L’unica certezza è che Matteo Renzi lascerà il governo. Quando? Dopo l’approvazione dell legge di Bilancio. E’ la richiesta che Sergio Mattarella ha fatto al presidente del Consiglio, salito al Quirinale poco dopo le 19 per confermare la decisione di rassegnare le dimissioni annunciate nella notte, quando il risultato del referendum costituzionale era ormai chiaro. Trenta minuti di colloquio, durante i quali il presidente della Repubblica “a seguito dell’esito del referendum costituzionale tenutosi nella giornata di ieri – riferisce una nota del Colle – ha comunicato di non ritenere possibile la prosecuzione del mandato del governo e ha pertanto manifestato l’intento di rassegnare le dimissioni“. “Il Presidente della Repubblica – si legge ancora – considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di Bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento”.
I dubbi sui tempi dell’uscita di scena del premier, sconfitto nel referendum costituzionale del 4 dicembre, sono nati in mattinata dopo il primo colloquio avuto da Renzi con il capo dello Stato. Che nel primo pomeriggio ha diramato una nota dai contenuti molto chiari: ci sono “impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento”, ha scritto il capo dello Stato. A questo punto l’ipotesi è che la legge di Bilancio potrebbe essere votata in tempi record, forse addirittura entro venerdì. Ecco perché per martedì il presidente del Senato Pietro Grasso ha in programma una conferenza dei capigruppo, proprio per discutere il percorso “sprint” della legge di Stabilità.
L’obiettivo: trovare un accordo con le opposizioni ed arrivare entro venerdì al via libera del testo senza modifiche in modo che non ci sia l’obbligo di un ulteriore passaggio alla Camera. La possibilità di raggiungere però un’intesa globale, almeno per il momento, appare difficile. Al netto infatti del Movimento Cinque Stelle, che sarebbe disposto ad evitare barricate se si procedesse senza la fiducia, il centrodestra e Sinistra Italiana invece annunciano battaglia.
Dimissioni congelate, quindi, in uno scenario che non rappresenta tuttavia una novità assoluta: la stessa cosa accadde all’ultimo governo Berlusconi nel 2011 e al governo Monti nel 2012. In entrambi i casi la crisi si manifestò tra la fine di novembre e dicembre: Berlusconi “congelò” le dimissioni per soli quattro giorni, mentre Monti ci mise un po’ di più a chiudere la legge di Bilancio: 13 giorni.
E poi? Aumentano e si sovrappongono le voci di coloro che – almeno a parole – chiedono elezioni il prima possibile. “Se dovessi puntare una fiche, un euro direi che noi andiamo a votare non in primavera ma in inverno, a febbraio 2017“, ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano (Ncd) a Porta a Porta. Poco prima Matteo Richetti, tornato nell’ovile renziano in occasione della Leopolda, giusto in tempo per perdere il referendum, spiegava a Otto e mezzo che “bisogna andare a elezioni il prima possibile“. Sulla stessa lunghezza d’onda di Silvio Berlusconi, che ha sottolineato la necessità di “assicurare agli italiani in tempi brevi la possibilità di votare”. “Ripartiamo – scrive su Twitter Luca Lotti – dal 40% di ieri!”. Ma nelle sue parole la minoranza Dem legge un messaggio preoccupante: non si acceleri sulle urne – è la linea dei bersaniani – bisogna garantire la stabilità con un governo sostenuto dal Pd che dia una “svolta”. Solo dopo ci si sfiderà nel congresso.
La crisi politica, dopo 1017 giorni di governo, è iniziata in mattinata quando Mattarella ha ricevuto per la prima volta Renzi. Secondo l’Ansa il presidente ha chiesto al capo del governo la disponibilità a un secondo mandato, ma il leader democratico ha definito una volta di più le dimissioni irrevocabili, confermando peraltro quello che ha detto nel discorso che ha pronunciato da Palazzo Chigi poco dopo la mezzanotte e per tutta la campagna elettorale. “Volevo tagliare poltrone, non ce l’ho fatta. La poltrona che salta è la mia” dice il presidente del Consiglio, commosso anche per la presenza della moglie Agnese. “Non credevo che potessero odiarmi così tanto”, ha detto Renzi ai collaboratori secondo un retroscena del Corriere della Sera. “Un odio distillato, purissimo” non degli italiani, ma degli avversari politici. La minoranza del Pd per esempio che ha fatto in modo che “ora Beppe Grillo si senta già al governo. Altro che mucca in corridoio”. “Pur di disfarsi di me erano pronti a consegnare l’Italia nelle mani dei grillini”.
Nel pomeriggio Renzi è salito per la seconda volta al Quirinale e il presidente Mattarella ha congelato le sue dimissioni in attesa che il Parlamento approvi la legge di Bilancio. Ora, con quale legittimità il governo darebbe i pareri sugli emendamenti al Senato? Quindi, ecco lo scenario. Martedì si incardina la legge di Bilancio a Palazzo Madama, il governo Renzi, ancora in carica, chiude il provvedimento con la fiducia nel giro di 3-4 giorni. Poi Renzi salirà di nuovo al Colle per dimettersi formalmente. Lo stesso premier aveva detto nella notte che l’esecutivo “sarà al lavoro per completare l’iter di una buona legge di stabilità”, mentre la Boschi aveva aggiunto che il governo come prima cosa metterà “al sicuro questa legge di bilancio”.
E per l’immediato post-Renzi? Tra le ipotesi c’è che il capo dello Stato decida di privilegiare la continuità tra passato e presente, incaricando un ministro del governo uscente (i nomi che circolano sono quelli dei ministri dell’Economia Piercarlo Padoan, quello delle Infrastrutture Graziano Delrio o quello della Cultura Dario Franceschini. Ma con quale maggioranza? Quella incardinata sull’asse Pd-Ap o il tentativo proverà anche a allargare l’asse della base politica che dovrebbe sostenere il governo? Se questa sarà la strada alternativa, il compito potrebbe invece essere affidato a una figura istituzionale, come quella del presidente del Senato Pietro Grasso. Per ora, però, siamo nel campo delle ipotesi.
