Concorso esterno in associazione mafiosa. È l’accusa rivolta all’imprenditore Alfredo Romeo dalla procura di Napoli, che indaga sull’appalto per le pulizie all’ospedale Cardarelli nella città partenopea. L’imprenditore ha ricevuto nei giorni scorsi un avviso di garanzia emesso dal pool di magistrati – i pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo – che conducono l’inchiesta sugli appalti alle società del suo gruppo.
Romeo è uno degli uomini centrali dell’inchiesta sulla Consip che ha coinvolto il ministro Luca Lotti, fedelissimo di Matteo Renzi, indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento.
L’ipotesi di reato formulata dai pm farebbe riferimento all’assunzione tra il personale addetto alle pulizie di persone ritenute vicine alla camorra. Nei mesi scorsi il gruppo aveva emesso un comunicato per replicare a tali accuse precisando che l’azienda era di fatto obbligata ad assumere il personale che svolgeva tale attività nei precedenti appalti.
“L’applicazione dell’ipotesi di reato nel merito dell’inchiesta sul Cardarelli, non solo si fonda sul presupposto infondato che sia reato mantenere occupati, come previsto dalla legge sul cambio-cantiere, le maestranze del Cardarelli; ma in più non tiene conto di una serie di attività, esposti, denunce e comportamenti aziendali tutti tesi a contrastare – in tempi non sospetti e nei fatti – ogni possibile inquinamento di stampo camorristico nei cantieri gestiti dalla Romeo Gestioni. E le carte che mettiamo a disposizione della stampa – e che già sono in possesso di Procura, Prefettura, Anac e Forze dell’Ordine, lo dimostrano oltre ogni dubbio”, scrivono, in una lunga nota, gli avvocati Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Gianni Vignola, difensori dell’imprenditore.