Lo chiama il “momento della verità”, si dice pronto a tornare in campo per la più difficile delle imprese (unire la sinistra) e lancia un avvertimento a Matteo Renzi. Nelle ore decisive della crisi di governo e alla vigilia della direzione Pd, è l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia a rilasciare un po’ a sorpresa un’intervista a Repubblica. Il suo è un messaggio alle forze che, almeno sulla carta, sono più vicine ai democratici, ma che negli ultimi tempi si sono sempre più allontanate dall’esecutivo. L’apertura non ha però convinto molto a sinistra. Da Nichi Vendola a Stefano Fassina ad Arturo Scotto la risposta è stata sempre la stessa: non ci alleiamo con chi ha contribuito ad arrivare a una situazione di logoramento tale dei rapporti. In campo Pd le reazioni sono state poche, anche perché oggi tutta l’attenzione è concentrata sulle dimissioni del presidente del Consiglio e sul futuro prossimo. Tra i pochi a parlare l’esponente della minoranza Gianni Cuperlo che ha definito le parole di Pisapia come “un segnale importante”.
Secondo l’ex primo cittadino è arrivato il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità e per questo, quando si andrà a votare, “al più presto possibile, con una legge elettorale che sia uguale per le due Camere, io sono pronto a tornare in campo”. Proprio Pisapia è stato uno dei pochi esponenti a sinistra che durante la campagna referendaria ha deciso di esporsi per il Sì alla riforma del Senato e proprio da quella posizione di compromesso e non di rottura vuole ora rilanciare il suo progetto. L’obiettivo è riunire sotto la bandiera di un nuovo soggetto politico il popolo di sinistra che non si riconosce nel Pd. Pisapia ha già un nome, “chiamiamolo Campo Progressista”, e si dice disponibile a un’alleanza leale con Renzi. A una condizione: che lui rompa con Angelino Alfano e con Denis Verdini.
L’ex sindaco solo un anno fa era stato protagonista del “grande rifiuto”, ovvero aveva deciso di non ricandidarsi per la guida di Milano lasciando il testimone al successore Beppe Sala. La sua decisione aveva fatto molto discutere: Pisapia aveva rivendicato la volontà di ritirarsi per tornare alla sua vita, ma al tempo stesso aveva pesato la distanza proprio con il leader Pd. Tanto che il ritiro sembra essere durato poco e ora rilancia la sua idea. “Matteo deve scegliere adesso”, ha spiegato su Repubblica, “se andare alle urne con la sinistra o no. Le elezioni sarebbero, per il Pd, il momento decisivo per le sue scelte. Renzi dovrebbe scegliere se guardare a un’alleanza a sinistra, formando un centrosinistra, o un’alleanza con il Nuovo Centro Destra che trasformerebbe il Pd in un partito geneticamente modificato. Il popolo del Pd, io lo conosco bene, non accetterebbe mai la seconda soluzione”.
Pisapia a questo proposito parla di “un’alleanza aperta” per la quale ha già deciso un nome: “Serve un’alleanza aperta, diamole un nome: Campo Progressista, che riunisca le forze di sinistra in grado di assumersi una responsabilità di governo. Non per motivi di potere ma per fare le cose di sinistra. Intendiamoci: anche questo governo ha fatto cose di sinistra, penso alle Unioni civili, ma ha dovuto fare anche altre cose che nascevano dalla necessità di arrivare a un compromesso con un partito di centro-destra. Questo non va più bene. Vanno unite associazioni, liste, pezzi di Sel e di Si”, ha detto Pisapia annunciando un appuntamento il 18 dicembre a Roma: “Ci saranno i sindaci che vogliono l’alleanza con i dem. Poi Bologna”. L’ex sindaco è consapevole che non avrà il sostegno di una parte della sinistra che invece è contraria alle alleanze con Renzi: “Non verranno quelli che ritengono il Pd un partito geneticamente modificato e non ritengono possibile nessuna alleanza. Io rispetto la loro posizione, ma noi vogliamo dare voce alla grande richiesta di unità del centrosinistra che ho sentito girando per l’Italia. E riuscire a parlare ai tanti disillusi che non sono più andati a votare, o hanno votato turandosi il naso. Dobbiamo restituire l’entusiasmo di fare politica agli italiani di sinistra che l’hanno perso”.