Cinquestelle e Lega chiedono elezioni, ma c’è il problema di una legge elettorale da fare, perché l’Italicum vale solo per la Camera. C’è chi come Beppe Grillo chiede di tenere l’Italicum (nonostante il M5s sia contrario a quel sistema) e di utilizzare al Senato il Consultellum, cioè il sistema uscito dalla Corte costituzionale dopo che è stato “denudato” il Porcellum. Tuttavia il Consultellum è un proporzionale puro (e in un sistema come quello di questi anni ci sarebbe una maggioranza solo con alleanze tra partiti) quindi il leader dei Cinquestelle propone un premio di maggioranza per la governabilità. Diversa la posizione di altre forze politiche, come Forza Italia, che chiede di rimettere totalmente alla legge, così come Sinistra Italiana che dall’Italicum è penalizzata. Peraltro l’ulteriore freno è che la Corte costituzionale non si pronuncerà prima di gennaio e bisognerà pur aspettare la sentenza su una legge alla quale è stata contestata la presunta incostituzionalità.
Le conseguenze sono anche quelle sulla vita del Pd. Per mercoledì pomeriggio è convocata la direzione nazionale. Bersani parla di “mucca trasformata in toro”. Speranza aggiunge che per fortuna “il Pd non si è trasformato in un mega-comitato del Sì”. Ma l’unico a parlare fuori dai denti, ancora una volta, è Francesco Boccia che dice che Renzi si deve presentare da dimissionario a un congresso da tenere già a gennaio 2017, anticipandolo quindi di 8-9 mesi.
CRONACA ORA PER ORA
22.46 – Salvini: “Si voti al più presto con qualsiasi legge elettorale” – “Si voti al più presto con qualsiasi legge elettorale e spero che il Pd con le sue beghe non tenga in ostaggio l’Italia per due anni”, ha detto a Porta a porta il leader della Lega Nord Matteo Salvini.
21.58 – Alfano: “Il voto? Penso a febbraio” – “Se dovessi puntare una fiche, un euro direi che noi andiamo a votare non in primavera ma in inverno, a febbraio 2017, mi vado convincendo che fare un governo dopo questo governo è molto difficile, sono convinto che questa legislatura volga al termine”. Lo ha detto Angelino Alfano a Porta a Porta.
21.39 – Rosato. “Renzi non si dimetterà da segretario” – “E’ una voce che non so chi ha sparso, ma è priva di realtà. Renzi non ha fatto che fare altro quello che aveva detto in campagna elettorale”. Lo ha detto il capogruppo alla Camera Ettore Rosato a Porta a porta, smentendo che Matteo Renzi voglia dimettersi da segretario Pd.
21.29 – Bersani: “Renzi? Stia sereno” – “C’è una maggioranza e ora Mattarella dirà chi deve condurre la baracca e secondo me sarà uno del PD. Dopodiché bisogna fare un paio di leggi elettorali adesso, c’è un anno di tempo”. Così Pier Luigi Bersani ai microfoni di Nemo rispondendo alle domande di Enrico Lucci. Un messaggio per Matteo Renzi? “Stai sereno“, chiosa Bersani.
21.04 – Richetti: “Pd chiederà il voto quanto prima”
“Il Pd può aver paura di molte cose, ma non delle elezioni – ha detto Matteo Richetti, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 – andremo dal presidente Mattarella a dare il nostro sostegno ad ogni soluzione che sceglierà ma tenendo ben presente che bisogna andare a elezioni il prima possibile. E’ evidente che non si può fare un quarto governo non eletto: ridiamo la parola agli elettori, ma con una legge elettorale che dia la possibilità a chi vince, chiunque sia, di avere la necessaria solidità delle istituzioni”.
20.11 – Berlusconi: “Assicurare in tempi brevi la possibilità del voto”
“Abbiamo fiducia nel ruolo di garante del Capo dello Stato che vigilerà certamente su questa fase delicata con equilibrio e imparzialità – si legge in una nota del presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi – siamo certi che il Presidente della Repubblica saprà individuare la soluzione più corretta per assicurare agli italiani in tempi brevi la possibilità di votare e di scegliere finalmente, dopo tre governi non eletti, il governo a cui intendono affidare la guida del Paese”.
20.03 – Mattarella: “Dimissioni dopo ok a legge di Bilancio”
“Il Presidente della Repubblica – si legge in un comunicato del Quirinale – considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al Presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento”.
19.30 – Renzi in cdm conferma addio, ma dimissioni dopo manovra
Matteo Renzi avrebbe confermato in consiglio dei ministri, secondo quanto riferiscono più fonti, l’intenzione politica di dimettersi. Ma la formalizzazione delle dimissioni avverrà, spiegano le stesse fonti, solo dopo l’approvazione della manovra che nelle intenzioni del governo dovrebbe avvenire nei tempi più brevi possibili, forse già in settimana.
19.19 – Renzi a colloquio con Mattarella
19.11 – Matteo Renzi in auto verso il Quirinale
18.50 – Casa Bianca: “Referendum Italia non è come la Brexit”
“E’ rischioso semplificare paragonando i potenziali effetti del referendum sulla Brexit con quelli del referendum italiano”: lo ha detto Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, rispondendo ad una domanda sulla consultazione referendaria italiana nel suo briefing con la stampa. Earnest ha ammonito a non dipingere i potenziali effetti dell’esito del referendum in modo troppo generalizzato, ricordando che esso non riguardava la relazione con l’Ue.
