La fiducia al Senato sulla Legge di Bilancio bloccherà qualsiasi modifica e impedirà a migliaia di idonei e vincitori di accedere a un posto di lavoro. Anche a quelli che hanno superato il concorsone Roma Capitale. Senza alcuna ‘riforma’ dell’emendamento approvato a fine novembre dalla V Commissione Bilancio alla Camera, resteranno valide fino al 31 dicembre 2017 solo le graduatorie approvate al momento dell’entrata in vigore del decreto legge D’Alia, ossia quelle a cui si è dato il via libera prima del 1 settembre 2013. Per tutte le altre non c’è alcuna certezza. “Se non ci sarà data, come a questo punto è quasi certo, la possibilità di una parziale rettifica dell’emendamento – ha spiegato a IlFattoQuotidiano.it Alessio Mercanti, presidente del Comitato nazionale XXVII ottobre – ci troveremo davanti a una ingiustificata, inaccettabile ed illegittima disparità di trattamento tra graduatorie concorsuali”.
In Italia, secondo quanto riporta il sito del Dipartimento della Pubblica amministrazione sono 4.471 le vittorie e 151.378 le idoneità, che non sono ancora sfociate nell’assunzione di decine di migliaia di concorsisti meritevoli. Secondo comitati e movimenti, solo gli idonei sarebbero almeno 150mila, dato che il monitoraggio ministeriale ha censito le graduatorie di oltre 4mila enti sui più di 23mila conteggiati dall’Ipa (Indice delle pubbliche amministrazioni).
L’EMENDAMENTO APPROVATO ALLA CAMERA – A fine novembre, la Commissione Bilancio della Camera ha approvato l’emendamento 52.148, che prevede la proroga delle graduatorie fino al 31 dicembre 2017. Ma non di tutte le graduatorie, bensì solo di quelle vigenti al momento dell’entrata in vigore del decreto D’Alia. Proprio l’articolo 4, comma 4, del decreto 101/2013, infatti, entrato in vigore il 31 agosto 2013 e convertito dalla legge 125 del 30 ottobre 2013, prorogava fino al 31 dicembre 2016, l’efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato. Erano tutelati, così, idonei e vincitori presenti negli elenchi vigenti alla data del 1 settembre 2013 (e approvati dopo la data del 30 settembre 2003), relativi ai concorsi delle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni.
I LIMITI DEL TESTO – Legando il nuovo testo all’entrata in vigore del decreto D’Alia, però, sono state tagliate fuori dalla proroga tutte le graduatorie approvate dopo il 1 settembre 2013. A segnalare la disparità sono stati, nelle scorse settimane, il Comitato nazionale XXVII ottobre, il Munvic (Movimento unico nazionale vincitori, idonei e concorsisti) e la deputata del Movimento 5 Stelle Tiziana Ciprini, che in un emendamento di cui era la prima firmataria chiedeva proroga di due anni per tutte le graduatorie vigenti al 31 dicembre 2016. Niente da fare: non solo la proroga resta a un anno (dunque fino a dicembre 2017 e non fino al 2018), ma ora non ci sarà alcun modo di modificare l’emendamento approvato a Montecitorio. A pagare saranno ancora una volta quei ragazzi che hanno fatto sacrifici, speso migliaia di euro e tempo prezioso per prepararsi e che rimarranno con un pugno di mosche in mano. “La fiducia al Senato su quel testo – spiega Mercanti – fa saltare la prevista ‘riformulazione’ dell’emendamento in favore di un allargamento della platea delle graduatorie soggette a proroga, erroneamente redatto ed approvato dalla V^ Commissione Bilancio”.
L’ALTERNATIVA – Il Comitato nazionale XXVII ottobre aveva chiesto una modifica della legge di Stabilità, prevedendo la proroga al 31 dicembre 2017 di tutte le graduatorie approvate successivamente al 30 settembre 2003 (la data dalla quale lo stesso decreto D’Alia faceva partire la validità). “A questo punto, se si blinda la legge di Stabilità – spiega il presidente Mercanti – chiediamo che venga approvato, come ogni anno, un decreto Milleproroghe dove inserire una specifica, analoga proroga per tutte le graduatorie approvate dal 1 settembre 2013, ovvero, quelle attualmente escluse dal testo in discussione al Senato. Se il prossimo governo e il Parlamento non saneranno quanto prima una simile ingiustizia, saremo costretti a tutelarci nelle sedi opportune”.