La prima foreign fighter italiana arruolata tra le fila dell’Isis è stata condannata: 9 anni di reclusione per terrorismo internazionale. E’ questa la pena inflitta a Maria Giulia Fatima Sergio, la 29enne di Inzago, nel Milanese, che, se ancora viva, si troverebbe in Siria da oltre due anni a combattere. Oltre a lei, la Corte d’Assise di Milano ha condannato anche il padre di Fatima, Sergio Sergio, a 4 anni, e il marito, l’albanese Aldo Kobuzi, a 10 anni. La Corte ha emesso anche altre 3 condanne fino a 9 anni. Si tratta della prima sentenza in Italia a carico di foreign fighter.
La Corte, presieduta da Ilio Mannucci, ha comminato per tutti gli imputati pene in linea con quelle chieste dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, prima a capo del pool antiterrorismo milanese e ora alla Dna, e dal pm Paola Pirotta. Come pena più alta i pm avevano chiesto 9 anni, mentre ad Aldo Kobuzi sono stati inflitti 10 anni (le motivazioni del verdetto tra 90 giorni).
I giudici, sempre come richiesto dai pm, hanno concesso, però, le attenuanti generiche solo al padre della giovane, l’unico accusato di organizzazione del viaggio con finalità terroristiche mentre gli altri cinque imputati (tutti latitanti) rispondevano dall’accusa di terrorismo internazionale come presunti appartenenti al sedicente Stato Islamico. A 9 anni di carcere, come Fatima, è stata condannata la cosiddetta ‘maestra’ Haik Bushra, cittadina canadese che si troverebbe in Arabia Saudita, mentre a 8 anni sono state condannate Donika Coku e Seriola Coku (anche loro sarebbero in Siria), rispettivamente madre e sorella di Aldo Kobuzi, partito per andare a combattere con le milizie dell’Is nell’autunno del 2014, dopo un matrimonio via Internet con Fatima che si è convertita all’Islam nel 2008 e si è poi radicalizzata sul web.
Il padre di Fatima, invece, venne arrestato assieme alla moglie Assunta Buonfiglio e alla figlia Marianna (la prima è morta, la seconda è stata già condannata) nel luglio del 2015 perché, stando alle indagini, erano tutti in procinto di partire per raggiungere la figlia che li incitava ad unirsi a lei via Skype con frasi del tipo: “Noi qui ammazziamo i miscredenti, tagliamo le teste e conquisteremo Roma”. La famiglia Sergio, originaria della Campania, viveva a Inzago, nel Milanese. Nell’ambito dell’inchiesta, tra l’altro, sono state già emesse condanne in abbreviato nei mesi scorsi, tra cui quella a 5 anni e 4 mesi di carcere per Marianna Sergio, sorella di Maria Giulia.
Sergio Sergio “non vuole più avere niente a che fare con lei” e con l’altra figlia Marianna. Lo ha spiegato il legale, l’avvocato Erika Galati, ribadendo quindi anche oggi, dopo il verdetto, che il padre ha interrotto i rapporti con le figlie. Per il difensore, Sergio Sergio, “non meritava la condanna, noi abbiamo fatto tutto il possibile e le sentenze, però, vanno rispettate”. Il legale ha ribadito anche quella che era la linea difensiva espressa in udienza anche dall’imputato nell’interrogatorio: “Non voleva andare in Siria per combattere, lui voleva solo tenere unita la famiglia e le figlie lui le ha sempre subite”. “Tu ci hai sempre ingannato, hai fatto finta di essere un musulmano e ne risponderai davanti a Dio, pentiti davanti a Dio e all’unica religione che è l’Islam, tu che hai tradito anche la mamma”, scriveva Marianna Sergio (è in carcere) in una lettera al padre, depositata dalla difesa dell’uomo nella scorsa udienza.