Una comune made in Italy nel centro di Atene, per dare una mano stimolando gli ospiti a contribuire con impegno e lavori quotidiani. Lo hanno realizzato una coppia di cooperanti italiani, Chiara e Danilo, marito e moglie (nella foto), a due passi dall’innovativo Museo dell’Acropoli per sostenere quelle fasce sociali decapitate dalla crisi economica.
Chiara Bottazzi è un’operatrice di Caritas Italiana, da tempo impegnata su Medio Oriente (Iraq, Libano e Siria) e Grecia. Dal 2013, con suo marito Danilo Feliciangeli, ha seguito l’evoluzione e i disagi del paese, vivendo ad Atene come base operativa. E hanno avviato in loco un programma di Gemellaggi Solidali fra diocesi, chiese, famiglie greche e italiane per costruire delle soluzioni progettuali in risposta alla crisi economica (www.gemellaggisolidali.it) che continua da oltre 6 anni a devastare un martoriato tessuto sociale.
“Al tempo stesso – racconta Chiara a ilfattoquotidiano.it – abbiamo aiutato la Caritas greca a strutturarsi e ad ampliarsi, grazie ad un accompagnamento basato sul capacity building”. I cattolici in Grecia sono lo 0,5% della popolazione, una piccolissima minoranza e fino al 2013 la Caritas nazionale greca poteva contare solo sull’appoggio lavorativo di una persona e mezza (quest’ultima part time). Nel tempo lo staff si è ampliato, diventando rapidamente una valida organizzazione, ben strutturata.
Ad Atene hanno avviato nel 2014 la Neos Kosmos Social House: si tratta di un centro che offre ascolto e accoglienza di medio lungo periodo a famiglie che si trovano in disagio/difficoltà abitative. Inizialmente il centro era nato per aiutare le famiglie greche, che con la crisi economica avevano perso la loro casa o non potevano più pagare l’affitto. “Ma poi, con l’emergenza profughi abbiamo aperto le porte anche ai tanti siriani e iracheni che sono prima transitati, e poi rimasti bloccati in Grecia a causa della chiusura della rotta balcanica. Attualmente, viviamo in una sorta di comunità insieme a circa 60 siriani, qualche iracheno e afghano, tra i quali oltre 25 sono bambini”. Il progetto è diverso dalla classica assistenza basata sul volontariato e sulla beneficenza, anche perché non si tratta solo di un posto in cui vivono i profughi (magari, come i tanti alberghi in Grecia, ad Atene, che sono adibiti all’accoglienza) ma ciascuno degli ospiti partecipa attivamente alla cura e alle attività della casa. In questo modo è stato possibile mobilitare tanti volontari dall’Italia e motivare i fruitori. All’interno del progetto, oltre la Caritas, è coinvolta la comunità Papa Giovanni che ha aperto una casa famiglia, con una famiglia giovane venuta dall’Italia, che attualmente accoglie profughi. Oltre al progetto della comune, Chiara e Danilo hanno anche preso parte ad una fase di assistenza e sostegno verso Caritas Hellas che, di suo, si occupa accanto all’emergenza profughi, di offrire sostegno a tante famiglie colpite dalla crisi economica tramite alcune iniziative.
Dal gennaio 2016 ha lanciato il progetto Estia, che garantisce un sostegno a 600 famiglie in tutto il Paese, con coupon per acquisti di generi alimentari per 50 euro mensili, insieme al sostegno per il pagamento di eventuali affitti, utenze e spese mediche fino a un massimo di 200 euro al mese. Il progetto è il naturale proseguimento di due precedenti progetti (Elpis I, ed Elpis II), iniziati nel 2013 con gli stessi obiettivi del progetto Estia. Ma con la grande differenza che nel tempo coprivano molti meno beneficiari. Infatti Estia ha ricevuto un ingente finanziamento (più di un milione di euro per due anni) da parte della fondazione greca Niarchos, che è rimasta positivamente colpita dall’utilizzo del software Caritas per la raccolta dati dei beneficiari: questi ultimi tramite uno strumento concreto, chiamato Ospoweb, possono conoscere le analisi mirate sulla povertà. E quindi intervenire. Accanto al progetto Estia, c’è il sostegno alimentare per bambini in età scolare, implementato soprattutto nelle isole, per un totale di 100 mila euro.