi liberati. "Questo è per voi l'ultimo avvertimento! Per la leadership, ora è il momento di lasciare Gaza, finché ne avete ancora la possibilità", ha aggiunto.
Trump ha affermato che "invierà a Israele tutto ciò di cui ha bisogno per portare a termine il lavoro", mentre la sua amministrazione accelera l'investimento di miliardi di dollari in armi. E rivolgendosi "alla gente di Gaza - ha detto - vi aspetta un futuro meraviglioso, ma non se tenete degli ostaggi. Se lo fate, siete morti!".
Napoli , 6 mar. - (Adnkronos) - Maxi blitz antidroga a Napoli. Dalle prime luci dell’alba, i carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata stanno eseguendo una misura cautelare emessa dal Tribunale oplontino a carico di decine di persone. Oltre 200 i militari impiegati nell’area vesuviana, in quella stabiese e nel salernitano. Tra gli episodi ripresi dalle telecamere, anche una donna che spaccia droga con un bambino in braccio.
Kiev, 6 mar. (Adnkronos/Afp) - Un attacco missilistico russo contro un hotel a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre 31, di cui circa la metà versa in gravi condizioni. Lo ha reso noto Sergiy Lysak, governatore della regione di Dnipropetrovsk.
Oltre all'hotel, sono stati danneggiati anche 14 palazzi residenziali, un ufficio postale, circa due decine di auto, un istituto culturale e 12 negozi, hanno affermato le autorità.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - L’estensione giornaliera del ghiaccio marino globale, che combina le estensioni del ghiaccio marino in entrambe le regioni polari, ha raggiunto un nuovo minimo storico all’inizio di febbraio ed è rimasta al di sotto del precedente record di febbraio 2023 per il resto del mese. E' quanto rileva il servizio Copernicus Climate Change (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione europea con i finanziamenti dell’Ue, nel bollettino climatico mensile. La maggior parte dei risultati riportati si basano sul set di dati di rianalisi Era5, utilizzando miliardi di misurazioni provenienti da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche in tutto il mondo.
Nel dettaglio, il ghiaccio marino artico ha raggiunto la sua estensione mensile più bassa per il mese di febbraio, pari all’8% sotto la media: questo segna il terzo mese consecutivo in cui l’estensione del ghiaccio marino stabilisce un record per il mese corrispondente. È importante notare - sottolinea C3S - che il nuovo record registrato nell’Artico a febbraio non è un minimo storico: il ghiaccio marino artico si sta attualmente avvicinando alla sua estensione massima annuale, che in genere si verifica a marzo.
Il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la quarta estensione mensile più bassa nel mese di febbraio, il 26% sotto la media. L’estensione giornaliera del ghiaccio marino potrebbe aver raggiunto il suo minimo annuale verso la fine del mese. Se confermato, sarebbe il secondo minimo più basso registrato dal satellite. Questa conferma sarà possibile solo all’inizio di marzo.
Febbraio 2025 è stato il terzo febbraio più caldo a livello globale, rileva inoltre il servizio Copernicus Climate Change (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione europea con i finanziamenti dell’Ue, nel bollettino climatico mensile. La maggior parte dei risultati riportati si basano sul set di dati di rianalisi Era5, utilizzando miliardi di misurazioni provenienti da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche in tutto il mondo.
Nel dettaglio, febbraio 2025 ha registrato una temperatura media di 13,36°C, 0,63°C al di sopra della media di febbraio 1991-2020, e solo di poco più alta, 0,03°C, rispetto al quarto febbraio più caldo del 2020. Il mese scorso è stato, poi, di 1,59°C al di sopra della media stimata del periodo 1850-1900, utilizzata per definire il livello preindustriale, posizionandosi come il 19esimo mese, degli ultimi 20, in cui la temperatura media globale ha superato di 1,5°C il livello preindustriale.
