Sono una bella somma 95mila euro. Mario Melazzini, fino a pochi giorni fa presidente e oggi direttore generale dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, li ha spesi in sei mesi per quelli che sul sito della stessa agenzia che fa capo al ministero della Salute vengono definiti come “viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici”. Sono tanti? Sono il giusto? Per ogni valutazione bisogna tenere conto che, sempre secondo quanto comunicato dall’Aifa, Melazzini non ha percepito compensi per ricoprire il ruolo di presidente, ma solo rimborsi spese. E bisogna tenere conto delle sue condizioni di salute, che di certo comportano maggiori costi negli spostamenti. Melazzini infatti è da anni su una sedia a rotelle dopo una diagnosi di Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Condizioni che in passato sono finite al centro del caso sollevato dal Comitato 16 novembre, un’associazione di malati di Sla e loro familiari, che è ha presentato un esposto sollevando il dubbio che Melazzini non sia in realtà affetto da Sla ma da sindrome “diversa”. Esposto archiviato dal giudice per le indagini preliminari di Pavia, che però ha negato l’acquisizione della sua cartella clinica.
Tronando ai 95mila euro di rimborsi per i viaggi di servizio, quando nelle scorse settimane lanotiziagiornale.it ha dato conto di quell’importo giudicandolo esorbitante, ilfattoquotidiano.it ha contattato l’Aifa per cercare di avere un dettaglio di quei costi, che nella sezione trasparenza del sito dell’agenzia sono suddivisi solo tra spese di trasporto (65.664 euro), di alloggio (26.163 euro) e di vitto (3.896 euro). Quali e quanti sono i viaggi compiuti da Melazzini in qualità di presidente nei primi sei mesi dell’anno? Una domanda semplice semplice. Ma è rimasta senza risposta. Ilfatto.it ci ha provato prima con l’ufficio stampa. Silenzio. Poi presentando una richiesta di accesso agli atti in modo da prendere visione dei documenti e delle ricevute relative ai viaggi di Melazzini e da poter così ricostruire l’elenco delle sue missioni. Richiesta respinta, con l’argomentazione spesso usata dalla pubblica amministrazione per non fornire l’informazione richiesta, ovvero che il giornalista non ha “un interesse diretto, concreto e attuale corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l’accesso”.
L’Aifa, nella lettera inviata per negare l’accesso agli atti, qualcosa in più però lo dice. I 95mila euro comprendono anche le spese di viaggio e pernottamento dell’assistente di cui necessita Melazzini a causa delle sue condizioni di salute. E fin qui niente da dire. Ma non si capisce perché l’elenco dei suoi viaggi debba rimanere segreto, al di là delle spiegazioni generiche fornite dall’Aifa. E cioè che Melazzini, residente a Milano, passa tre/quattro giorni (e relative notti) a settimana a Roma, dove ha sede l’Aifa e dove alloggia “insieme alla persona che gli presta la necessaria assistenza presso lo stesso albergo in cui ha alloggiato anche il precedente presidente del cda dell’agenzia”. E che i 65mila euro e passa spesi per il trasporto sono “in particolare per i trasferimenti Milano-Roma e Roma-Milano, per il presidente e per l’assistente alla persona in quanto impossibilitato a viaggiare da solo, nonché per i trasporti in autovettura dall’aeroporto all’agenzia e viceversa e per i vari motivi istituzionali sia su Roma che sul territorio”.
La scarsa trasparenza mostrata dall’Aifa sulle spese di viaggio si va ad aggiungere alle polemiche che nei mesi scorsi hanno coinvolto l’agenzia durante la presidenza di Melazzini, quando non hanno coinvolto lui direttamente. Come nel caso dei compensi percepiti, nonostante le assenze dal Pirellone, come consigliere regionale della Lombardia grazie alla presentazione di un certificato medico che però non gli impediva di partecipare negli stessi giorni ad eventi per conto dell’Aifa. Compensi, che una volta tirato fuori il caso dal M5S, Melazzini ha restituito, prima di decidere di dimettersi dal consiglio regionale. Per non parlare dei 60mila euro più Iva spesi dall’Aifa per partecipare con uno stand al meeting di Rimini di Comunione e liberazione, movimento a cui appartiene lo stesso Melazzini. Fino alle polemiche per le coperture che, secondo un’interrogazione parlamentare del senatore di Ala Lucio Barani, Melazzini ha garantito all’ex direttore generale Luca Pani per evitare che restituisse i 647mila euro di compensi extra percepiti rispetto al tetto da 240mila euro stabilito per il pubblico impiego. Lo stesso Pani che a metà novembre è stato sostituito proprio da Melazzini, scelto dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin come nuovo direttore generale. Con quale compenso? L’informazione è pubblica ed entro 90 giorni dalla nomina dovrà essere messa nero su bianco sul sito dell’Aifa. Nonostante ciò, anche a questa domanda l’Aifa per il momento ha preferito non rispondere. Altra questione di trasparenza di cui a breve potrebbe essere chiamato a occuparsi anche Fabio Mazzeo, attuale capo ufficio stampa del ministro Lorenzin, pronto a diventare responsabile della comunicazione dell’Aifa. Una notizia che nei corridoi dell’agenzia ha già provocato più di un mugugno.