19.38 – Fitch: “Più incertezza ma no impatto su rating”
Il ‘no’ al referendum italiano “non innescherà, di per sé, un’immediata azione sul rating sovrano dell’Italia” ma “aumenta l’incertezza politica”: lo scrive in una nota l’agenzia di rating Fitch, che a ottobre ha tagliato le prospettive sul rating italiano (BBB+) a negative da stabili citando proprio i rischi politici, assieme alle difficoltà del sistema bancario, alla crescita debole e all’alto debito pubblico. La prossima revisione del rating italiano da Fitch è in arrivo “entro fine aprile 2017”.
18.48 – Al via Cdm su dimissioni Renzi
Ha preso il via alle 18,48 il Consiglio dei ministri convocato per comunicazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
18.24 – D’Alema: “Renzi doveva dimettersi dopo le amministrative”
“Sarebbe stato più ragionevole che Renzi si fosse dimesso dopo che ci ha fatto perdere Roma, Torino e altre città. Lì ha perso come leader del Pd”. Lo dice Massimo D’Alema a Cartabianca.
D’Alema aggiunge: “Il referendum è il referendum. Lui ne ha fatto un voto di fiducia al Pd, ma questo è aberrante. Perché nei Paesi civili le costituzioni non le fanno i governi. Ho letto dichiarazioni folli: ‘ripartiamo dal 40%’. Sono parole prive di senso. I voti del referendum non sono voti di Renzi. Il Pci nel referendum sulla scala mobile, era solo, prese il 45% dei voti. L’anno dopo alle politiche, prese il 27%”.
17.46 – Bersani: “Non lasciato disaffezione a destra”
“Avevamo visto disaffezione e distacco, non abbiamo accettato di lasciare tutto questo alla destra. Adesso impegnati per stabilità e per correggere le politiche”. Così Pier Luigi Bersani su facebook.
17.30 – Manovra: ipotesi ok venerdì con fiducia tecnica
Ok alla legge di bilancio con la fiducia tecnica entro venerdì. E’ questa una delle ipotesi che circola, secondo fonti della maggioranza, sulla legge di bilancio da approvare al Senato. Un’ipotesi che ha come conditio sine qua non il congelamento delle dimissioni di Matteo Renzi fino all’approvazione della legge. L’iter potrebbe, secondo le stesse fonti, anche essere ulteriormente accelerato nel caso in cui al Senato si trovi un accordo per anticipare il termine della scadenza degli emendamenti in commissione e non presentare alcuna proposta di modifica. Sempre le stesse fonti fanno riferimento al fatto che un simile scenario già è stato praticato nel 2011 con il governo Berlusconi e nel 2012 con il governo Monti.
17.27 – Grillo: “Italicum anche al Senato, corretto”
“Ora ci troviamo con due leggi elettorali tra Camera e Senato molto diverse. Alla Camera è l’Italicum. La nostra soluzione è applicare la stessa legge al Senato su base regionale”. Così il blog di Beppe Grillo interviene di nuovo sull’indicazione della legge elettorale con cui il M5s vorrebbe andare al voto. “È sufficiente aggiungere alcune righe di testo alla legge attuale per farlo e portarla in Parlamento per l’approvazione. Stiamo lavorando alla bozza che presenteremo in questi giorni. “La legge recepirà in automatico le indicazioni della Consulta che si pronuncerà a breve. Dopo di che avremo una legge elettorale costituzionale pronta all’uso evitando mesi di discussioni e mercato delle vacche dei partiti” dicono i parlamentari Danilo Toninelli e Vito Crimi
16.44 – Ufficiale: direzione Pd mercoledì alle 15
La Direzione nazionale del Partito democratico si riunirà mercoledì 7 dicembre alle ore 15:00 per l’analisi della situazione politica. I lavori saranno trasmessi in diretta streaming sul sito del Pd e su unita.tv
16.37 – Governo, ipotesi ok rapido a manovra: già mercoledì
Dimmissioni sul tavolo di Mattarella e Governo al lavoro per “completare l’iter di una buona legge di Stabilità”. Matteo Renzi, raccontano fonti parlamentari, non avrebbe intenzione di rimanere un giorno in più del necessario a palazzo Chigi. Ecco, quindi, che tra Governo, palazzo Madama e il Quirinale si lavora per approvare il testo – che deve essere esaminato dall’assemblea del Senato dopo essere stato approvato dalla Camera – nel più breve possibile blindando il provvedimento con la fiducia. Il testo, viene spiegato, potrebbe già essere approvato nella giornata di mercoledì, prima della riunione della direzione del Pd.
16.36 – Brunetta: “Padoan irresponsabile a disertare Eurogruppo”
“Padoan irresponsabile a disertare l’Eurogruppo. Vergogna! Renzi e Padoan prima hanno fatto i guai in Europa e adesso scappano. Irresponsabili! Vergogna!”. Così su Twitter Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, che ha commentato la decisione del ministro dell’Economia di non presenziare l’odierna riunione dell’Eurogruppo.
16.21 – Presidente Napoleone: “Riconosciuto nostro ruolo, Cnel non si tocca”
16.16 – Osservatore Romano: “Diffidenza divide e blocca riforme”
Il risultato del “Referendum e della la campagna che l’ha preceduto” è la conferma “delle peculiarità di un paese ora diviso, nel quale a unire è semmai una comune diffidenza reciproca che si traduce in una stasi poco feconda sia sotto l’aspetto dell’azione di governo sia sotto quello del processo di riforma dello Stato”. Lo segnala l’Osservatore romano che apre la prima pagina con un articolo sulla presentazione delle dimissioni di Renzi.
15.47 – Lotti: “Ripartiamo dal 40% di ieri”
“Tutto è iniziato col 40% nel 2012. Abbiamo vinto col 40% nel 2014. Ripartiamo dal 40% di ieri!”. Lo scrive su Twitter il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, commentando gli esiti del voto per il referendum costituzionale.