(Adnkronos) - Le violenze e le discriminazioni violano la dignità personale, creano un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante, offensivo e generano malessere nelle persone che le subiscono. “In questi casi, la prima cosa da fare è segnalare e denunciare alla Consigliera di Parità per ricevere supporto e assistenza. È fondamentale non rimanere in silenzio. Ogni voce conta e può portare ad un cambiamento - sottolinea Antonella Pappadà, consigliera di Parità effettiva della Provincia di Lecce - . Questo incontro offre un’occasione per riflettere e ricordare a noi stesse quanto sia importante valorizzare il nostro talento e le nostre competenze e imparare a non farci sopraffare sia nelle relazioni personali sia nei luoghi di lavoro. La figura istituzionale della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce è preposta a contrastare ogni forma di discriminazione legata al genere e non solo, a dare sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori che ne siano stati vittime sul luogo di lavoro, supportandoli gratuitamente in via stragiudiziale e giudiziale”.
“La violenza contro le donne e i femminicidi rappresentano ferite profonde nella nostra società, ma oggi dobbiamo esprimere la nostra determinazione nel combattere questi problemi - aggiunge Donatella Bertolone, vicepresidente Vicario Gruppo Donne Imprenditrici Fipe/Confcommercio - È incoraggiante vedere sempre più donne unirsi per reclamare il diritto alla sicurezza e al rispetto. Le donne non sono solo vittime, ma anche attrici fondamentali nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Campagne come #SicurezzaVera ci mostrano che possiamo fare la differenza, sensibilizzando e coinvolgendo la società su questi temi cruciali. È essenziale lavorare insieme per sfatare l’idea che i luoghi di intrattenimento siano associati alla violenza. Dobbiamo trasformare questi spazi in ambienti sicuri e accoglienti, dove ogni persona, in particolare le donne, possa sentirsi protetta e rispettata”.
I dati raccolti dal Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce parlano chiaro: nel 2024 hanno chiesto aiuto 174 donne. La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 39 anni (32%), seguita da quella tra i 40 e i 49 anni (23%). La violenza non ha un unico volto: il 44% ha subito violenza fisica, il 45% psicologica, mentre il 2% ha denunciato violenze sessuali e il 4% atti di stalking. Colpisce il fatto che, nonostante il dolore e la sofferenza, solo il 34% delle donne abbia trovato la forza di sporgere denuncia. Il restante 66% ha scelto di non farlo, per paura di ritorsioni o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.
"Uscire da una relazione maltrattante non è mai semplice per una donna, soprattutto quando l’uomo che esercita violenza è il compagno, il marito o il padre dei suoi figli, dichiara Maria Luisa Toto - Presidente Associazione Donne Insieme che gestisce il Centro Antiviolenza Renata Fonte. Ogni donna ha i suoi tempi, perché la paura, la vergogna e il senso di colpa possono trasformarsi in una prigione invisibile, fatta di solitudine e isolamento. Questi numeri ci dicono che la violenza di genere è una piaga radicata nella nostra società. Non è solo un fenomeno privato, ma una delle più gravi violazioni dei diritti umani. Per questo è essenziale che le donne non si sentano sole. Devono sapere che c’è una rete di supporto pronta ad aiutarle".
Una rete di supporto alimentata anche da momenti di spettacolo che portano in scena – come nel caso di “Eva non è ancora nata” di e con Salvatore Cosentino, magistrato e autore teatrale - la realtà delle donne che vengono analizzate sotto l’aspetto umano, per una riflessione profonda sul loro ruolo nella società di oggi. A ricordare le vittime di femminicidio e di violenza di genere, da venerdì 7 marzo ci sarà a Lecce anche una nuova panchina rossa, installata a Palazzo dei Celestini su iniziativa della Commissione Pari Opportunità della Provincia. Una mobilitazione importante quella della città che ha coinvolto anche la U.S. Lecce, che ha voluto essere presente all’evento di Codere inviando un videomessaggio di Federico Baschirotto. Il capitano dei giallorossi salentini ha ribadito l’importanza del contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne e della promozione della cultura del rispetto e della consapevolezza: temi anche della campagna “Un Rosso alla Violenza” della Lega Serie A che servono a tenere sempre alta l’attenzione.