La proposta dell’ex primo cittadino fa rumore nel fronte di sinistra, dove i rapporti si sono logorati sempre di più negli ultimi tempi. Il primo a rispondere è stato il capogruppo alla Camera di Sinistra Italiana Arturo Scotto che sul tema non ha lasciato spazio a mediazioni: “A Pisapia dico con amicizia e affetto che è difficile che ricostruisca il campo del centrosinistra il suo killer, ovvero Matteo Renzi. Una sinistra fuori dal Pd può nascere solo se il progetto del Partito della Nazione viene sconfitto definitivamente”. Nessuna possibilità, almeno per il momento, che Si possa dare il suo contributo: “Gli elettori hanno bocciato non solo il progetto di riforma costituzionale ma anche un impianto di riforme sociali sbagliate. E un nuovo campo progressista si rifonda se c’è una discontinuità profonda con le politiche del governo Renzi, che come emerge dal voto referendario, ha allargato la frattura sociale. Lo dice persino Pierluigi Bersani, e una larga parte del Pd. Non basta sostituire Alfano con qualcos’altro, è necessario mettere tutti e due i piedi nella crisi, se si vuole evitare che sia la destra ad avvantaggiarsene definitivamente”. Doccia fredda anche da Nichi Vendola: “Tutte le sinistre si sono già unite nel referendum con il No: immaginare che adesso si debba costruire la sinistra del renzismo è fuori dalla realtà. Con tutta l’amicizia e il rispetto che ho per Giuliano Pisapia penso che il suo discorso sia fondato su ciclopiche rimozioni. Innanzitutto la rimozione di quanto il referendum manda a dire alle élite: quanto sia poco risarcibile con la propaganda la dimensione di crisi sociale, con i morti e feriti che la crisi ha lasciato sul campo”. Un intervento simile è quello fatto da Stefano Fassina che ha definito il progetto di Pisapia come un piano “rivolto al Palazzo”: “Non guarda alla faglia sempre più ampia creatasi nella società, non riconosce che l’impianto politico neoliberista del governo Renzi è frutto autonomo del Pd e non della presenza di Verdini e Alfano. Dove sta la sinistra di Pisapia sul piano sociale ed economico? Come si rapporta con il Jobs Act, con le trivelle, con la ‘buona scuola’, con i tagli alla sanità, con un governo che insiste sul Ttip e il Trattato di libero scambio col Canada?”. Non ci sta nemmeno Antonio Ingroia, presidente di Azioni Civile, che rinfaccia a Pisapia di aver sostenuto il fronte del Sì al referendum: “E’ quantomeno singolare che Giuliano Pisapia si candidi a unire il popolo della sinistra dopo essersi schierato per il sì al referendum costituzionale, condividendo il progetto di stravolgimento della Costituzione di Renzi, Alfano e Verdini”.
Silenzio sul fronte democratico invece, anche perché tutti sono concentrati sul futuro del partito nelle prossime ore. Tra i pochi a parlare c’è stato il responsabile Enti locali Matteo Ricci: “Progetto di Giuliano Pisapia è molto interessante. Il Pd deve essere pronto a dialogare. Esperienza dei sindaci per il governo del paese”, ha scritto su Twitter. Entusiasta invece il deputato dem Gianni Cuperlo, esponente della minoranza ma da sempre tra quelli che promuovono le mediazioni interne per evitare la rottura: “Quella di Giuliano Pisapia”, ha detto, “è un’intervista importante che dimostra che c’è una volontà di ricostruzione di un centrosinistra di governo civico, laico, largo. Fuori e dentro il Pd questa spinta esiste. Abbiamo già visto che quando si esprime, produce risultati significativi come a Milano, Bologna e Cagliari”.