15.34 – Fonti: direzione Pd mercoledì alle 15
Secondo quanto riportano fonti parlamentari, la direzione Pd si terrà mercoledì prossimo alle 15.
15.30 – M5s: “No a governicchi, al voto con Italicum”
“La legge elettorale c’è. Noi non vogliamo fare la legge elettorale con nessuno. Andiamo al voto così. Siamo già andati al voto con due leggi elettorali diverse alla Camera e al Senato. La governabilità non dipende dalla legge elettorale ma dagli uomini”. Parola di Alessandro Di Battista. Sulla stessa linea d’onda anche Luigi Di Maio: “Non vogliamo e non ci stiamo ai governicchi, gli italiani hanno dimostrato di volere andare al voto” ha detto il vicepresidente della Camera. “Ora attendiamo di vedere cosa decide Mattarella – ha spiegato spiega – quale saranno i prossimi passi, noi stiamo fermi e attendiamo”.
14.58 – Franceschini: “Renzi bis? Sue parole molto chiare. Determinante ritorno Berlusconi”
“Purtroppo la competizione referendaria è diventata politica e non sulla riforma costituzionale. Si sono ricomposti gli elettorati di appartenenza e Berlusconi ha riportato al campo del centrodestra elettori che erano pronti a votare Sì” ha detto il ministro Franceschini, che poi sull’ipotesi del Renzi bis ha usato concetti chiari: “Ho ascoltato ieri sera le parole del presidente del Consiglio, mi sono sembrate molto chiare”.
14.28 – Eurogruppo: “Italia prenda misure aggiuntive”
La manovra italiana è “a rischio di non rispetto del Patto” e sulla base degli scostamenti “sarebbero necessarie misure addizionali significative”: lo scrive l’Eurogruppo nelle conclusioni. L’Eurogruppo riconosce che l’Italia potrebbe beneficiare di “una più piccola ma sempre significativa deviazione dall’aggiustamento” a causa delle spese per migranti e terremoto, e comunque “invita l’Italia a prendere le misure necessarie per assicurare che il bilancio sia in linea con le regole”. “L’alto livello del debito italiano resta motivo di preoccupazione” scrive l’Eurogruppo nelle conclusioni. I ministri inoltre ricordano “l’impegno ad utilizzare guadagni inattesi e risparmi imprevisti nel 2017, e a rafforzare gli sforzi di privatizzazione per portare il debito su un percorso di discesa”. Inoltre, l’Eurogruppo “prende nota del non rispetto ‘prima faciE’ della regola del debito” e che la Commissione stenderà un nuovo rapporto ad hoc.
14.10 – Renzi: “Mille giorni difficili ma belli”
“Mille giorni difficili ma belli. Grazie a tutti, via l’Italia”. Così su twitter Matteo Renzi parla dell’esperienza di governo, pubblicando le slide dei provvedimenti approvati dall’esecutivo.
13.48 – Consiglio dei ministri si riunirà alle 18.30
13.36 – Mattarella: “Scadenze da rispettare”
“L’Italia è un grande Paese con tante energie positive al suo interno. Anche per questo occorre che il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco”. Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo cui “l’alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva”. A sentire il presidente della Repubblica “vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento”.
13.31 – Direzione Pd di domani verso slittamento
Dovrebbe slittare, a quanto si apprende, la Direzione del Pd annunciata ieri sera alla luce della sconfitta del referendum. La riunione, a quanto si apprende da fonti Dem, non è stata convocata e dunque potrebbe essere rinviata.
13.01 – Consiglio dei ministri alle 15
Dovrebbe essere alle 15, a quanto si apprende, il consiglio dei ministri annunciato stanotte da Matteo Renzi per confermare le dimissioni da presidente del consiglio dopo la sconfitta al referendum.
12.51 – Domani alle 20 assemblea congiunta dei parlamentari M5s
Domani alle 20 assemblea congiunta dei parlamentari M5S. Deputati e senatori grillini si vedranno a Montecitorio per fare il punto, dopo la vittoria del no al referendum costituzionale e le annunciate dimissioni di Matteo Renzi. Grillo, a quanto si apprende, non dovrebbe raggiungere Roma nei prossimi giorni. Lunedì e martedì prossimo il leader M5S porterà in scena il suo spettacolo, ‘Grillo vs Grillò, al Politeama genovese.
12.43 – L’Ue: “Nessuna minaccia dal voto”
“No, non consideriamo” il voto del referendum in Italia una minaccia alla stabilità finanziaria dell’Ue. Così il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas ha risposto a chi glielo chiedeva. “Abbiamo visto volatilità sui mercati negli anni passati, ma” oggi “non è qualcosa che possa obbligare a un’evoluzione in questo senso”, anche perché oggi “le autorità sono preparate ad affrontare una tale situazione”. Il voto degli italiani “è stato sulla costituzione, non sull’Europa” ha concluso.
12.40 – De Luca: “E’ una lezione, ora è tempo per umiltà”
“Gli elettori hanno respinto in modo netto la proposta referendaria. Ogni votazione è una lezione da comprendere, e su cui riflettere. A maggior ragione in questo caso, di fronte ad un risultato perentorio e generalizzato. Oggi, dunque, è il tempo dell’umiltà e della responsabilità, in una fase che si annuncia difficile per l’Italia. Va dato atto a Matteo Renzi di aver compiuto un gesto di grande dignità e coerenza, assumendosi tutte le responsabilità e rimettendo il mandato”. Così il governatore campano, Vincenzo De Luca.
