Due casi di meningite batterica a distanza di quattro mesi e due studentesse di 24 anni morte. Al momento è escluso un collegamento ma il decesso di Flavia Roncalli, che studiava Chimica all’Università Statale di Milano come Alessandra Covezzi, desta preoccupazione. Entrambe frequentavano lo stesso laboratorio. Per precauzione, sono state sottoposte a profilassi antibiotica 120 persone. Gli esperti dell’Agenzia per la tutela della salute (Ats) Metropolitana sono netti “Nessun allarme meningite a Milno” e tra i due casi non ci sarebbe alcun nesso,
“Non c’è alcun allarme per la popolazione – conferma all’Ansa Giorgio Ciconali, responsabile dell’Igiene Pubblica dell’Ats – la meningite è purtroppo una malattia che ogni tanto si ripresenta, per fortuna con numeri relativamente bassi. Nella nostra Regione i casi si verificano con una cadenza molto regolare e in linea con l’atteso; al contrario, ci sono Regioni come la Toscana in cui il numero dei casi in questo periodo è superiore alle aspettative: anche per questo sono giustificate le campagne che sensibilizzano ancora di più alla vaccinazione”. “È ovvia la preoccupazione nelle persone – prosegue l’esperto – quando il decesso avviene in una ragazza di 24 anni, e pochi mesi dopo che un’altra ragazza, che lavorava nello stesso laboratorio dell’Università Statale di Milano, era deceduta per la stessa causa. Ma si tratta di un fatto eccezionale, che ha stupito anche noi: al momento, comunque, non ci sono elementi per legare i due casi”. Gli specialisti stanno in ogni caso analizzando i campioni di meningite delle due ragazze, per non escludere alcuna possibilità: ci vorranno alcune settimane per avere un risultato più chiaro.
Gli esperti dell’Ats sono stati alla Facoltà di Chimica della Statale, dove la ragazza lavorava, “per parlare agli studenti e fare loro la profilassi antibiotica. Sono state raggiunte in tutto 150 persone: alcune erano già andate spontaneamente in farmacia per richiederla, o al Pronto Soccorso dell’Ospedale Niguarda; per 80 persone l’abbiamo somministrata direttamente noi”. Per circa altre 30 persone, inoltre, non è stato necessario fare alcuna profilassi, “perché parlando con loro – conclude Ciconali – abbiamo stabilito che non avevano avuto una frequentazione stretta o contatti prolungati con la ragazza, e quindi per loro non era necessaria alcuna cura”