Più soldi alle università del Sud, meno a quelle del Nord. La ripartizione della quota premiale dei Fondi di funzionamento ordinario nel 2016 vede una sorprendente ridistribuzione di risorse verso il Meridione. Anche se la svolta è da attribuire al cambiamento delle regole, più che ad un miglioramento effettivo della ricerca: per la prima volta, infatti, sono stati applicati i nuovi criteri dell’Anvur. A beneficiare degli 1,4 miliardi di euro distribuiti dal Ministero in base ai risultati saranno stavolta soprattutto atenei come Messina, Catanzaro e Napoli. Ma, più di tutti, proprio l’Università degli Stranieri di Perugia, l’ateneo di provenienza dell’ex ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, che registra un aumento record del 115%.
TORTA DA 1,4 MILIARDI – Parliamo della quota dei fondi agli atenei che ormai da qualche anno viene distribuita sulla base di un complesso algoritmo che dovrebbe valutare produttività della didattica (per il 15%) e della ricerca (per l’85%), anche grazie ai risultati della criticatissima Vqr, la Valutazione della qualità delle ricerca effettuata dall’Agenzia nazionale Anvur. Una torta sempre più ampia e decisiva del finanziamento pubblico: partita da un 7% nel 2009, nel 2016 ha toccato quota 1,4 miliardi di euro, pari a circa il 23% del totale del contributo statale che ammonta a quasi 7 miliardi di euro; a regime salirà ancora e arriverà al 30%. La sua ripartizione è vitale per i dipartimenti, e anche per questo non sono mancate le polemiche, visto che i nuovi criteri hanno dato esiti inaspettati.
PREMIATI GLI ATENEI DEL SUD – Per la prima volta sono stati impiegati i dati della Vqr 2011-2014 (fino all’anno scorso si utilizzavano quelli del periodo 2004-2010). E il nuovo meccanismo ha un vincitore indiscusso: tra le statali, nessuno guadagna più dell’Università degli stranieri di Perugia. Ovvero l’ateneo di cui è stata rettore l’ex ministra Stefania Giannini, che passa dai 970mila euro del 2015 agli oltre due milioni del 2016, più che raddoppiando la propria quota premiale (+114,8%). In generale, si assiste ad un travaso di risorse verso il Meridione: nella classifica di variazione rispetto all’anno scorso troviamo Messina (+37,3%), Catanzaro (+33,4%), Napoli II (+28,5%), L’Orientale (+17,3%) e Federico II (+16,6%); ma praticamente tutti, dall’Università della Basilicata a quella del Salento, da Palermo a Catania a Bari, guadagnano qualcosa, chi più chi meno. Nella Top Ten, per il Nord compaiono solo Venezia Iuav e Ca’ Foscari, Torino e Genova. La peggiore in assoluto, invece, è Siena (-39,4%, pari a circa 11 milioni in meno), ma pagano anche università rinomate come Milano (-8,6%), Firenze (-6,8%) e persino la Normale di Pisa (-2%). Anche se ovviamente questa variazione riguarda solo la parte premiale e ha un’incidenza relativa sul contributo complessivo, anche perché il Miur ha previsto un “fondo perequativo” di 195 milioni per riequilibrare le perdite maggiori: alla fine nessuno registra una riduzione totale superiore all’1,13%. Nella classifica generale, l’Università che riceve più fondi statali resta Roma La Sapienza (472 milioni, pari al 7,18%), seguita da Bologna (377 milioni, 5,74%) e Napoli Federico II (326 milioni, 4,95%).
“QUOTA TROPPO DISCREZIONALE” – La ripartizione del FFO 2016 avviene sulla base di un complesso algoritmo che non permette di capire a cosa sia dovuto l’exploit dell’università dell’ex ministra Giannini. Anche perché i risultati della Vqr 2011-2014, conclusa negli scorsi mesi, ancora non sono stati pubblicati. Di certo è in atto una riduzione del gap tra gli atenei del Nord e del Sud, che l’Agenzia Anvur ha salutato con soddisfazione: “L’università italiana si è messa in moto convergendo verso uno standard comune e più elevato della qualità della ricerca”. In realtà, come dimostrato anche dai calcoli della rivista specializzata Roars, la “rimonta” del Meridione è dovuta soprattutto all’utilizzo di una scala di valori differente e meno ampia: “Non è cambiata la ricerca italiana, è cambiato il modo in cui viene valutata”, spiega Gianfranco Viesti, professore ordinario di Economia applicata all’Università di Bari e autore del libro Università in declino. “La definiscono quota premiale ma io preferisco chiamarla ‘quota discrezionale’: sono solo scelte politiche, visto che la ripartizione viene effettuata avendo già a disposizione i risultati della valutazione e modificando gli indicatori per ottenere l’effetto desiderato”. “In passato – conclude – era stato penalizzato il Sud, ora la forbice si riduce ma il meccanismo era e resta del tutto sbagliato. E purtroppo avrà un peso sempre più importante nei prossimi anni”.