12.36 – A Bologna il 19 dicembre nasce il “nuovo Ulivo”
Sarà il 19 dicembre a Bologna il primo atto del “nuovo Ulivo” con Virginio Merola, Giuliano Pisapia e Gianni Cuperlo. “Dobbiamo tornare a volerci bene, a questo punto è il programma minimo- ha detto oggi Merola commentando la sconfitta del referendum- il 19 promuoviamo questa iniziativa a Bologna, vogliamo farne una dichiarazione di Bologna con tutti quelli che sono interessati a portare avanti una ipotesi di centrosinistra unito, di una proposta alternativa di Governo capace di mettere al centro la lotta alle diseguaglianze e di recuperare la frattura coi giovani”.
12.29 – Renzi al Quirinale per un’ora
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è recato stamane al Quirinale – si è appreso da fonti della maggioranza – per un colloquio di oltre un’ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
12.27 – L’Ue: “Gli italiani hanno parlato, rispetto”
“Sono gli italiani che hanno parlato. Rispettiamo” il voto. Ora sta alle istituzioni italiane e alle forze politiche “dare le risposte politiche”. Così il commissario Ue all’occupazione Marianne Thyssen. La flessibilità concessa all’Italia “non è stato un aiuto a Matteo Renzi” – ha detto rispondendo ad una domanda – ma l’applicazione “intelligente di regole” previste dal Patto di stabilità, fatta “anche per altri Stati membri” .
Euro hits a two-week high and stocks shrug off Italian worries as traders bet against an immediate snap election https://t.co/VZps6DnHcS
— The Telegraph (@Telegraph) 5 dicembre 2016
12.24 – Fonti Dire: Renzi potrebbe congelare dimissioni per 3-4 giorni
Fonti parlamentari spiegano alla Dire che il Capo dello Stato potrebbe chiedere al premier Matteo Renzi di ‘congelarè temporaneamente le dimissioni. Mattarella, è il ragionamento della fonte, accetterebbe le dimissioni di Renzi chiedendogli però di posticipare l’atto formale a dopo l’approvazione del bilancio.
12.06 – D’Anna: “I Casalesi difensori della cara Costituzione?”
“A Casal di Principe i sostenitori del no sbancano con l’81,5%. Le pratiche clientelari e camorristiche, in quei comuni di Terra di Lavoro, sono state debellate oppure gli eredi del boss Sandokan sono strenui difensori della nostra vecchia e cara Costituzione?”. E’ la domanda provocatoria lanciata da Vincenzo D’Anna, senatore di Ala (Alleanza liberalpopolare autonomie).
12.01 – Maroni: “Rendere l’onore delle armi” a Renzi
Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, crede che si debba “rendere l’onore delle armi” a Matteo Renzi. A Radio 24, l’ex ministro ha spiegato che dopo il risultato del referendum “poteva tergiversare, invece ha fatto quanto era giusto: dimettersi”. “Il Presidente del Consiglio – ha aggiunto – ha commesso una serie di errori gravi, ma quello fatale è stato personalizzare il referendum”.
11.49 – Boccia (Confindustria): “Dare risposta a crisi economica”
“Il voto degli italiani al referendum conferma la necessità di dare una risposta decisa alla crisi economica. Ieri come oggi le questioni economiche – debito, deficit e crescita ancora insufficiente – restano aperte e vanno risolte”. Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.
Viva la Repubblica! Viva la Costituzione italiana nata dalla Resistenza!#referendumcostituzionale #stavoltaNO
— Nichi Vendola (@NichiVendola) 4 dicembre 2016
11.46 – Merkel “dispiaciuta, ma rispetto per il voto”
Angela Merkel “ha appreso con dispiacere” delle dimissioni di Matteo Renzi dopo la vittoria del ‘nò al referendum costituzionale. Lo riferisce il portavoce della cancelliera tedesca. Angela Merkel ha sempre sostenuto le riforme promosse dal governo Renzi ma ritiene importante “rispettare la decisione democratica presa dai cittadini italiani” che hanno votato ‘nò al referendum costituzionale. Lo riferisce il portavoce della cancelliera tedesca Steffen Seibert sottolineando che Merkel “ha lavorato bene e con fiducia con Renzi” e che la Germania e pronta a collaborare con il prossimo governo italiano.
11.33 – Alfieri (sindaco di Agropoli): “Non è un voto contro di me”
“Non è un voto contro di me”. Così il sindaco di Agropoli (Salerno) Franco Alfieri, dopo il voto referendario che nella cittadina cilentana ha visto il successo del “no” con quasi il 68 per cento sul si e 7339 preferenze contro 3128. Durante l’incontro del 15 novembre scorso all’hotel “Ramada” con 300 amministratori campani, il governatore campano De Luca aveva invitato Alfieri a raccogliere 4mila preferenze per il “si”, offrendo agli elettori un frittura di pesce o un giro su uno yacht.
11.30 – Marine Le Pen: “Un no di speranza”
“Un no di speranza!”: Marine Le Pen, dopo il tweet di esultanza questa notte, si rallegra in un comunicato per la vittoria del no al referendum e “alla politica di ‘ultra-austerità’ assurda condotta da Matteo Renzi, politica voluta dall’Unione europea e imposta all’Italia”.
Congratulazioni al popolo italiano ed a @matteosalvinimi per questa bella vittoria ! #referendumcostituzionale
— Marion Le Pen (@Marion_M_Le_Pen) 5 dicembre 2016
11.22 – Salvini: “Non sosteniamo nessun governo di scopo”
“Non sosteniamo nessun Governo per fare la Legge elettorale”. Lo dice il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, in via Bellerio. “Siamo disponibili ad andare al voto con qualsiasi legge elettorale”, aggiunge.