“Quando 'Innamòrati di Te' ha mosso i suoi primi passi non mi aspettavo che sarebbe diventato un laboratorio così importante, un momento di confronto trasversale e costruttivo. In dieci anni abbiamo attraversato l’Italia più volte e abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone fantastiche che si impegnano per il bene comune, in particolare quello delle donne. Confesso di essere davvero emozionata nel vedere anche Lecce tra le Città delle Donne e ringrazio Adriana Poli Bortone per aver immediatamente colto lo spunto che, in qualità di Ambassador de Gli Stati Generali delle Donne, ho offerto - commenta Imma Romano Direttrice Relazioni Istituzionali di Codere Italia - . Anche questa volta siamo riuscite a trattare il tema della violenza di genere con chi questo tema lo conosce e lo combatte quotidianamente, provando a dare informazioni ed indicazioni molto concrete sugli strumenti esistenti e sulle opportunità che il mondo istituzionale e quello del terziario sociale mettono a disposizione. L’impegno di Codere resta un impegno concreto sia in termini di divulgazione che di supporto. Con gioia sosteniamo l’Associazione Donne Insieme che opera proprio su questo territorio”. Dopo Lecce, il progetto itinerante 'Innamòrati di Te' farà tappa il 24 giugno a Rivoli, alle porte di Torino, per un altro appuntamento gratuito e aperto al pubblico.
(Adnkronos) - Le violenze e le discriminazioni violano la dignità personale, creano un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante, offensivo e generano malessere nelle persone che le subiscono. “In questi casi, la prima cosa da fare è segnalare e denunciare alla Consigliera di Parità per ricevere supporto e assistenza. È fondamentale non rimanere in silenzio. Ogni voce conta e può portare ad un cambiamento - sottolinea Antonella Pappadà, consigliera di Parità effettiva della Provincia di Lecce - . Questo incontro offre un’occasione per riflettere e ricordare a noi stesse quanto sia importante valorizzare il nostro talento e le nostre competenze e imparare a non farci sopraffare sia nelle relazioni personali sia nei luoghi di lavoro. La figura istituzionale della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce è preposta a contrastare ogni forma di discriminazione legata al genere e non solo, a dare sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori che ne siano stati vittime sul luogo di lavoro, supportandoli gratuitamente in via stragiudiziale e giudiziale”.
“La violenza contro le donne e i femminicidi rappresentano ferite profonde nella nostra società, ma oggi dobbiamo esprimere la nostra determinazione nel combattere questi problemi - aggiunge Donatella Bertolone, vicepresidente Vicario Gruppo Donne Imprenditrici Fipe/Confcommercio - È incoraggiante vedere sempre più donne unirsi per reclamare il diritto alla sicurezza e al rispetto. Le donne non sono solo vittime, ma anche attrici fondamentali nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Campagne come #SicurezzaVera ci mostrano che possiamo fare la differenza, sensibilizzando e coinvolgendo la società su questi temi cruciali. È essenziale lavorare insieme per sfatare l’idea che i luoghi di intrattenimento siano associati alla violenza. Dobbiamo trasformare questi spazi in ambienti sicuri e accoglienti, dove ogni persona, in particolare le donne, possa sentirsi protetta e rispettata”.
I dati raccolti dal Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce parlano chiaro: nel 2024 hanno chiesto aiuto 174 donne. La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 39 anni (32%), seguita da quella tra i 40 e i 49 anni (23%). La violenza non ha un unico volto: il 44% ha subito violenza fisica, il 45% psicologica, mentre il 2% ha denunciato violenze sessuali e il 4% atti di stalking. Colpisce il fatto che, nonostante il dolore e la sofferenza, solo il 34% delle donne abbia trovato la forza di sporgere denuncia. Il restante 66% ha scelto di non farlo, per paura di ritorsioni o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.