Politica
Pisapia: “Pronto a unire la sinistra. Poi alleanza aperta con il Pd”. Bocciatura da Si e Vendola, solo Cuperlo apre
L'ex sindaco di Milano in un'intervista a Repubblica lancia la sfida al presidente del Consiglio: "Ma rompa con Alfano e Verdini". La sua idea è quella di creare un patto tra le forze responsabili per fare cose di sinistra: "E' il momento della verità". Il capogruppo di Sinistra Italiana Scotto: "Difficile che ricostruisca il centrosinistra il suo killer". Doccia fredda dell'ex governatore pugliese: "Fuori dalla realtà, ciclopiche rimozioni"
Lo chiama il “momento della verità”, si dice pronto a tornare in campo per la più difficile delle imprese (unire la sinistra) e lancia un avvertimento a Matteo Renzi. Nelle ore decisive della crisi di governo e alla vigilia della direzione Pd, è l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia a rilasciare un po’ a sorpresa un’intervista a Repubblica. Il suo è un messaggio alle forze che, almeno sulla carta, sono più vicine ai democratici, ma che negli ultimi tempi si sono sempre più allontanate dall’esecutivo. L’apertura non ha però convinto molto a sinistra. Da Nichi Vendola a Stefano Fassina ad Arturo Scotto la risposta è stata sempre la stessa: non ci alleiamo con chi ha contribuito ad arrivare a una situazione di logoramento tale dei rapporti. In campo Pd le reazioni sono state poche, anche perché oggi tutta l’attenzione è concentrata sulle dimissioni del presidente del Consiglio e sul futuro prossimo. Tra i pochi a parlare l’esponente della minoranza Gianni Cuperlo che ha definito le parole di Pisapia come “un segnale importante”.
Secondo l’ex primo cittadino è arrivato il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità e per questo, quando si andrà a votare, “al più presto possibile, con una legge elettorale che sia uguale per le due Camere, io sono pronto a tornare in campo”. Proprio Pisapia è stato uno dei pochi esponenti a sinistra che durante la campagna referendaria ha deciso di esporsi per il Sì alla riforma del Senato e proprio da quella posizione di compromesso e non di rottura vuole ora rilanciare il suo progetto. L’obiettivo è riunire sotto la bandiera di un nuovo soggetto politico il popolo di sinistra che non si riconosce nel Pd. Pisapia ha già un nome, “chiamiamolo Campo Progressista”, e si dice disponibile a un’alleanza leale con Renzi. A una condizione: che lui rompa con Angelino Alfano e con Denis Verdini.
L’ex sindaco solo un anno fa era stato protagonista del “grande rifiuto”, ovvero aveva deciso di non ricandidarsi per la guida di Milano lasciando il testimone al successore Beppe Sala. La sua decisione aveva fatto molto discutere: Pisapia aveva rivendicato la volontà di ritirarsi per tornare alla sua vita, ma al tempo stesso aveva pesato la distanza proprio con il leader Pd. Tanto che il ritiro sembra essere durato poco e ora rilancia la sua idea. “Matteo deve scegliere adesso”, ha spiegato su Repubblica, “se andare alle urne con la sinistra o no. Le elezioni sarebbero, per il Pd, il momento decisivo per le sue scelte. Renzi dovrebbe scegliere se guardare a un’alleanza a sinistra, formando un centrosinistra, o un’alleanza con il Nuovo Centro Destra che trasformerebbe il Pd in un partito geneticamente modificato. Il popolo del Pd, io lo conosco bene, non accetterebbe mai la seconda soluzione”.
Pisapia a questo proposito parla di “un’alleanza aperta” per la quale ha già deciso un nome: “Serve un’alleanza aperta, diamole un nome: Campo Progressista, che riunisca le forze di sinistra in grado di assumersi una responsabilità di governo. Non per motivi di potere ma per fare le cose di sinistra. Intendiamoci: anche questo governo ha fatto cose di sinistra, penso alle Unioni civili, ma ha dovuto fare anche altre cose che nascevano dalla necessità di arrivare a un compromesso con un partito di centro-destra. Questo non va più bene. Vanno unite associazioni, liste, pezzi di Sel e di Si”, ha detto Pisapia annunciando un appuntamento il 18 dicembre a Roma: “Ci saranno i sindaci che vogliono l’alleanza con i dem. Poi Bologna”. L’ex sindaco è consapevole che non avrà il sostegno di una parte della sinistra che invece è contraria alle alleanze con Renzi: “Non verranno quelli che ritengono il Pd un partito geneticamente modificato e non ritengono possibile nessuna alleanza. Io rispetto la loro posizione, ma noi vogliamo dare voce alla grande richiesta di unità del centrosinistra che ho sentito girando per l’Italia. E riuscire a parlare ai tanti disillusi che non sono più andati a votare, o hanno votato turandosi il naso. Dobbiamo restituire l’entusiasmo di fare politica agli italiani di sinistra che l’hanno perso”.
