E’ scontro al Consiglio regionale del Lazio sulla nomina del nuovo segretario generale. La dirigente chiamata a ricoprire l’incarico non ha ‘i requisiti richiesti dalla legge’, denuncia una delle sigle sindacali dei dirigenti regionali, la Direr. Il Movimento Cinque Stelle è già alla seconda interrogazione sul caso. “La Regione continua a dare risposte evasive e assolutamente insoddisfacenti”, contesta la prima firmataria, la consigliera Valentina Corrado. Che annuncia: “Non ci fermiamo, l’incarico va revocato e dichiarata nulla l’assunzione della dirigente. Ci rivolgeremo anche alla Corte dei Conti e all’Autorità anticorruzione guidata da Cantone”. Una poltrona pesante quella dell’attuale segretario regionale, il più alto vertice dell’amministrazione del Consiglio. Che oggi vale una cifra che sfiora i 170mila euro l’anno. Gli stessi che la dirigente nominata, la dottoressa Cinzia Felci, prendeva per la precedente funzione e che continuerà a percepire senza variazioni.
Nel 2004 la Felci risulta vincitrice di un concorso per un posto da dirigente amministrativo al comune di Velletri, in provincia di Roma. Il giorno dopo aver preso servizio, in base alle procedure di mobilità, fa domanda di trasferimento alla Regione Lazio. Dove approda l’anno seguente. Nel 2005, dopo un breve passaggio in Giunta regionale, viene inviata a Bruxelles a dirigere l’area relazioni con l’Unione europea. Torna a Roma nel 2010 e si occupa di programmazione economica. Fino al 2014, quando arriva la nomina a capo del Servizio di coordinamento amministrativo delle strutture di supporto degli organismi autonomi. A quel punto si riaccendono le polemiche su un percorso di carriera ritenuto da molti quantomeno anomalo. E’ gennaio 2015 quando il M5S presenta una prima interrogazione, denunciando ‘palesi irregolarità’ nelle procedure di inquadramento e di assunzione della dirigente. Scrivono i pentastellati: “Quando partecipa al concorso per la dirigenza del comune di Velletri la Felci non è in possesso dei requisiti richiesti dal decreto legislativo 165/2001”. E in ogni caso: “La Regione non avrebbe potuto procedere all’assunzione per le procedure di mobilità. Al momento della richiesta non c’erano posti disponibili in pianta organica per personale proveniente da altre amministrazioni”. Rincara la dose Roberta Bernardeschi, segretaria regionale della Direr: “Nel 2004, quando la Felci arriva in Regione, avevamo 400 dirigenti in sovrannumero. Per lei fu creata appositamente una posizione. Soppressa due mesi dopo, quando fu inviata alla sede europea”.
Chiamata in causa dai Cinque stelle, la Giunta regionale, per voce dell’assessore Rita Visini, all’interrogazione replica così: “La Regione non è istituzionalmente competente a procedere all’annullamento di atti adottati da altre amministrazioni”. Ergo: se il concorso del Comune di Velletri risulta viziato, ne risponde quell’amministrazione e non la Regione. “Il solito scaricabarile”, per la grillina Valentina Corrado. “Eppure”, dice, “legge e giurisprudenza amministrativa parlano chiaro. I vizi nei procedimenti di assunzione nei pubblici uffici sono vizi di nullità che devono essere rilevati da qualsiasi amministrazione ne prenda coscienza”.
Ma da quel momento nulla si muove. Almeno fino a settembre 2016, quando la carriera della dottoressa Felci fa un ulteriore balzo in avanti. Quello decisivo. Viene nominata dall’ufficio di presidenza della Pisana segretario generale con funzioni vicarie ‘perché ritenuta idonea per la sua specifica competenza e per l’esperienza maturata’. In Consiglio le acque si agitano nuovamente. I Cinque stelle presentano una seconda interrogazione, integrata stavolta dalla perizia disposta dalla Procura della Repubblica di Roma e partita dopo un esposto del loro gruppo consiliare. La consulenza tecnica d’ufficio è affidata al professore di diritto del lavoro Domenico Mezzacapo che giunge a due conclusioni. La prima: viene confermato che per l’assunzione della Felci nei ruoli dirigenziali del comune di Velletri mancano i requisiti di anzianità richiesti dalla legge. La seconda: l’assenza di tali requisiti rende nulla l’assunzione presso la Regione e nulli tutti gli atti di inquadramento dirigenziale successivi. “Parole chiare, inequivocabili”, per i Cinque stelle. ‘Parole di parte’ per l’assessore regionale Fabio Refrigeri. Tocca a lui rispondere nell’aula del Consiglio ai grillini. “Non essendoci nel procedimento penale relativo alla nomina della Felci nessun rinvio a giudizio, né provvedimento di condanna”, dice, “non esistono presupposti per l’adozione di atti obbligatori da parte della Regione”. “Stupidaggini”, secondo la Direr. “Le responsabilità dell’amministrazione sono in primis amministrative, civili e contabili. Altrimenti cosa amministriamo a fare?”, chiosa la segretaria Bernardeschi. Che aggiunge: “Siamo in presenza di procedure totalmente illegittime, tant’è che il Ctu del Tribunale ritiene che la Regione avrebbe dovuto chiedere i danni erariali. Invece, continua a difendere questa persona ignorando ogni responsabilità. Questa non è una battaglia contro la Felci, ma per la chiarezza e la trasparenza contro l’acquisizione di posizioni nella pubblica amministrazione con concorsi addomesticati. Ci sono soggetti che attraverso meccanismi traversi acquisiscono la qualifica di dirigente e poi la continuano ad esercitare per usucapione. Questo è inaccettabile”.
E la diretta interessata cosa ne pensa? Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare Cinzia Felci ma dagli uffici del segretario regionale tutto tace. Chiarito, invece, il mistero del resoconto stenografico della seduta in cui si è discusso il caso. Sparito dal sito del Consiglio per qualche giorno, è tornato al suo posto. Con l’intervento integrale della consigliera Corrado e senza omissis.