Un annuncio arrivato a sorpresa via Facebook e con effetto immediato, cinque giorni dopo essere diventato per la prima volta in carriera campione del mondo di Formula 1. Nico Rosberg, 31 anni, ha annunciato il ritiro. Lo ha fatto da Vienna, con un post pubblicato sul suo profilo. Racconta di avere raggiunto il suo sogno, l’obiettivo di una vita, e di avere deciso l’addio alla pista appena lunedì, dopo settimane di tensione.
“Quando ho vinto la corsa a Suzuka, avevo il titolo nelle mie mani – scrive -. La pressione era aumentata e ho iniziato a pensare da lì di ritirarmi dal motorsport da campione del mondo. Domenica mattina ad Abu Dhabi sapevo che quella corsa sarebbe potuta essere l’ultima della mia carriera. E prima della gara ho sentito improvvisamente che tutto era chiaro e giusto. Volevo gustarmi dall’interno ogni secondo del fatto che quella sarebbe stata la mia ultima gara, e quando i semafori si sono spenti è diventata la corsa più intensa della mia carriera. Lunedì mattina mi sono deciso in modo definitivo a fare questo passo”.
Diventare campione del mondo è sempre stato il suo sogno, come spiega nel post, ed è diventato un obiettivo raggiunto lo scorso 27 novembre, “attraverso un duro lavoro, il dolore, i sacrifici. E adesso ce l’abbiamo fatta – continua nel suo messaggio su Facebook -. Ho scalato la montagna, sono sulla vetta. La mia emozione più potente adesso è di profonda gratitudine a tutti quelli che mi hanno sostenuto per rendere possibile il sogno”.
La carriera – Rosberg lascia dopo aver dimostrato a suo padre e al suo eterno rivale di essere alla loro altezza. Perché è questa la fissazione che ha accompagnato un percorso difficile e logorante, come ammette lo stesso pilota nel suo post di addio, fatto di pressioni e di grosse delusioni. Oscurato dall’ingombrante ombra di Keke, il papà finlandese campione del mondo con la Williams nel 1982, Nico ha lottato fin da bambino per raggiungere lo stesso obiettivo. Ed è cominciato già nei kart il duello, poi entrato nella storia della Formula 1, con Lewis Hamilton. Una sfida infinita, con Rosberg costretto sempre a dover fare i conti con il talento dell’inglese, un prodigio fin dall’infanzia. Dall’età di 11 anni sorpassi e contro-sorpassi per stabilire chi fosse il più forte.
Il destino li ha fatti incontrare nuovamente, da nemici-amici, nel 2013. Entrambi in Mercedes dove, dopo un anno di apprendistato e il passaggio dai motori V8 ai V6 Turbo ibridi, è stato chiaro a tutti che fossero loro due a giocarsi il titolo di campione del mondo. La pressione per Rosberg è aumentata ancora. Già il suo esordio in Formula 1 nel 2006 non era stato facile: salito proprio su quella stessa Williams guidata dal padre, in molti si aspettavano da Nico gli stessi risultati. Tre anni difficili, poi la consacrazione con il passaggio in Mercedes. Un bel traguardo, se non fosse che il compagno di squadra era un certo Michael Schumacher, 7 volte iridato. Il confronto vede Rosberg spesso soccombere e faticare a esplodere definitivamente.
Quando a fine 2012 Schumacher annuncia il ritiro, Nico è pronto a prendersi la prima guida. E invece arriva Lewis Hamilton, che un mondiale lo ha già vinto nel 2008 ed è considerato la nuova stella della Formula 1. Rosberg non si tira indietro, prova a tenere il passo dell’eterno rivale inglese. Ma per due anni di fila, 2014 e 2015, il Mondiale lo vince Hamilton. È lui il più forte. “Nico si dovrà accontentare del ruolo di eterno secondo”, pensavano in molti. E anche Rosberg nel suo post su Facebook ha sottolineato: “Dopo le grosse delusioni degli ultimi due anni, in cui ho dato tutto come un pazzo, ho ribaltato ogni sasso e non ho lasciato nulla di intentato; queste delusioni sono state la forza motrice per arrivare a un nuovo livello”.
Uno sforzo enorme per riuscire a dimostrare almeno una volta di essere lui il più forte: più del padre Keke, più del rivale Lewis. “Naturalmente questo ha avuto un impatto sulla mia famiglia, che amo molto, è stata una grande fatica per noi. Abbiamo dovuto rinunciare a molte cose per raggiungere questo obiettivo, tutto era subordinato a quello”, ha scritto il pilota tedesco. Ora Rosberg è campione del mondo e ha deciso che gli basta. Lascia all’apice del suo percorso, non ha più voglia di dimostrare qualcosa a qualcuno. “Quando vincerai il Mondiale potrai parlare con me di automobilismo”, gli ha sempre detto suo padre. Ora Nico e Keke possono sedersi al tavolo e parlare da campione del mondo a campione del mondo.