Twitter: @lVendemiale
Scuola
Miur distribuisce la quota premiale dei Fondi 2016. Redistribuzione al Sud. E l’ateneo della Giannini raddoppia: +115%
Con l'entrata in vigore dei contestati Vqr 2011-2014, cambiano i criteri per la valutazione della ricerca e il Meridione fa un balzo in avanti. A guadagnare più di tutti in percentuale è l'Università per stranieri di Perugia, di cui l'ex ministro è stato rettore. Dal 2009 a oggi la quota premiale è aumentata dal 7% al 24% del totale degli stanziamenti. A regime sarà al 30%. Ma nessuno in fondo ci perde, visto che il ministero leva con una mano e con l'altra restituisce, attraverso un fondo di perequazione
Più soldi alle università del Sud, meno a quelle del Nord. La ripartizione della quota premiale dei Fondi di funzionamento ordinario nel 2016 vede una sorprendente ridistribuzione di risorse verso il Meridione. Anche se la svolta è da attribuire al cambiamento delle regole, più che ad un miglioramento effettivo della ricerca: per la prima volta, infatti, sono stati applicati i nuovi criteri dell’Anvur. A beneficiare degli 1,4 miliardi di euro distribuiti dal Ministero in base ai risultati saranno stavolta soprattutto atenei come Messina, Catanzaro e Napoli. Ma, più di tutti, proprio l’Università degli Stranieri di Perugia, l’ateneo di provenienza dell’ex ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, che registra un aumento record del 115%.
TORTA DA 1,4 MILIARDI – Parliamo della quota dei fondi agli atenei che ormai da qualche anno viene distribuita sulla base di un complesso algoritmo che dovrebbe valutare produttività della didattica (per il 15%) e della ricerca (per l’85%), anche grazie ai risultati della criticatissima Vqr, la Valutazione della qualità delle ricerca effettuata dall’Agenzia nazionale Anvur. Una torta sempre più ampia e decisiva del finanziamento pubblico: partita da un 7% nel 2009, nel 2016 ha toccato quota 1,4 miliardi di euro, pari a circa il 23% del totale del contributo statale che ammonta a quasi 7 miliardi di euro; a regime salirà ancora e arriverà al 30%. La sua ripartizione è vitale per i dipartimenti, e anche per questo non sono mancate le polemiche, visto che i nuovi criteri hanno dato esiti inaspettati.
PREMIATI GLI ATENEI DEL SUD – Per la prima volta sono stati impiegati i dati della Vqr 2011-2014 (fino all’anno scorso si utilizzavano quelli del periodo 2004-2010). E il nuovo meccanismo ha un vincitore indiscusso: tra le statali, nessuno guadagna più dell’Università degli stranieri di Perugia. Ovvero l’ateneo di cui è stata rettore l’ex ministra Stefania Giannini, che passa dai 970mila euro del 2015 agli oltre due milioni del 2016, più che raddoppiando la propria quota premiale (+114,8%). In generale, si assiste ad un travaso di risorse verso il Meridione: nella classifica di variazione rispetto all’anno scorso troviamo Messina (+37,3%), Catanzaro (+33,4%), Napoli II (+28,5%), L’Orientale (+17,3%) e Federico II (+16,6%); ma praticamente tutti, dall’Università della Basilicata a quella del Salento, da Palermo a Catania a Bari, guadagnano qualcosa, chi più chi meno. Nella Top Ten, per il Nord compaiono solo Venezia Iuav e Ca’ Foscari, Torino e Genova. La peggiore in assoluto, invece, è Siena (-39,4%, pari a circa 11 milioni in meno), ma pagano anche università rinomate come Milano (-8,6%), Firenze (-6,8%) e persino la Normale di Pisa (-2%). Anche se ovviamente questa variazione riguarda solo la parte premiale e ha un’incidenza relativa sul contributo complessivo, anche perché il Miur ha previsto un “fondo perequativo” di 195 milioni per riequilibrare le perdite maggiori: alla fine nessuno registra una riduzione totale superiore all’1,13%. Nella classifica generale, l’Università che riceve più fondi statali resta Roma La Sapienza (472 milioni, pari al 7,18%), seguita da Bologna (377 milioni, 5,74%) e Napoli Federico II (326 milioni, 4,95%).
