Nell’Italia degli inchini e delle preghiere per i capimafia arriva anche la notizia dell’invito a rendere onore religioso a un boss ucciso al di là dell’oceano. Rocco Sollecito, detto “Sauce”, 62 anni, esponente di spicco del crimine organizzato italiano in Canada, fu ammazzato il 28 maggio con colpi di arma da fuoco mentre guidava la sua Bmw bianca a Laval nella provincia di Quebec.
Il suo omicidio rappresentò un nuovo duro colpo per una delle famiglie mafiose del clan Rizzuto, ritenuto dagli investigatori d’oltreoceano tra i più potenti del paese nordamericano. A sette mesi da quella morte in puro stile mafioso il parroco di Grumo Appula (Bari), don Michele Delle Foglie, “spiritualmente unito ai famigliari residenti in Canada e con il figlio Franco venuto in visita nella nostra cittadina” ha sollecitato la comunità dei fedeli “alla celebrazione di una santa messa in memoria del loro congiunto”. L’invito si legge su alcuni manifesti funebri affissi per le strade del paese pugliese. La messa era prevista per le 18.30 di martedì 27 dicembre. Ma il questore di Bari, Carmine Esposito, ha disposto che per motivi di ordine pubblico e sicurezza il rito religioso venga celebrato domattina alle 6 in forma strettamente privata. Lo riferisce la questura di Bari dopo le polemiche suscitate dal manifesto.
Sollecito fu freddato a bordo del suo suv in pieno giorno. Fu bersagliato di colpi e morì in ospedale. La pista seguita dai detective canadesi fu immediatamente quella della criminalità: “È un omicidio legato alla mafia” aveva dichiarato Franco di Genova, il portavoce della polizia di Laval. Anche il figlio di Sollecito, Stefano, è considerato dagli inquirenti canadesi capo della mafia di Montreal insieme al figlio di Vito Rizzuto, Leonardo. Il killer di Sollecito fu descritto come un uomo sui 30 anni che, conoscendo le abitudini mattutine di Sollecito, lo aveva atteso a una fermata dell’autobus, aspettando il suo passaggio in auto.
Il nome di Sollecito era emerso per i contatti che aveva con un pregiudicato sul quale indagava la Dia di Roma nel 2004. Il pregiudicato, secondo le indagini dell’epoca, era in collegamento con un presunto boss italo canadese che aveva annunciato di essere intenzionato a venire in Italia per alcuni incontri. Sollecito quindi era stato intercettato durante una conversazione in cui spiegava la situazione instauratasi in Canada, verosimilmente dopo l’arresto di Vito Rizzuto.