Ci sono state le porcate, c’è stato il Mattarellum e c’è stato e ancora c’è il Tatarellum. E poi si può fare alla francese, alla spagnola, perfino alla greca. Siccome l’Italia voleva dire la sua, si è fatto un Italicum, appunto. Il maggioritario che in Italia mai e il proporzionale puro da Prima Repubblica. Ora tutto si è rovesciato. L’Italicum che piaceva a Renzi e al Pd non piace più al Pd che prima ha fatto un “accordo quadro” con Gianni Cuperlo per modificarlo e poi ripescato il Mattarellum contro il quale aveva votato nel 2013 (con Giachetti in sciopero della fame che votava solo con il M5s. Al contrario i Cinquestelle hanno sempre combattuto l’Italicum (“Va cancellata perché antidemocratica e anticostituzionale” dissero a settembre) e ora sostengono che è bene votare con quella, dopo averla corretta. Tutto questo peraltro potrebbe risultare inutile perché l’Italicum è sub iudice: a gennaio la Consulta si pronuncerà sulla presunta incostituzionalità del sistema elettorale, su impulso degli avvocati “anti Porcellum” Aldo Bozzi e Felice Besostri.
Quello che è certo è che un nuovo accordo sulla legge elettorale è una nuova traversata nel deserto, dove ogni partito vorrebbe la propria legge elettorale fatta in casa. Dal “Mattarellum ritoccato” al sistema greco (non proprio un successone), dal complicato Democratellum elaborato dal Movimento Cinque Stelle con una serie di votazioni online fino al sistema francese.
Non trovo più nessuno che difenda l’#Italicum. Eppure qualcuno deve averlo votato.
— Ferruccio de Bortoli (@DeBortoliF) 10 settembre 2016