F1 & MotoGp
Formula 1, Nico Rosberg si ritira a sorpresa. “Troppa pressione. Raggiunto il mio sogno di essere campione del mondo”
L'annuncio pubblicato sul suo profilo Facebook. Il pilota ha inoltre spiegato quanto la stagione che lo ha visto diventare campione del mondo sia stata difficile e logorante, e quale impatto abbia avuto sulla sua famiglia
Un annuncio arrivato a sorpresa via Facebook e con effetto immediato, cinque giorni dopo essere diventato per la prima volta in carriera campione del mondo di Formula 1. Nico Rosberg, 31 anni, ha annunciato il ritiro. Lo ha fatto da Vienna, con un post pubblicato sul suo profilo. Racconta di avere raggiunto il suo sogno, l’obiettivo di una vita, e di avere deciso l’addio alla pista appena lunedì, dopo settimane di tensione.
“Quando ho vinto la corsa a Suzuka, avevo il titolo nelle mie mani – scrive -. La pressione era aumentata e ho iniziato a pensare da lì di ritirarmi dal motorsport da campione del mondo. Domenica mattina ad Abu Dhabi sapevo che quella corsa sarebbe potuta essere l’ultima della mia carriera. E prima della gara ho sentito improvvisamente che tutto era chiaro e giusto. Volevo gustarmi dall’interno ogni secondo del fatto che quella sarebbe stata la mia ultima gara, e quando i semafori si sono spenti è diventata la corsa più intensa della mia carriera. Lunedì mattina mi sono deciso in modo definitivo a fare questo passo”.
Diventare campione del mondo è sempre stato il suo sogno, come spiega nel post, ed è diventato un obiettivo raggiunto lo scorso 27 novembre, “attraverso un duro lavoro, il dolore, i sacrifici. E adesso ce l’abbiamo fatta – continua nel suo messaggio su Facebook -. Ho scalato la montagna, sono sulla vetta. La mia emozione più potente adesso è di profonda gratitudine a tutti quelli che mi hanno sostenuto per rendere possibile il sogno”.
La carriera – Rosberg lascia dopo aver dimostrato a suo padre e al suo eterno rivale di essere alla loro altezza. Perché è questa la fissazione che ha accompagnato un percorso difficile e logorante, come ammette lo stesso pilota nel suo post di addio, fatto di pressioni e di grosse delusioni. Oscurato dall’ingombrante ombra di Keke, il papà finlandese campione del mondo con la Williams nel 1982, Nico ha lottato fin da bambino per raggiungere lo stesso obiettivo. Ed è cominciato già nei kart il duello, poi entrato nella storia della Formula 1, con Lewis Hamilton. Una sfida infinita, con Rosberg costretto sempre a dover fare i conti con il talento dell’inglese, un prodigio fin dall’infanzia. Dall’età di 11 anni sorpassi e contro-sorpassi per stabilire chi fosse il più forte.
Il destino li ha fatti incontrare nuovamente, da nemici-amici, nel 2013. Entrambi in Mercedes dove, dopo un anno di apprendistato e il passaggio dai motori V8 ai V6 Turbo ibridi, è stato chiaro a tutti che fossero loro due a giocarsi il titolo di campione del mondo. La pressione per Rosberg è aumentata ancora. Già il suo esordio in Formula 1 nel 2006 non era stato facile: salito proprio su quella stessa Williams guidata dal padre, in molti si aspettavano da Nico gli stessi risultati. Tre anni difficili, poi la consacrazione con il passaggio in Mercedes. Un bel traguardo, se non fosse che il compagno di squadra era un certo Michael Schumacher, 7 volte iridato. Il confronto vede Rosberg spesso soccombere e faticare a esplodere definitivamente.
Quando a fine 2012 Schumacher annuncia il ritiro, Nico è pronto a prendersi la prima guida. E invece arriva Lewis Hamilton, che un mondiale lo ha già vinto nel 2008 ed è considerato la nuova stella della Formula 1. Rosberg non si tira indietro, prova a tenere il passo dell’eterno rivale inglese. Ma per due anni di fila, 2014 e 2015, il Mondiale lo vince Hamilton. È lui il più forte. “Nico si dovrà accontentare del ruolo di eterno secondo”, pensavano in molti. E anche Rosberg nel suo post su Facebook ha sottolineato: “Dopo le grosse delusioni degli ultimi due anni, in cui ho dato tutto come un pazzo, ho ribaltato ogni sasso e non ho lasciato nulla di intentato; queste delusioni sono state la forza motrice per arrivare a un nuovo livello”.
Uno sforzo enorme per riuscire a dimostrare almeno una volta di essere lui il più forte: più del padre Keke, più del rivale Lewis. “Naturalmente questo ha avuto un impatto sulla mia famiglia, che amo molto, è stata una grande fatica per noi. Abbiamo dovuto rinunciare a molte cose per raggiungere questo obiettivo, tutto era subordinato a quello”, ha scritto il pilota tedesco. Ora Rosberg è campione del mondo e ha deciso che gli basta. Lascia all’apice del suo percorso, non ha più voglia di dimostrare qualcosa a qualcuno. “Quando vincerai il Mondiale potrai parlare con me di automobilismo”, gli ha sempre detto suo padre. Ora Nico e Keke possono sedersi al tavolo e parlare da campione del mondo a campione del mondo.
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(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.