11.16 – Zaia: “Mattarella sciolga le Camere”
“Renzi si è dimesso e Mattarella può solo sciogliere le Camere”. Lo ha detto il Governatore del Veneto Luca Zaia. “La partita della leadership del centro destra – ha aggiunto – si identificherà con le primarie come è giusto che sia perché è giusto che decidano i cittadini”. Zaia ha poi aggiunto che “non ho nessuna intenzione di candidarmi ed è auspicabile che si vada subito a votare perché è dal 2008 che non c’è un premier eletto”.
11.15 – Nardella: “Ripartiamo dai 13,5 milioni di sì”
In questo referendum “non dimentichiamo che 13 milioni e mezzo di italiani hanno detto si: 13,5 milioni di persone si sono rivolte a una formazione politica molto omogenea, il Pd e i suoi alleati. Noi ripartiremo da questi 13,5 milioni e lo faremo con grande responsabilità”. Lo ha detto a Unomattina il sindaco di Firenze Dario Nardella.
10.56 – Dijsselbloem: “I problemi delle banche italiane sono gli stessi di prima”
L’esito del referendum “non cambia davvero la situazione economica in Italia o nelle banche italiane, i problemi che abbiamo oggi sono quelli di ieri e bisogna occuparsene”: lo ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.
10.31 – Washington Post: “Rivolta populista”
“Il premier italiano si dimette in una rivolta populista”. Il sito del “Washington Post” apre con un pezzo dedicato all’esito del referendum in Italia, sottolineando come “l’establishment europeo sotto attacco abbia perso un altro round nel suo tentativo di respingere il movimento anti-elite”. La pesante sconfitta di Matteo Renzi rappresenta “una spinta significativa all’avanzata delle forze populiste nel Paese, poche settimane dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni negli Stati Uniti”, scrive il giornale.
10.28 – Moscovici: “Toccati dal risultato del referendum”
“Siamo stati tutti toccati dall’esito del referendum, Renzi ha scelto di dimettersi, voglio dire che è stato un buon premier che ha fatto importanti riforme sociali ed economiche. Abbiamo fiducia nelle autorità italiane, è un Paese solido su cui possiamo contare”: lo ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici entrando all’Eurogruppo.
10.21 – Il Sì vince a Milano, perde in Lombardia
Il Sì vince a Milano e perde in Lombardia: questo quanto emerge dai dati definitivi del voto sul referendum costituzionale. Milano ha infatti votato in controtendenza rispetto al dato nazionale attribuendo al Sì 343.637 voti pari al 51,1% e 328.440 al No (48,9%). I risultati definitivi in Lombardia hanno invece registrato una prevalenza di No, pari al 55,5%. I Sì sono rimasti fermi al 44,5%.I votanti sono stati 5.552.510, pari al 74,22% degli aventi diritto. Il Sì vince anche a Mantova, Monza, Bergamo ma va sotto negli asltri capoluoghi lombardi.
10.11 – Bernardo: “Lascio Ncd”
“La sconfitta al referendum, che segue di pochi mesi il risultato delle recenti elezioni amministrative, rappresenta il momento più basso della breve storia del Nuovo Centro Destra”. Così Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera, ha annunciato le sue dimissioni dal gruppo di Area Popolare.
9.54 – Steinmeier: “Preoccupazione per il voto in Italia”
Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha auspicato una rapida soluzione della crisi in Italia dicendo di guardare “con preoccupazione” l’esito del referendum. Intervenendo ad Atene dove è in visita ufficiale, Steinmeier ha detto che il risultato “non è certamente un contributo positivo in uno dei momenti più difficili per l’Europa”. Il ministro ha aggiunto di credere che Renzi “abbia fatto quanto giusto e necessario, ma per questo non è stato premiato dagli elettori”.
9.55 – Boccia: “Renzi deve dimettersi, congresso Pd a gennaio”
Renzi “deve seguire l’esempio di Bersani. Non ha più senso mantenere in vita un gruppo dirigente del genere. Bisogna andare al Congresso del Pd già a gennaio 2017 con Renzi dimissionario”: lo dice il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd) ad Agorà. “Ora – sostiene Boccia – si deve aprire il congresso, e Renzi se si vuole ricandidare lo deve fare da semplice iscritto al Pd. Se si chiude un ciclo si lascia il Partito libero di fare un confronto. Auspico martedì da Renzi un discorso in linea con quello da lui tenuto questa notte”.
9.48 – Boschi: “Avevamo immaginato un altro risveglio”
“Peccato. Avevamo immaginato un altro risveglio: istituzioni più semplici in Italia, paese più forte in Europa. Non è andata cosi. Ha vinto il no, punto. Adesso al lavoro per servire le Istituzioni. Mettiamo al sicuro questa legge di bilancio. Poi pubblicheremo il rendiconto delle tante cose fatte da questo Governo. A tutti i comitati, a tutti gli amici e le amiche che ci hanno dato una mano, grazie. Decideremo insieme come ripartire, smaltita la delusione. Un abbraccio”. Così il ministro Maria Elena Boschi su facebook.
9.41 – Salvini: “Italicum? No, andiamo a votare punto e basta”
“Uno splendido lunedì, pieno di gioia. Ora dico che bisogna votare il prima possibile, non stare qui otto mesi a pensare a Italicum corretto, non corretto, eccetera. Andiamo a votare punto e basta. Spero che i giudici della Consulta dicano subito se l’Italicum sta o non sta, perché ogni giorno che passa è un giorno perso”: lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, a Radio Padania.
9.40 – Piazza Affari vira in positivo
Piazza Affari vira in territorio positivo: l’indice All-share al momento infatti sale a 18.693,99 punti a +0,33%, mentre il Mib sale a 17.146,11 punti a +0,35%.
