Quando Adelphi ha annunciato la pubblicazione della versione originale, corredata da un minuzioso reparto critico (grazie a Paola Italia e Giorgio Pinotti), di Eros e Priapo, una delle vette stilistiche di Carlo Emilio Gadda, confesso che la mia esultanza era dettata inizialmente da un interesse meramente letterario. Considero Gadda per molti versi il più grande scrittore italiano del Novecento, quel libro in particolare rappresenta una magnifica dimostrazione del suo genio creativo, un campionario di invenzioni linguistiche, dunque la mia era semplicemente la felicità del lettore appassionato.
Ma è stato rileggendo il libro su un treno metropolitano che ne ho colto la urgente, clamorosa, incontrovertibile attualità.
Mentre, infatti, godevo della pirotecnica derisione gaddiana nei confronti del Duce, il classico qualunquista arrabbiato,campione da mezzo pubblico, ha iniziato a inveire contro gli stranieri. Epifania immediata: le imbecilli argomentazioni del fastidioso berciatore, in cui il razzismo si mascherava goffamente da patriottismo, erano le stesse che Gadda stroncava a colpi di frasi memorabili, piccoli capolavori di sarcasmo barocco, nel testo scritto tra il ’44 e il ’45.
Stilisticamente ispirato alla prosa del Machiavelli, deformata in mille storture grottesche, il libro analizza il fondamento dell’ipnosi collettiva del Fascismo nella visione di Benito Mussolini come simbolo virile di massa. Si tratta di una psicopatologia della coscienza collettiva in cui Logos è contrapposto ad Eros, considerando quest’ultimo “alle radici della vita e della personalità individua, come dell’istinto e della pragmatica d’ogni socialità e d’ogni associazione di fatto, d’ogni fenomeno collettivo”.
Evidente appare l’influenza delle teorie freudiane.
Come ci ha confermato in una recente conversazione il grande critico Pietro Citati (amico e studioso dell’autore, destinatario delle missive raccolte nel volume Un gomitolo di concause), in quel periodo Gadda era un attento lettore dei principali testi del fondatore della psicanalisi moderna. Ora, chi scrive non considera per nulla lo studio di Berggasse, 19 a Vienna un tempio, tutt’altro, ma senza dubbio la visione del “pansessualismo freudiano” (come Jung acutamente lo definì) è la miscela infiammabile che incendia la prosa meravigliosamente ardita del Gadda antifascista.
Una prosa che potrebbe benissimo essere ispirata dalla recente stagione berlusconiana del Bunga Bunga o dai toni dell’ultima campagna elettorale americana.
La notizia, smentita, dell’impennata delle vendite di Viagra successiva alla vittoria di Trump era in realtà una nota di colore superflua: lo stile, il linguaggio, l’immagine del nuovo Presidente degli Stati uniti sono coerentemente improntati a un machismo sessista da adolescenziale represso. Parliamo di una persona che ha gradito, e confermato, apprezzamenti sessuali sulla propria figlia.
Già avevo, in un articolo purtroppo profetico dell’aprile scorso, sottolineato come Trump avesse tra i principali sostenitori Dan Bilzerian, campione di gioco d’azzardo celebre per le foto in cui imbraccia armi circondato da pornodive adoranti. Difficile non evocare la celebre immagine iconica del finale del Dr. Stranamore di Stanley Kubrick, geniale satira sul rischio di conflitto mondiale durante la Guerra Fredda: anche in quel caso il motore della riflessione era la relazione tra il culto machistico della potenza fallica e la gestione dissennata del Potere.
Del resto, gli insulti vernacolari, nella loro volgarità, sono sapientemente rivelatori nell’associare la mancanza di raziocinio con una testa dominata dall’impulso sessuale. Un’intuizione simbolica sul rapporto tra problemi sessuali e politiche guerrafondaie simile a quella proposta, certo con scarso rispetto del galateo ma con notevole forza dialettica, da George Carlin in uno dei suoi più provocatori monologhi.
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Oltre 70 anni fa Gadda era giunto a individuare la radice del populismo nella “ghiottoneria per il virulento”, purtroppo inascoltato nel suo monito: “La esperienza «deve» essere condotta a profitto: altrimenti si vive bambocci per l’eternità”. Perciò, vi invito alla lettura di questo capolavoro di analisi politico-sociologica, poiché come l’autore dichiara all’inizio del testo: “il male deve essere noto e notificato”.
