“Sarei indagato per rivelazioni di segreto d’ufficio. È una cosa che semplicemente non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche. Sto comunque tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso. È una cosa che non esiste e non ho voglia di lasciarla sospesa”. Nel giorno in cui esce la notizia delle accuse di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio relative all’inchiesta Consip, il ministro dello Sport e fedelissimo di Renzi in un post su Facebook smentisce le accuse e continua: “Noi non scappiamo dalle indagini: siamo a totale disposizione di ogni chiarimento da parte dell’autorità giudiziaria. La verità – del resto – è più forte di qualsiasi polemica mediatica e non vedo l’ora di dimostrarlo”.
Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell’ambito dell’indagine avviata dalla Procura di Napoli sulla corruzione in Consip. Il fascicolo contenente le ipotesi di reato sulle fughe di notizie è stato stralciato dal filone principale sulla corruzione (che vede indagati Alfredo Romeo e il dirigente della Consip Marco Gasparri) ed è finito a Roma per competenza territoriale, dunque al procuratore Giuseppe Pignatone.
Lotti è finito indagato a seguito delle dichiarazioni di Luigi Marroni. L’ex assessore alla sanità della Regione Toscana, promosso da Renzi a capo della Consip nel suo esame come persona informata dei fatti, ha tirato in ballo anche il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana, indagato per le stesse ipotesi di reato. A far partire gli accertamenti che hanno portato a indagare tre persone, oltre a Lotti e Saltalamacchia c’è anche il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette, è stata una bonifica contro le microspie.