9.22 – Il No vince nel paese della Boschi, il Sì a Pontassieve e Rignano
Le città di cui sono originari i membri toscani del governo di Matteo Renzi hanno sostenuto i propri concittadini con il loro sì, tranne a Laterina (Arezzo) dove vive proprio il ministro delle riforme Maria Elena Boschi e dove, secondo i dati del sito del ministero dell’Interno, ha prevalso il no che ha ottenuto il 50,5%. Pontassieve (Firenze), dove risiede il premier, ha fatto registrare il sì al 62,8% e nella vicina Rignano sull’Arno, paese del quale Renzi è originario, il sì è arrivato al 58,4%. Anche la ‘terzà città di Renzi, Firenze, dove è stato sindaco, il sì ha ottenuto il 56,2%.
9.16 – Emiliano: “La nostra Costituzione è salva”
“Buonanotte a tutti. La nostra Costituzione è salva”. Lo ha scritto poche ore fa su Facebook il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (Pd), corredando la frase con l’immagine di tre bandiere dell’Italia.
9.08 – Nardella: “Abbiamo sbagliato, il voto è diventato politico”
“Ci dispiace molto, questa è una sconfitta che brucia”. Così il sindaco di Firenze Dario Nardella a Radio Capital commenta il voto sul referendum. E aggiunge: “E’ una sconfitta netta, come ha ammesso con grande chiarezza e senza alcun tipo di esitazione il presidente Renzi che, con quel bellissimo discorso di stanotte, ha dimostrato linearità, coerenza e amore per questo Paese”. “Noi probabilmente abbiamo sbagliato perché non siamo riusciti ad attirare davvero l’attenzione sulla sfida della riforma, a lasciare che il referendum diventasse invece un voto politico, un voto sul governo”.
9.06 – I media francesi: “Spettacolare rottamazione per Renzi”
“Spettacolare rottamazione per il presidente del Consiglio italiano sulla riforma costituzionale”. Così il sito di Liberation commenta la sconfitta di Matteo Renzi al referendum costituzionale sottolineando che “l’Italia ripiomba in un periodo di incertezza”. Per Le Monde, “Renzi aveva fatto del referendum sulla riforma costituzionale un fatto personale. E’ stato costretto a riconoscere la propria sconfitta dopo la bocciatura massiccia del suo progetto da parte degli elettori italiani”.
“Matteo Renzi si dimette dopo la bocciatura della sua riforma costituzionale”, scrive Le Figaro sul suo sito.
9.05 – Berlusconi: “Io decisivo, ho spostato il 5% dei voti”
“Sono stato decisivo, con la mia sola presenza in pochi giorni ho spostato almeno il 5% dei voti, anche molti di più. Senza di me non si va da nessuna parte”. Così il leader di Forza Italia sulle pagine del Corriere della Sera.
9.02 – Moscovici: “L’Italia è un Paese solido, ce la farà”
L’Italia è un “paese solido, con autorità solide e ho piena fiducia nel fatto che l’Italia potrà far fronte alla situazione”. A dichiararlo, commentando la notizia dell’annuncio delle dimissioni del premier Matteo Renzi, è stato il Commissario Europeo per gli Affari Economici, Pierre Moscovici, intervenuto su France 2. Dal punto di vista economico “il paese è estremamente stabile, è una grande economia, è un paese molto impegnato in Europa”, ha aggiunto, pur parlando di una ‘instabilità politicà testimoniata dai numerosi cambiamenti di governi dal dopoguerra.
9.01 – Violante: “Un voto politico”
La vittoria del No “è la netta conferma del sistema istituzionale esistente, con i problemi conseguenti di non stabilità e incertezza delle regole. È la conferma della mancanza di peso per l’interesse nazionale a favore di interessi regionali e locali. Un meccanismo che continua a renderci poco competitivi in Europa”. Lo afferma Luciano Violante in una intervista al Corriere della Sera.
9.00 – Borsa di Milano apre in calo: -1,8%
La Borsa di Milano apre in calo. L’indice Ftse Mib reagisce alle dimissioni di Matteo Renzi con un ribasso dell’1,8% a 16.774 punti. Affondano le banche con Unicredit in ribasso del 7,3% e Bpm del 5,4% mentre Mps non fa prezzo.
8.46 – Lombardi (M5s): “Renzi sconfitto insieme ai media”
“Non è che fossimo convinti che vincesse il Sì, ma c’è stato un condizionamento pesante di parte dei media”. E’ quanto afferma a Repubblica Roberta Lombardi (M5s), secondo cui “il premier ha personalizzato questa campagna referendaria come fosse un voto su di lui, non può che prendere atto che gli italiani non solo non l’hanno mai eletto, ma hanno sfiduciato la politica di questi tre anni”.
8.44 – Speranza: “Bene che il Pd non sia stato mega-comitato del Sì”
“Lavorerò per cambiare il Pd. In questa straripante vittoria del No c’è un pezzo irrinunciabile del centrosinistra. Adesso il partito deve farsi carico della governabilità del Paese”. E’ quanto afferma a Repubblica Roberto Speranza, leader della minoranza dem, secondo cui è un bene che il Pd “non sia stato solo un mega-comitato del Sì”, ma si sia riaffermata l’anima pluralista di un partito “che adesso è nostro dovere tenere unito”.
8.36 – Cuperlo: “Ko severo, ma ho difeso una coerenza”
“Un ko severo. Mediare sull’Italicum mi è costato fatica”. Così Gianni Cuperlo, sulle pagine del Corriere della sera, parla della sconfitta al referendum del premier Matteo Renzi. “Io ho cercato di tenere unito il Pd: in questo senso non mi sento sconfitto. Ho difeso una coerenza”. Alla domanda sul perché secondo lui abbia vinto il No, Cuperlo risponde: “E’ una sconfitta severa. Immaginare di guidare la rivolta contro la casta mentre si è seduti sulla poltrona più alta del governo si è rivelata una mossa sbagliata”.