Adriano Ercolani
Filosofo mistico, saggista e divulgatore
Cultura - 22 Dicembre 2016
Carlo Emilio Gadda aveva spiegato Trump settant’anni fa
Quando Adelphi ha annunciato la pubblicazione della versione originale, corredata da un minuzioso reparto critico (grazie a Paola Italia e Giorgio Pinotti), di Eros e Priapo, una delle vette stilistiche di Carlo Emilio Gadda, confesso che la mia esultanza era dettata inizialmente da un interesse meramente letterario. Considero Gadda per molti versi il più grande scrittore italiano del Novecento, quel libro in particolare rappresenta una magnifica dimostrazione del suo genio creativo, un campionario di invenzioni linguistiche, dunque la mia era semplicemente la felicità del lettore appassionato.
Ma è stato rileggendo il libro su un treno metropolitano che ne ho colto la urgente, clamorosa, incontrovertibile attualità.
Mentre, infatti, godevo della pirotecnica derisione gaddiana nei confronti del Duce, il classico qualunquista arrabbiato,campione da mezzo pubblico, ha iniziato a inveire contro gli stranieri. Epifania immediata: le imbecilli argomentazioni del fastidioso berciatore, in cui il razzismo si mascherava goffamente da patriottismo, erano le stesse che Gadda stroncava a colpi di frasi memorabili, piccoli capolavori di sarcasmo barocco, nel testo scritto tra il ’44 e il ’45.
Stilisticamente ispirato alla prosa del Machiavelli, deformata in mille storture grottesche, il libro analizza il fondamento dell’ipnosi collettiva del Fascismo nella visione di Benito Mussolini come simbolo virile di massa. Si tratta di una psicopatologia della coscienza collettiva in cui Logos è contrapposto ad Eros, considerando quest’ultimo “alle radici della vita e della personalità individua, come dell’istinto e della pragmatica d’ogni socialità e d’ogni associazione di fatto, d’ogni fenomeno collettivo”.
Evidente appare l’influenza delle teorie freudiane.
Come ci ha confermato in una recente conversazione il grande critico Pietro Citati (amico e studioso dell’autore, destinatario delle missive raccolte nel volume Un gomitolo di concause), in quel periodo Gadda era un attento lettore dei principali testi del fondatore della psicanalisi moderna. Ora, chi scrive non considera per nulla lo studio di Berggasse, 19 a Vienna un tempio, tutt’altro, ma senza dubbio la visione del “pansessualismo freudiano” (come Jung acutamente lo definì) è la miscela infiammabile che incendia la prosa meravigliosamente ardita del Gadda antifascista.
Una prosa che potrebbe benissimo essere ispirata dalla recente stagione berlusconiana del Bunga Bunga o dai toni dell’ultima campagna elettorale americana.
La notizia, smentita, dell’impennata delle vendite di Viagra successiva alla vittoria di Trump era in realtà una nota di colore superflua: lo stile, il linguaggio, l’immagine del nuovo Presidente degli Stati uniti sono coerentemente improntati a un machismo sessista da adolescenziale represso. Parliamo di una persona che ha gradito, e confermato, apprezzamenti sessuali sulla propria figlia.
Già avevo, in un articolo purtroppo profetico dell’aprile scorso, sottolineato come Trump avesse tra i principali sostenitori Dan Bilzerian, campione di gioco d’azzardo celebre per le foto in cui imbraccia armi circondato da pornodive adoranti. Difficile non evocare la celebre immagine iconica del finale del Dr. Stranamore di Stanley Kubrick, geniale satira sul rischio di conflitto mondiale durante la Guerra Fredda: anche in quel caso il motore della riflessione era la relazione tra il culto machistico della potenza fallica e la gestione dissennata del Potere.
Del resto, gli insulti vernacolari, nella loro volgarità, sono sapientemente rivelatori nell’associare la mancanza di raziocinio con una testa dominata dall’impulso sessuale. Un’intuizione simbolica sul rapporto tra problemi sessuali e politiche guerrafondaie simile a quella proposta, certo con scarso rispetto del galateo ma con notevole forza dialettica, da George Carlin in uno dei suoi più provocatori monologhi.
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Oltre 70 anni fa Gadda era giunto a individuare la radice del populismo nella “ghiottoneria per il virulento”, purtroppo inascoltato nel suo monito: “La esperienza «deve» essere condotta a profitto: altrimenti si vive bambocci per l’eternità”. Perciò, vi invito alla lettura di questo capolavoro di analisi politico-sociologica, poiché come l’autore dichiara all’inizio del testo: “il male deve essere noto e notificato”.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.