L’intervento dello Stato chiude un capitolo abbastanza vergognoso della storia del MontePaschi ma non è risolutivo perché restano sul tappeto, irrisolti, tutti i nodi che hanno portato la terza banca italiana a un passo dal bail-in. La bocciatura del mercato è una lezione di quelle che sarebbe opportuno imparare in fretta per evitare di gettare al vento miliardi di euro di denaro pubblico. Invece si fa come se nulla fosse accaduto: a quanto si apprende, il timone dell’istituto senese resterà in mano a Marco Morelli, il manager imposto al Tesoro da Jp Morgan, così come Pier Carlo Padoan è tranquillamente seduto sulla poltrona di ministro del Tesoro nonostante poche settimane fa sia formalmente cambiato il governo. A ben vedere, poi, anche prima dell’intervento dello Stato il Tesoro era già il primo azionista a Siena con una quota del 4%.
In una situazione del genere è difficile che vengano dati segnali di discontinuità, a meno che l’Unione europea e la Bce non impongano un deciso cambio di rotta a partire dal piano industriale. Quello presentato da Morelli si è dimostrato palesemente inadeguato e poco credibile, tanto che il mercato l’ha bocciato non aderendo alla ricapitalizzazione della banca: verrà riscritto o verrà fatto un sostanziale copia-incolla di quello precedente, introducendo alcune modifiche per tener conto delle nuove circostanze che si sono venute a creare?
L’altro tema forte è quello della riduzione delle sofferenze. Il MontePaschi deve ottemperare alla richiesta della Bce: lo farà proseguendo lungo i binari dell’operazione già tracciata con il fondo Atlante che prevede la cessione di 27,1 miliardi di non performing loans o si coglierà l’occasione per valutare strade e modalità differenti? Essendo il fondo Atlante quello che è – un fondo simil-privato finanziato anche con capitali pubblici e nato per intervenire nelle situazioni di difficoltà delle banche italiane – è molto difficile che il suo ruolo venga messo in discussione e, di conseguenza, è altamente probabile che l’operazione sui non performing loans venga fatta sostanzialmente così come è stata concepita nel corso di questi mesi.
Quindi, cosa cambierà con la nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena? Probabilmente niente, se non che tutti i costi e i rischi del salvataggio verranno caricati sulle spalle dello Stato, cioè sulle nostre. Ci rimetteranno anche i risparmiatori che hanno in portafoglio obbligazioni subordinate, ma – a quanto si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri che nella notte ha deciso l’intervento nel capitale di Siena – verranno ristorati con nuove obbligazioni meno rischiose. Un meccanismo molto diverso da quello che è stato adottato giusto un anno fa per gli obbligazionisti di Popolare Etruria, Banca delle Marche, CariFerrara e Carichieti che ancora oggi stanno peraltro aspettando il decreto sugli arbitrati. Attenzione però, perché si stanno ancora una volta facendo i conti senza l’oste: i segnali e le dichiarazioni che stanno arrivando da Bruxelles sembrano improntate su un via libera di massima ai piani del governo, ma sono in corso trattative serrate e solo nei prossimi giorni o settimane si capirà se il decreto per l’intervento pubblico in Mps passerà l’esame europeo e quale sarà il testo finale. Fino a quel momento non si può escludere nulla a priori, nemmeno il bail-in.
In ogni caso, comunque si configuri l’ingresso dello Stato nel capitale della banca senese, è certo che si tratta di un’operazione a scadenza: entro 12, massimo 18 mesi (ma l’Italia naturalmente ne sta chiedendo 24…) lo Stato dovrà uscire dal capitale. Il che significa vendere la terza banca del Paese. Viste le difficoltà incontrate nella cessione delle banche andate in risoluzione lo scorso anno (al momento sono ancora tutte e quattro in carico al Fondo nazionale di risoluzione della Banca d’Italia), c’è da chiedersi come verrà affrontato questo percorso. Non basterà certo ridurre le sofferenze per rendere appetibile Mps agli occhi degli investitori, altrimenti questi non avrebbero esitato a investire nell’operazione di aumento di capitale che è invece andata deserta. Basteranno davero 18 mesi o anche due anni per risanare la banca? E se non si troverà nessuno disposto a entrare nel capitale al posto dello Stato, cosa succederà? La sensazione è che con la nazionalizzazione ancora una volta non verrà preso il toro per le corna, perché questo governo – come del resto il precedente – guarda al breve, anzi al brevissimo periodo. E in questo modo i miliardi pubblici che verranno profusi per salvare il MontePaschi rischiano di servire solo a comprare ulteriore tempo nella vana speranza che le cose finiscano con l’aggiustarsi da sole.