8.36 – I media inglesi: “Ora è tempo di Italexit”
“Ora è tempo di Italexit”. Titola così il tabloid Daily Mail online nell’apertura del suo sito dedicata al risultato “shock” del referendum costituzionale in Italia, che domina tutti i media britannici. I giornali, in particolare quelli popolari, fanno un parallelismo col voto sulla Brexit che ha sancito lo scorso giugno l’uscita del Regno Unito dall’Ue. “Renzi era l’unico premier rimasto in Europa con una visione sul futuro dell’Ue”, scrive la Bbc in una analisi. “E’ un nuovo colpo all’elite Ue”, attacca invece il filo conservatore Daily Telegraph. Preoccupazione per le conseguenze economiche sul sito del Financial Times, che guarda all’euro “sotto pressione”, mentre il Guardian e il Times, dopo la “sconfitta pesante” del Sì al progetto renziano, si aspettano il “caos” sui mercati.
8.19 – Sueddeutsche Zeitung: “E’ il fiasco di Renzi”
“Renzi si è giocato tutto in maniera sciocca e senza alcun bisogno. Bisogna dirlo chiaramente”. È il giudizio netto della Sueddeutsche Zeitung, uno dei pochissimi quotidiani tedeschi a essere riuscito a inserire l’esito del referendum in Italia almeno nell’edizione cittadina di Monaco. Per la Sz, l’azzardo di legare la riforma al proprio destino politico è stato decisivo per la sconfitta. Il titolo del commento, pubblicato a pagina 4 è “Il fiasco di Renzi”. Il quotidiano teme che “la fine di una fase di rinnovamento, che tanta attenzione aveva fruttato all’estero” e conclude: “Ha vinto Beppe Grillo; il fondatore e guru del partito di protesta 5 stelle ha chiesto agli italiani di votare con la pancia invece che con la testa. Con rabbia. Se questo è il futuro dell’Italia, buonanotte”.
8.19 – Bersani: “La mucca ora è un toro”
“La mucca ora è un toro”: queste le parole di Pier Luigi Bersani riportate dal Corriere della Sera. “Aspettiamo di capire se è una mucca o un toro” aveva detto il leader della minoranza Pd, ieri sera alle 23, pregustando una vittoria clamorosa per poi esultare a mezzanotte: “E’ un toro”. Ricorre così alla metafora zootecnica felice di aver sventato il “governo del capo” e di avere fiutato il vento della protesta: la famosa “mucca del corridoio”.
8.12 – Padoan non va alla riunione dell’Eurogruppo
Fonti del Tesoro informano che il ministro Pier Carlo Padoan non parteciperà all’odierna riunione dell’Eurogruppo prevista a Bruxelles.
8.06 – Spread da 162 a 178 punti
Lo spread tra Btp e Bund apre con un balzo a 178 punti dai 162 di venerdì pomeriggio. Il rendimento del titolo decennale italiano torna al 2%.
7.58 – Dato definitivo Estero: il Sì al 64%
Il dato definitivo diffuso dal Viminale sul voto degli italiani all’estero vede prevalere il Sì alla riforma costituzionale con il 64,70% delle preferenze, 722.672 voti, contro il 35,30% del no, 394.253 voti. Le schede bianche sono state 9.297 pari allo 0,74 %, quelle nulle 119.174 pari al 9,56 %. Le schede contestate e non assegnate 533.
7.47 – Hollande: “Rispetto la decisione di Renzi”
François Hollande prende atto “con rispetto” dell’annuncio delle dimissioni di Matteo Renzi, al quale esprime “tutta la sua simpatia”. In un comunicato diffuso dall’Eliseo il presidente della Repubblica francese “auspica che l’Italia trovi in se stessa le risorse per superare questa situazione”. Hollande sottolinea quindi il “dinamismo” di Renzi e “le sue qualità messe al servizio di riforme coraggiose per il suo paese”. Il presidente francese afferma di condividere con Renzi , definito “protagonista impegnato di una relazione franco-italiana forte”, “la sua volontà di orientare l’Europa verso la crescita e l’occupazione”.
7.34 – Dato definitivo: Sì al 40,48%, No al 59,11
Il No alla riforma costituzionale, tra le sezioni Italia e Estero, ha ottenuto 19.419.507 voti al referendum con il 59,11% delle preferenze. Il Sì ha ottenuto, invece, il 40,89% con 13.432.208. E’ il dato definitivo diffuso dal Viminale. Gli elettori erano 50.773.284. I votanti sono stati 33.243.845 (il 65,47%) divisi così: Sì 40,89%, pari a 13.432.208 voti, No 59,11% pari a 19.419.507 voti. Le schede bianche sono state 83.417, pari allo 0,25%. Le nulle 306.952, pari allo 0,92%. Contestate 1.761, pari allo 0,00%.
7.31 – Dati definitivi estero, in totale 1 milione e 100mila voti
Arrivati i dati definitivi del voto degli italiani all’estero che vedono il Sì al 64,70% con 722.672 voti mentre il No si ferma al 35,30% con 394.253 voti. Nelle quattro ripartizioni (Europa, America settentrionale e centrale, America meridionale e Africa Asia Oceania Antartide) gli elettori erano 4.052.341. La partecipazione al referendum è stata sopra il 30% in tutte le ripartizioni, eccetto l’America meridionale dove si è attestata qualche frazione sopra il 25%.
5.44 – Spoglio del voto all’estero ancora in corso
Quando manca ancora lo spoglio di un centinaio di comunicazioni relative al voto all’estero per il referendum costituzionale, il risultato della consultazione degli italiani all’estero si attesta intorno al 65% per il Sì e al 35% per il No. Il risultato complessivo del voto Italia+estero vede il No al 59,16% e il Sì al 40,84%, con una differenza di circa 6 milioni di voti (19.391.461 per in No, 13.387.305 per il Sì).