La proposta dell’ex primo cittadino fa rumore nel fronte di sinistra, dove i rapporti si sono logorati sempre di più negli ultimi tempi. Il primo a rispondere è stato il capogruppo alla Camera di Sinistra Italiana Arturo Scotto che sul tema non ha lasciato spazio a mediazioni: “A Pisapia dico con amicizia e affetto che è difficile che ricostruisca il campo del centrosinistra il suo killer, ovvero Matteo Renzi. Una sinistra fuori dal Pd può nascere solo se il progetto del Partito della Nazione viene sconfitto definitivamente”. Nessuna possibilità, almeno per il momento, che Si possa dare il suo contributo: “Gli elettori hanno bocciato non solo il progetto di riforma costituzionale ma anche un impianto di riforme sociali sbagliate. E un nuovo campo progressista si rifonda se c’è una discontinuità profonda con le politiche del governo Renzi, che come emerge dal voto referendario, ha allargato la frattura sociale. Lo dice persino Pierluigi Bersani, e una larga parte del Pd. Non basta sostituire Alfano con qualcos’altro, è necessario mettere tutti e due i piedi nella crisi, se si vuole evitare che sia la destra ad avvantaggiarsene definitivamente”. Doccia fredda anche da Nichi Vendola: “Tutte le sinistre si sono già unite nel referendum con il No: immaginare che adesso si debba costruire la sinistra del renzismo è fuori dalla realtà. Con tutta l’amicizia e il rispetto che ho per Giuliano Pisapia penso che il suo discorso sia fondato su ciclopiche rimozioni. Innanzitutto la rimozione di quanto il referendum manda a dire alle élite: quanto sia poco risarcibile con la propaganda la dimensione di crisi sociale, con i morti e feriti che la crisi ha lasciato sul campo”. Un intervento simile è quello fatto da Stefano Fassina che ha definito il progetto di Pisapia come un piano “rivolto al Palazzo”: “Non guarda alla faglia sempre più ampia creatasi nella società, non riconosce che l’impianto politico neoliberista del governo Renzi è frutto autonomo del Pd e non della presenza di Verdini e Alfano. Dove sta la sinistra di Pisapia sul piano sociale ed economico? Come si rapporta con il Jobs Act, con le trivelle, con la ‘buona scuola’, con i tagli alla sanità, con un governo che insiste sul Ttip e il Trattato di libero scambio col Canada?”. Non ci sta nemmeno Antonio Ingroia, presidente di Azioni Civile, che rinfaccia a Pisapia di aver sostenuto il fronte del Sì al referendum: “E’ quantomeno singolare che Giuliano Pisapia si candidi a unire il popolo della sinistra dopo essersi schierato per il sì al referendum costituzionale, condividendo il progetto di stravolgimento della Costituzione di Renzi, Alfano e Verdini”.
Silenzio sul fronte democratico invece, anche perché tutti sono concentrati sul futuro del partito nelle prossime ore. Tra i pochi a parlare c’è stato il responsabile Enti locali Matteo Ricci: “Progetto di Giuliano Pisapia è molto interessante. Il Pd deve essere pronto a dialogare. Esperienza dei sindaci per il governo del paese”, ha scritto su Twitter. Entusiasta invece il deputato dem Gianni Cuperlo, esponente della minoranza ma da sempre tra quelli che promuovono le mediazioni interne per evitare la rottura: “Quella di Giuliano Pisapia”, ha detto, “è un’intervista importante che dimostra che c’è una volontà di ricostruzione di un centrosinistra di governo civico, laico, largo. Fuori e dentro il Pd questa spinta esiste. Abbiamo già visto che quando si esprime, produce risultati significativi come a Milano, Bologna e Cagliari”.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.