Lobby
Mps, la nazionalizzazione cosa porterà? Nessuna discontinuità, costi e rischi allo Stato. Con l’incognita Bruxelles
Comunque si configuri l’ingresso statale nel capitale della banca senese, è certo che si tratta di un’operazione a scadenza. Il governo guarda al breve, anzi al brevissimo periodo. E se l'Europa non pretenderà un'inversione di rotta, la guida di Morelli (nonostante il suo piano si sia dimostrato fallimentare) non sarà in discussione
L’intervento dello Stato chiude un capitolo abbastanza vergognoso della storia del MontePaschi ma non è risolutivo perché restano sul tappeto, irrisolti, tutti i nodi che hanno portato la terza banca italiana a un passo dal bail-in. La bocciatura del mercato è una lezione di quelle che sarebbe opportuno imparare in fretta per evitare di gettare al vento miliardi di euro di denaro pubblico. Invece si fa come se nulla fosse accaduto: a quanto si apprende, il timone dell’istituto senese resterà in mano a Marco Morelli, il manager imposto al Tesoro da Jp Morgan, così come Pier Carlo Padoan è tranquillamente seduto sulla poltrona di ministro del Tesoro nonostante poche settimane fa sia formalmente cambiato il governo. A ben vedere, poi, anche prima dell’intervento dello Stato il Tesoro era già il primo azionista a Siena con una quota del 4%.
In una situazione del genere è difficile che vengano dati segnali di discontinuità, a meno che l’Unione europea e la Bce non impongano un deciso cambio di rotta a partire dal piano industriale. Quello presentato da Morelli si è dimostrato palesemente inadeguato e poco credibile, tanto che il mercato l’ha bocciato non aderendo alla ricapitalizzazione della banca: verrà riscritto o verrà fatto un sostanziale copia-incolla di quello precedente, introducendo alcune modifiche per tener conto delle nuove circostanze che si sono venute a creare?
L’altro tema forte è quello della riduzione delle sofferenze. Il MontePaschi deve ottemperare alla richiesta della Bce: lo farà proseguendo lungo i binari dell’operazione già tracciata con il fondo Atlante che prevede la cessione di 27,1 miliardi di non performing loans o si coglierà l’occasione per valutare strade e modalità differenti? Essendo il fondo Atlante quello che è – un fondo simil-privato finanziato anche con capitali pubblici e nato per intervenire nelle situazioni di difficoltà delle banche italiane – è molto difficile che il suo ruolo venga messo in discussione e, di conseguenza, è altamente probabile che l’operazione sui non performing loans venga fatta sostanzialmente così come è stata concepita nel corso di questi mesi.
Quindi, cosa cambierà con la nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena? Probabilmente niente, se non che tutti i costi e i rischi del salvataggio verranno caricati sulle spalle dello Stato, cioè sulle nostre. Ci rimetteranno anche i risparmiatori che hanno in portafoglio obbligazioni subordinate, ma – a quanto si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri che nella notte ha deciso l’intervento nel capitale di Siena – verranno ristorati con nuove obbligazioni meno rischiose. Un meccanismo molto diverso da quello che è stato adottato giusto un anno fa per gli obbligazionisti di Popolare Etruria, Banca delle Marche, CariFerrara e Carichieti che ancora oggi stanno peraltro aspettando il decreto sugli arbitrati. Attenzione però, perché si stanno ancora una volta facendo i conti senza l’oste: i segnali e le dichiarazioni che stanno arrivando da Bruxelles sembrano improntate su un via libera di massima ai piani del governo, ma sono in corso trattative serrate e solo nei prossimi giorni o settimane si capirà se il decreto per l’intervento pubblico in Mps passerà l’esame europeo e quale sarà il testo finale. Fino a quel momento non si può escludere nulla a priori, nemmeno il bail-in.
In ogni caso, comunque si configuri l’ingresso dello Stato nel capitale della banca senese, è certo che si tratta di un’operazione a scadenza: entro 12, massimo 18 mesi (ma l’Italia naturalmente ne sta chiedendo 24…) lo Stato dovrà uscire dal capitale. Il che significa vendere la terza banca del Paese. Viste le difficoltà incontrate nella cessione delle banche andate in risoluzione lo scorso anno (al momento sono ancora tutte e quattro in carico al Fondo nazionale di risoluzione della Banca d’Italia), c’è da chiedersi come verrà affrontato questo percorso. Non basterà certo ridurre le sofferenze per rendere appetibile Mps agli occhi degli investitori, altrimenti questi non avrebbero esitato a investire nell’operazione di aumento di capitale che è invece andata deserta. Basteranno davero 18 mesi o anche due anni per risanare la banca? E se non si troverà nessuno disposto a entrare nel capitale al posto dello Stato, cosa succederà? La sensazione è che con la nazionalizzazione ancora una volta non verrà preso il toro per le corna, perché questo governo – come del resto il precedente – guarda al breve, anzi al brevissimo periodo. E in questo modo i miliardi pubblici che verranno profusi per salvare il MontePaschi rischiano di servire solo a comprare ulteriore tempo nella vana speranza che le cose finiscano con l’aggiustarsi da sole.
Articolo Precedente
Sole 24ore, unica certezza il bluff sulla diffusione. Confindustria prende tempo sull’aumento di capitale
Articolo Successivo
Bollette elettriche, ora il rischio di rincaro arriva dalla speculazione sui Certificati Bianchi
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Starmer chiede “pressioni su Putin” e annuncia una “riunione militare” dei Paesi ‘volenterosi’. Meloni: “L’Italia non invierà truppe. Lavoriamo con Ue e Usa”
Mondo
Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
Cronaca
Manifestazione per l’Europa, “Siamo 50mila”. In piazza bandiere Ue, arcobaleno e “Bella ciao”. Dalla difesa comune al riarmo: le parole
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.