"Uscire da una relazione maltrattante non è mai semplice per una donna, soprattutto quando l’uomo che esercita violenza è il compagno, il marito o il padre dei suoi figli, dichiara Maria Luisa Toto - Presidente Associazione Donne Insieme che gestisce il Centro Antiviolenza Renata Fonte. Ogni donna ha i suoi tempi, perché la paura, la vergogna e il senso di colpa possono trasformarsi in una prigione invisibile, fatta di solitudine e isolamento. Questi numeri ci dicono che la violenza di genere è una piaga radicata nella nostra società. Non è solo un fenomeno privato, ma una delle più gravi violazioni dei diritti umani. Per questo è essenziale che le donne non si sentano sole. Devono sapere che c’è una rete di supporto pronta ad aiutarle".
Una rete di supporto alimentata anche da momenti di spettacolo che portano in scena – come nel caso di “Eva non è ancora nata” di e con Salvatore Cosentino, magistrato e autore teatrale - la realtà delle donne che vengono analizzate sotto l’aspetto umano, per una riflessione profonda sul loro ruolo nella società di oggi. A ricordare le vittime di femminicidio e di violenza di genere, da venerdì 7 marzo ci sarà a Lecce anche una nuova panchina rossa, installata a Palazzo dei Celestini su iniziativa della Commissione Pari Opportunità della Provincia. Una mobilitazione importante quella della città che ha coinvolto anche la U.S. Lecce, che ha voluto essere presente all’evento di Codere inviando un videomessaggio di Federico Baschirotto. Il capitano dei giallorossi salentini ha ribadito l’importanza del contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne e della promozione della cultura del rispetto e della consapevolezza: temi anche della campagna “Un Rosso alla Violenza” della Lega Serie A che servono a tenere sempre alta l’attenzione.
“Quando 'Innamòrati di Te' ha mosso i suoi primi passi non mi aspettavo che sarebbe diventato un laboratorio così importante, un momento di confronto trasversale e costruttivo. In dieci anni abbiamo attraversato l’Italia più volte e abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone fantastiche che si impegnano per il bene comune, in particolare quello delle donne. Confesso di essere davvero emozionata nel vedere anche Lecce tra le Città delle Donne e ringrazio Adriana Poli Bortone per aver immediatamente colto lo spunto che, in qualità di Ambassador de Gli Stati Generali delle Donne, ho offerto - commenta Imma Romano Direttrice Relazioni Istituzionali di Codere Italia - . Anche questa volta siamo riuscite a trattare il tema della violenza di genere con chi questo tema lo conosce e lo combatte quotidianamente, provando a dare informazioni ed indicazioni molto concrete sugli strumenti esistenti e sulle opportunità che il mondo istituzionale e quello del terziario sociale mettono a disposizione. L’impegno di Codere resta un impegno concreto sia in termini di divulgazione che di supporto. Con gioia sosteniamo l’Associazione Donne Insieme che opera proprio su questo territorio”. Dopo Lecce, il progetto itinerante 'Innamòrati di Te' farà tappa il 24 giugno a Rivoli, alle porte di Torino, per un altro appuntamento gratuito e aperto al pubblico.
(Adnkronos) - Il Comune di Milano, alla luce delle indagini che recentemente hanno riguardato l’urbanistica, ricorda di aver già messo in atto diverse misure. Ad esempio con apposita delibera di Giunta, datata febbraio 2024, lo Sportello unico per l'edilizia (Sue) si è adeguato alle interpretazioni del gip in tema di pianificazione attuativa e ristrutturazione edilizia e lo scorso settembre è stato modificato il regolamento della Commissione per il paesaggio, "rafforzando ulteriormente il principio di trasparenza che lo guida e prevedendo che almeno 8 componenti su 15, compreso il presidente, per l’intera durata dell’incarico non svolgano attività di libera professione nel territorio comunale".
Lo scorso novembre sono state introdotte regole "molto restrittive" sui contatti tra funzionari dello Sportello unico per l'edilizia e gli utenti privati. E' invece datato primo marzo 2025 l’avvicendamento di alcuni dirigenti, mentre nel maggio 2023 il Consiglio comunale ha approvato la delibera di Giunta relativa all’aggiornamento degli oneri di urbanizzazione e a novembre 2024 sono stati aggiornati anche i criteri di monetizzazione dello standard.