Il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha ratificato una nuova legge, appena approvata dal parlamento, che prevede la creazione di un Consiglio Supremo per la supervisione dei media, un organismo che può interrompere o sospendere pubblicazioni e trasmissioni e revocare permessi agli organi di stampa stranieri per esigenze legate alla sicurezza nazionale. Lo scrivono i media arabi che danno notizia della nuova stretta sui media in Egitto.
Il Consiglio preposto per la supervisione sarà composto da un capo nominato dal Sisi e da 12 membri raccomandati dal parlamento ma che dovranno essere approvati anch’essi dal presidente. Il nuovo organo ha inoltre il compito di indagare sui finanziamenti dei media. “La legge permette al potere esecutivo di prendere il controllo dei media”, ha commentato il sindacato dei giornalisti in un comunicato pubblicato sulla stampa locale. Questa decisione arriva dopo che le autorità egiziane hanno ordinato 15 giorni di custodia cautelare per Mahmoud Hussein, giornalista di al-Jazeera arrestato la scorsa settimana al Cairo. La notizia è stata riferita da fonti giudiziarie citate dal sito del quotidiano Asharq al-Awsat, precisando che il provvedimento si spiega con la necessità di approfondire le indagini sul reporter, accusato di aver pubblicato notizie “false” sull’Egitto e di aver messo a repentaglio la “sicurezza pubblica“.
Il provvedimento su Hussein arriva all’indomani di un comunicato del ministero dell’Interno egiziano nel quale si sostiene che alcuni dirigenti di al-Jazeera “hanno ordinato a individui che collaborano con il canale all’interno del Paese di continuare ad attuare il loro piano mediatico per diffondere il caos e la sedizione attraverso notizie false”. Hussein, si precisa nella nota, è tra “coloro che sono accusati di avere svolto questo genere di azioni”. Secondo la tv del Qatar, al momento dell’arresto il reporter si trovava nella capitale egiziana per far visita alla sua famiglia. Insieme al giornalista sono finiti in carcere anche i suoi due fratelli. Le turbolenze tra al-Jazeera e il governo egiziano risalgono al 2011. Nei giorni della rivolta contro l’allora presidente Hosni Mubarak, la tv era finita nel mirino delle autorità che la accusarono di sostenere i rivoltosi. Nel 2013, quando venne destituito il presidente islamico Mohamed Morsi, il nuovo governo denunciò che l’emittente del Qatar sosteneva apertamente gli islamici responsabili di violenze di piazza. Per questo al-Jazeera è stata messa al bando e numerosi suoi giornalisti sono stati arrestati e sono finiti sotto processo.