Non c’è stata, alla fine, la rivolta dei membri del Collegio Elettorale. Donald Trump è stato designato ufficialmente 45esimo presidente degli Stati Uniti con 304 voti (ne bastavano 270). Il voto del Collegio Elettorale è stato però segnato da molte proteste e manifestazioni in ogni Stato dove gli elettori si sono trovati a votare. Centinaia di oppositori di Trump hanno tentato, fino all’ultimo e senza successo, di convincere gli elettori a sbarrare l’ascesa di Trump alla Casa Bianca.
Il presidente eletto ha perso soltanto due dei voti attesi. Entrambi i casi si sono verificati in Texas. Chris Semprun, come annunciato da giorni, ha votato per il governatore dell’Ohio John Kasich. Un altro elettore dello Stato ha votato per il politico libertarian Ron Paul. In realtà, in modo inaspettato, è stata Hillary Clinton a perdere più voti – otto, per la precisione. Quattro elettori dello Stato di Washington, e uno rispettivamente in Minnesota, Maine, Hawaii e Colorado (Stati dove ha vinto la candidata democratica), non hanno votato per Clinton. Tre elettori dello Stato di Washington hanno scelto Colin Powell. Uno si è invece dichiarato per Faith Spotted Eagle, un nativo americano e ambientalista.
In alcuni casi, i faithless electors, come sono stati chiamati quegli elettori che minacciavano di non votare secondo l’indicazione uscita dai loro Stati l’8 novembre, sono stati rimpiazzati all’ultimo momento. La precauzione si è comunque rivelata inutile. In realtà, almeno 37 membri del Collegio Elettorale avrebbero dovuto votare contro Trump, e ciò non è avvenuto. Da giorni un gruppo di dieci tra questi – nove democratici e un repubblicano, appunto Chris Semprun, conosciuti come gli “Hamilton Electors” – faceva pressioni sugli elettori repubblicani per convincerli a non votare per Trump. Il gruppo non ha ricevuto alcun appoggio ufficiale da parte del team di Hillary Còinton, che ufficialmente ha chiesto soltanto che gli elettori, prima di votare, ricevessero aggiornamenti di intelligence sul ruolo giocato dagli hackers russi durante le elezioni.
Del resto, l’appoggio della ex candidata democratica agli sforzi per delegittimare il suo rivale sarebbe stato un atto estremo e potenzialmente distruttivo. “Alexander Hamilton ha concepito il Collegio Elettorale come un cuscinetto per non perdere il controllo sulla democrazia – ha detto a Cnn David Axelrod, ex consigliere politico di Barack Obama -. Ma il Collegio Elettorale non è mai davvero stato usato nella storia della nostra repubblica. Usarlo ora, per il fatto che Hillary Clinton ha vinto il voto popolare e c’è stata tutta questa discussione sul ruolo della Russia, avrebbe spaccato il Paese in modo distruttivo e scatenato un circolo folle in cui a ogni elezione il Collegio Elettorale sarebbe stato messo di mezzo”.
Se non c’è stata la rivolta degli elettori contro Trump, c’è stata però l’attesa protesta da parte di centinaia di persone, che si sono riunite davanti ai Capitol dove, in ogni Stato, si è tenuto il voto. Manifestazioni si sono tenute in Pennsylvania, in Florida, per le strade di Washington D.C., dove una trentina di manifestanti hanno sfilato davanti al Trump Hotel su Pennsylvania Avenue cantando “We Shall Overcome” e innalzando cartelli con la scritta “Resistiamo al fantoccio di Putin”. Molti dei manifestanti hanno fatto centinaia di chilometri per protestare. Ray-Ellen Kavey, arrivata per manifestare a Harrisburg, in Pennsylvania, ha detto: “Penso che la Costituzione dia agli elettori il ruolo per prevenire esattamente quello che sta avvenendo – e cioè la conquista del nostro governo da parte di un bigotto che è stato sostenuto dalla Russia”.
I voti del Collegio Elettorale verranno ufficialmente validati il prossimo 6 gennaio al Congresso. Trump ha salutato il voto con un tweet, come abitudine: “Ce l’abbiamo fatta! Grazie a tutti i miei grandi sostenitori. Abbiamo ufficialmente vinto le elezioni (a dispetto di tutti i media distorti e non accurati”. Nonostante l’esito tranquillo del voto, gli Stati Uniti restano un Paese decisamente spaccato. Secondo un sondaggio NBC-Wall Street Journal, soltanto la metà degli americani approva il modo in cui Trump sta formando la sua amministrazione. Era il 77 per cento nel 1992, all’inizio dell’amministrazione di Bill Clinton, e il 73 per cento nel 2008, con Barack Obama.
Mondo
Usa, Donald Trump designato presidente: nessuna rivolta dei Grandi elettori
Il presidente eletto ha perso soltanto due dei voti attesi. Entrambi i casi si sono verificati in Texas. I voti del Collegio Elettorale verranno ufficialmente validati il prossimo 6 gennaio al Congresso. Trump: "Abbiamo vinto nonostante i media distorti"
Non c’è stata, alla fine, la rivolta dei membri del Collegio Elettorale. Donald Trump è stato designato ufficialmente 45esimo presidente degli Stati Uniti con 304 voti (ne bastavano 270). Il voto del Collegio Elettorale è stato però segnato da molte proteste e manifestazioni in ogni Stato dove gli elettori si sono trovati a votare. Centinaia di oppositori di Trump hanno tentato, fino all’ultimo e senza successo, di convincere gli elettori a sbarrare l’ascesa di Trump alla Casa Bianca.
