Cinque giorni di autosospensione per capire le accuse nei suoi confronti. E oggi Beppe Sala ritorna a Palazzo Marino. “Torno a fare il Sindaco, certo della mia innocenza verso un’accusa che non costituisce un condizionamento della mia attività” scrive in un lungo post su Facebook in cui sottolinea di aver saputo dai giornalisti di essere indagato nell’indagine sulla Piastra per Expo. L’ex numero uno dell’Esposizione universale sembra più tranquillo e forse rassicurato dai tanti che gli hanno chiesto di tornare al suo posto, compreso l’ex premier Matteo Renzi. Ancora questa mattina Matteo Salvini, segretario della Lega, sollecitava il primo cittadino: Sala dovrebbe aver presente che fa il sindaco non è un bambino isterico che litiga con gli amici ai giardinetti, se non ha tempo o voglia di fare il sindaco a Milano o preferisce farsi candidare a Roma alle prossime elezioni lo dica e non prenda scuse” bollando l’autosospensione come “una buffonata che Milano non merita. “Alzi le chiappe e venga in ufficio a lavorare, se ha la coscienza sporca si dimetta” è l’invito esplicito del segretario della Lega.
“Ho apprezzato la disponibilità della Procura Generale. Vorrei inoltre ringraziare i circa 400 sindaci che hanno firmato l’appello di questi giorni: si tratta non solo di una dimostrazione di stima e di vicinanza nei miei confronti, ma anche di una lucida esposizione delle condizioni necessarie perché un amministratore possa svolgere bene il suo compito a favore dei cittadini. Ma vorrei soprattutto dire grazie ai tanti cittadini milanesi (e non solo) che hanno dimostrato di comprendere il mio gesto cogliendone senso e significato. Milano – si legge nel post – ha il dovere di condurre la ripresa del nostro Paese anche attraverso la conferma di un modello amministrativo che mette al centro del suo operato trasparenza e legalità”. La decisione di Sala piace a Palazzo Chigi; il premier Paolo Gentiloni ha chiamato stamattina Sala per esprimergli apprezzamento per la scelta di tornare alla sua responsabilità di primo cittadini, scelta, secondo Gentiloni, fatta nell’interesse di Milano e dei milanesi.
Ieri il suo legale, Salvatore Scuto ha incontrato il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso e il procuratore aggiunto Felice Isnardi. L’incontro fra il legale e la Procura è durato meno di venti minuti. Non esclusa la possibilità di farsi interrogare. Un’ipotesi che non dispiacerebbe a Sala. Al sindaco però sarebbe però stato suggerito di aspettare dopo un esame approfondito del fascicolo sulle sue contestazioni di falso ideologico e materiale. Di certo due coimputati hanno deciso di opporsi alla proroga delle indagini (chiesta dalla Procura generale che ha avocato a sé l’inchiesta dopo che i pm avevano chiesto l’archiviazione): gli ex manager di Expo Angelo Paris e Antonio Acerbo, che hanno patteggiato in altre inchieste sull’esposizione universale.