A pochi giorni dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu contro i nuovi insediamenti di Israele in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, approvata grazie alla storica astensione degli Usa, continuano le tensioni tra Tel Aviv e Washington. “Abbiamo le prove che dietro il voto c’è l’amministrazione Obama”, ha dichiarato alla Cnn l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Ron Dermer: “Presenteremo le prove alla nuova amministrazione tramite i canali appropriati. Se vorranno condividerle con il popolo americano, potranno farlo”. E ha concluso: “Quello dell’astensione è stato un giorno triste e un capitolo vergognoso nelle relazioni fra i nostri due stati”.
Intanto, nel mezzo della crisi diplomatica, il comune di Gerusalemme ha annunciato che costruirà 618 nuove case nella parte Est della città, quella a prevalenza araba. Il piano sarà ratificato mercoledì 28 dicembre e, pur essendo stato deciso da tempo, arriva in un momento di tensione a livello internazionale. Le nuove abitazioni, qualora il progetto venisse approvato saranno – riferiscono i media così ripartite: 140 a Pisgat Zeev, 262 a Ramat Shlomo e 216 a Ramot. Secondo Aviv Tatarsky, della ong ‘Ir Amim’, citato dai media, “è ora che il governo scelga una differente politica, far avanzare Gerusalemme come casa di due popoli”. Da parte del Comune si è replicato che il municipio non ha cambiato politica e prosegue in tutte le aree della città nella costruzione di case per arabi ed ebrei”.
Intanto il giorno di Natale il premier israeliano Benyamin Netanyahu – che è anche ministro degli Esteri – ha convocato tutti gli ambasciatori dei Paesi che hanno votato a favore della risoluzione Onu, per manifestare loro, uno alla volta, il forte disappunto di Israele. La convocazione non riguarda l’ambasciatore americano in Israele. Gli Stati Uniti si sono astenuti dal voto, senza porre il veto e di fatto consentendo l’approvazione della risoluzione. I media israeliani hanno dato grande risalto alla notizia, in particolare per il giorno scelto. Un diplomatico occidentale, citato da Haaretz, ha mostrato sorpresa per la convocazione nel giorno di Natale: “Cosa avrebbero detto a Gerusalemme – ha osservato – se un ambasciatore israeliano fosse stato convocato nel giorno di Kippur?”. La convocazione è stata resa nota dal portavoce del ministero degli Esteri israeliano.