Il presidente eletto ha perso soltanto due dei voti attesi. Entrambi i casi si sono verificati in Texas. Chris Semprun, come annunciato da giorni, ha votato per il governatore dell’Ohio John Kasich. Un altro elettore dello Stato ha votato per il politico libertarian Ron Paul. In realtà, in modo inaspettato, è stata Hillary Clinton a perdere più voti – otto, per la precisione. Quattro elettori dello Stato di Washington, e uno rispettivamente in Minnesota, Maine, Hawaii e Colorado (Stati dove ha vinto la candidata democratica), non hanno votato per Clinton. Tre elettori dello Stato di Washington hanno scelto Colin Powell. Uno si è invece dichiarato per Faith Spotted Eagle, un nativo americano e ambientalista.
In alcuni casi, i faithless electors, come sono stati chiamati quegli elettori che minacciavano di non votare secondo l’indicazione uscita dai loro Stati l’8 novembre, sono stati rimpiazzati all’ultimo momento. La precauzione si è comunque rivelata inutile. In realtà, almeno 37 membri del Collegio Elettorale avrebbero dovuto votare contro Trump, e ciò non è avvenuto. Da giorni un gruppo di dieci tra questi – nove democratici e un repubblicano, appunto Chris Semprun, conosciuti come gli “Hamilton Electors” – faceva pressioni sugli elettori repubblicani per convincerli a non votare per Trump. Il gruppo non ha ricevuto alcun appoggio ufficiale da parte del team di Hillary Còinton, che ufficialmente ha chiesto soltanto che gli elettori, prima di votare, ricevessero aggiornamenti di intelligence sul ruolo giocato dagli hackers russi durante le elezioni.
Del resto, l’appoggio della ex candidata democratica agli sforzi per delegittimare il suo rivale sarebbe stato un atto estremo e potenzialmente distruttivo. “Alexander Hamilton ha concepito il Collegio Elettorale come un cuscinetto per non perdere il controllo sulla democrazia – ha detto a Cnn David Axelrod, ex consigliere politico di Barack Obama -. Ma il Collegio Elettorale non è mai davvero stato usato nella storia della nostra repubblica. Usarlo ora, per il fatto che Hillary Clinton ha vinto il voto popolare e c’è stata tutta questa discussione sul ruolo della Russia, avrebbe spaccato il Paese in modo distruttivo e scatenato un circolo folle in cui a ogni elezione il Collegio Elettorale sarebbe stato messo di mezzo”.
Se non c’è stata la rivolta degli elettori contro Trump, c’è stata però l’attesa protesta da parte di centinaia di persone, che si sono riunite davanti ai Capitol dove, in ogni Stato, si è tenuto il voto. Manifestazioni si sono tenute in Pennsylvania, in Florida, per le strade di Washington D.C., dove una trentina di manifestanti hanno sfilato davanti al Trump Hotel su Pennsylvania Avenue cantando “We Shall Overcome” e innalzando cartelli con la scritta “Resistiamo al fantoccio di Putin”. Molti dei manifestanti hanno fatto centinaia di chilometri per protestare. Ray-Ellen Kavey, arrivata per manifestare a Harrisburg, in Pennsylvania, ha detto: “Penso che la Costituzione dia agli elettori il ruolo per prevenire esattamente quello che sta avvenendo – e cioè la conquista del nostro governo da parte di un bigotto che è stato sostenuto dalla Russia”.
I voti del Collegio Elettorale verranno ufficialmente validati il prossimo 6 gennaio al Congresso. Trump ha salutato il voto con un tweet, come abitudine: “Ce l’abbiamo fatta! Grazie a tutti i miei grandi sostenitori. Abbiamo ufficialmente vinto le elezioni (a dispetto di tutti i media distorti e non accurati”. Nonostante l’esito tranquillo del voto, gli Stati Uniti restano un Paese decisamente spaccato. Secondo un sondaggio NBC-Wall Street Journal, soltanto la metà degli americani approva il modo in cui Trump sta formando la sua amministrazione. Era il 77 per cento nel 1992, all’inizio dell’amministrazione di Bill Clinton, e il 73 per cento nel 2008, con Barack Obama.
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Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Palermo, 13 mar. (Adnkronos) - All'alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e i Finanzieri dei Comandi Provinciali di Catania e Messina hanno effettuato una vasta operazione nelle Province di Messina e Catania, con l’esecuzione di misure cautelari emesse dai Gip dei Tribunali del capoluogo peloritano e di quello etneo, su richiesta delle rispettive Procure, nei confronti 39 persone, a vario titolo indagate, per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al narcotraffico, numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti - tutti reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 del codice penale "poiché commessi con metodo mafioso o con il fine di agevolare il clan Cappello-Cintorino' e trasferimento fraudolento di valori.
Le due ordinanze sono il risultato dello stretto coordinamento investigativo attuato tra gli Uffici Giudiziari di Catania e di Messina, sotto la supervisione della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, al fine di monitorare più efficacemente le persistenti attività, anche di sfruttamento economico del territorio, proprie dei citati clan per effetto delle cointeressenze nei territori “di confine” delle due province.
I particolari dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta alle ore 10:30, presso il Palazzo di Giustizia di Messina (via Tommaso Cannizzaro).
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".