Francesco Corallo e Amedeo Laboccetta arrestati dall’antimafia. Il principale imprenditore internazionale delle slot machine e re dei casinò ai Caraibi e l’ex parlamentare sono finiti agli arresti insieme a professionisti attivi nel settore a vario titolo nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Gli arresti, avvenuti anche all’estero, sono stati eseguiti dallo Scico della Guardia di Finanza in contemporanea a perquisizioni in numerosi Stati (Antille Olandesi, Regno Unito, Canada e Francia) e sequestri di numerosi beni e conti correnti per centinaia di milioni di euro. L’inchiesta della magistratura romana riguarda un’associazione per delinquere transnazionale che riciclava in tutto il mondo i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery.

Tra gli indagati ci sono anche Sergio e Giancarlo Tulliani, suocero e cognato dell’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini. Nell’inchiesta su un maxiriciclaggio da 200 milioni legato alle slot entra anche la vicenda della casa di Montecarlo, già al centro di una indagine che nel 2010 lambì l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini. In particolare, secondo quanto accertato dai pm di Roma, Giancarlo Tulliani avrebbe messo a disposizione di uno degli arrestati, Rudolf Baetsen (ritenuto “braccio destro di Corallo”), legato all’imprenditore Corallo, due società offshore per poter far transitare i soldi destinati alle Antille. In base all’impianto accusatorio Baetsen si sarebbe mosso per finanziare l’acquisto dell’appartamento di Montecarlo che era stata di proprietà di Alleanza Nazionale attraverso tre società offshore riconducibili a Giancarlo Tulliani.

IL GIRO DI SOLDI E IL DECRETO LEGGE NELLA CAUSALE DEL BONIFICO
Nello specifico, secondo il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, “in concorso tra loro Giancarlo Tulliani quale titolare del conto corrente estero acceso presso la Compagnie Monegasque de Banque S.A. (Monaco), Sergio Tulliani quale titolare di conto corrente estero acceso presso Kbc Bank Nv di Bruxelles, mettevano a disposizione detti conti per ricevere ingenti somme di denaro dal conto corrente della società Ifps acceso presso la Fcib (First Caribbean International Bank) di Saint Maarten, riconducibile a Corallo Francesco, su cui era delegato ad operare Rudolf Baetsen, al fine di ostacolarne l’identificazione della provenienza delittuosa (peculato), consentendo la realizzazione del segmento finale del flusso di denaro tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco, Belgio“. Non solo. Nelle carte dell’inchiesta condotta dalla Procura di Roma si legge anche di un bonifico di 2,4 milioni di euro, con la casuale “liquidation foreign assets – decree 78/2009, 2.4M Euro”, finito nel 2009 a Sergio Tulliani. Secondo gli inquirenti, il decreto legge del quale si parla fa riferimento all’articolo 21 del dl 78 del 2009, ovvero quello inerenti al rilascio di concessioni in materia di giochi.

Da dove provenisse il denaro è spiegato in un altro passaggio dell’ordinanzza del gip di Roma Simonetta D’Alessandro: “Dopo che Joyeusaz Bernardo e Laboccetta Amedeo, tra novembre 2004 e febbraio 2005, trasferivano € 25.238.450,00 (a fronte di Preu per l’anno 2004 non versato o versato in ritardo per euro 33.937.436,00), sul conto corrente olandese nr. 24.23.34.474 intestato alla società Atlantis World Management N.V. acceso presso la Fortis Bank Baetsen, nell’anno 2006, trasferiva € 7.540.000 ($ 9.555.422,00) sul conto corrente nr. 10040278 intestato alla società offshore International Financial Planning Services Ltd acceso presso la Fcib (First Caribbean International Bank) di Saint Maarten, riconducibile a Corallo Francesco, nuovamente trasferiti, in parte, (nel 2009) con bonifico di $ 281.387,49 a favore di Tulliani Giancarlo e con bonifico di $ 3.599.807,49 a favore di Tulliani Sergio con la specifica “liquidation foreign assets – decree 78/2009, 2.4M Euro”.

LA CASA DI MONTECARLO DEL COGNATO DI FINI
Negli atti dell’inchiesta, come detto, viene svelata anche la storia della casa di Montecarlo, che nel 2010 creò non pochi imbarazzi a Gianfranco Fini. La vicenda inizia nel 2008 quando l’immobile di boulevard Princesse Charlotte, 14, di proprietà del partito Alleanza Nazionale (lo aveva ricevuto come donazione) viene venduto alla offshore Printemps, società che – si legge nell’ordinanza – è “riconducibile a Giancarlo Tulliani, che ha abitato nell’appartamento in questione e ha lì trasferito la sua residenza il primo gennaio 2009. Tulliani, de resto, risulta iscritto all’Aire-Ambasciata d’Italia Monaco, proprio dal primo gennaio 2009, con l’indirizzo “BD Princesse Charlotte 14 – Montecarlo (Principato di Monaco)”. Pochi mesi dopo, l’immobile viene nuovamente venduto, dalla Printemps alla società caraibica Timara: “Il prezzo di quest’ultima compravendita veniva fissato in € 330.000,00 (€ 330.000,00 e costi di € 30.100,00), vale a dire proprio la cifra bonificata dal conto caraibico di Corallo”. Gia anni fa la procura di Roma aveva indagato sul prezzo della vendita tra An e e Printemps, archiviando il fascicolo. In questa vecchia indagine c’è anche una nota dell’allora Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, indirizzata al Procuratore di Roma, “con la quale veniva trasmessa una missiva del Primo Ministro di Saint Lucia (EE) King Stephenson, datata 2010, nella quale, il Primo Ministro affermava che Tulliani Giancarlo era il titolare effettivo delle società Printemps Ltd, Timara Ltd e Jaman Directors Ltd”. La stessa lettera poi è stata ritrovata nell’ufficio di Corallo nella sede dell’Atlantis Casino, in Sint. Maarten, durante una perquisizione.

AMEDEO LABOCCETTA, DAL FRONTE DELLA GIOVENTU’ ALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA
Laboccetta, napoletano, cresciuto nel Fronte della Gioventù e poi nel Msi, legato in particolare alla figura del repubblichino Pino Romualdi. In Parlamento con Alleanza Nazionale è stato deputato e componente della commissione Antimafia. Dopo la mancata rielezione, è rimasto comunque dentro Forza Italia, partito per il quale è vicesegretario regionale in Campania. Il legame tra Laboccetta e Corallo è di lunghissima data. Già nel novembre 2011 Laboccetta si era opposto al sequestro di un pc trovato durante una perquisizione della Guardia di Finanza negli uffici di dell’imprenditore. La Giunta per le autorizzazioni della Camera aveva quindi respinto la richiesta della Procura e Laboccetta aveva infine consegnato alla Procura di Milano il computer dal quale però erano stati cancellati alcuni contenuti.

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