“QUOTA TROPPO DISCREZIONALE” – La ripartizione del FFO 2016 avviene sulla base di un complesso algoritmo che non permette di capire a cosa sia dovuto l’exploit dell’università dell’ex ministra Giannini. Anche perché i risultati della Vqr 2011-2014, conclusa negli scorsi mesi, ancora non sono stati pubblicati. Di certo è in atto una riduzione del gap tra gli atenei del Nord e del Sud, che l’Agenzia Anvur ha salutato con soddisfazione: “L’università italiana si è messa in moto convergendo verso uno standard comune e più elevato della qualità della ricerca”. In realtà, come dimostrato anche dai calcoli della rivista specializzata Roars, la “rimonta” del Meridione è dovuta soprattutto all’utilizzo di una scala di valori differente e meno ampia: “Non è cambiata la ricerca italiana, è cambiato il modo in cui viene valutata”, spiega Gianfranco Viesti, professore ordinario di Economia applicata all’Università di Bari e autore del libro Università in declino. “La definiscono quota premiale ma io preferisco chiamarla ‘quota discrezionale’: sono solo scelte politiche, visto che la ripartizione viene effettuata avendo già a disposizione i risultati della valutazione e modificando gli indicatori per ottenere l’effetto desiderato”. “In passato – conclude – era stato penalizzato il Sud, ora la forbice si riduce ma il meccanismo era e resta del tutto sbagliato. E purtroppo avrà un peso sempre più importante nei prossimi anni”.
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L’Anac mette nel mirino il Ponte sullo Stretto: chiesti documenti a 3 ministeri, anche quello di Salvini
(Adnkronos) - Papa Francesco, dopo una "notte trascorsa tranquilla", stamani ha proseguito con la terapia farmacologica per curare la polmonite bilaterale e con la fisioterapia fisica come era accaduto anche nella giornata di ieri. E’ l'ultimo aggiornamento da parte di fonti vaticane, oggi 6 marzo, sulle condizioni di salute del Pontefice ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma dal 14 febbraio scorso per una polmonite bilaterale.
Presumibilmente il Pontefice sta in poltrona; non si devono immaginare lunghe camminate dati anche i noti problemi di deambulazione del Pontefice. Le stesse fonti vaticane riferiscono che Bergoglio può alimentarsi con cibo "solido, non c'è alimentazione assistita".
I medici seguono un "criterio sanitario, non temporale", sottolineano poi a proposito di un eventuale punto stampa con i medici che seguono il Papa al Gemelli, ribadendo in questo modo che non c'è nulla di calendarizzato in tal senso.
Le fonti vaticane replicano anche sul fatto che, da quando il Papa è ricoverato al Gemelli, non sono mai uscite sue foto o immagini pensando allo sciacallaggio che imperversa sui social: "Ognuno è libero di scegliere come e quando farsi vedere. Ma per alcuni nessuna foto sarebbe sufficiente".
L’ultimo bollettino medico serale di ieri spiegava che “il Santo Padre è rimasto stazionario senza presentare episodi di insufficienza respiratoria. Come programmato, durante il giorno, ha effettuato l'ossigenoterapia ad alti flussi e nella notte" come accaduto anche per le due precedenti notti scorse ed "e’ stata ripresa la ventilazione meccanica non invasiva" con la maschera.
Il Santo Padre - spiegava sempre il bollettino di mercoledì sera - "ha incrementato la fisioterapia respiratoria e quella motoria attiva. Ha trascorso la giornata in poltrona. In considerazione della complessità del quadro clinico, la prognosi rimane riservata".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Siamo pronti domani mattina a parlare di educazione alla sessualità nei licei dai 14 anni in su, a parlare di incremento delle pene per chi aggredisce in base all'orientamento sessuale e di libertà educativa che vuol dire però che uno ha diritto di dire sì e di dire no e non bisogna imporre asterischi, schwa o corsi che portano confusione. Quella è ideologia". Lo ha detto Matteo Salvini presentando alla Camera il libro del deputato leghista Rossano Sasso 'Il gender esiste. Giù le mani dai nostri figli'.
"Mi piacerebbe che il Parlamento riprendesse, senza ovviamente l'ideologia alla Zan che voleva creare una grande marmellata unica, la discussione per incrementare pene e sanzioni per chi discrimina in base all'orientamento sessuale. Da senatore la voto domani mattina" e "mi piacerebbe che nelle scuole, con l'adesione delle famiglie, ci sia educazione alla sessualità, alla prevenzione, alla spiegazione dei rischi di un sesso un tanto al chilo e non protetto, di spiegare cosa è utile fare e come proteggersi. Non alle elementari: non si può parlare di profilattici, sessualità, coiti con i bambini delle elementari. È giusto alla fine del ciclo delle medie".
"Il nostro faro, come Lega, è da sempre la libertà e le libertà. Nel 2025 nessuno si può permettere di discriminare, men che meno di aggredire, qualcuno perchè omosessuale, transessuale, eterosessuale. Ognuno ha il diritto di amare e condividere la propria vita con chiunque voglia", ha detto ancora Salvini che poi ha rivendicato: "Noi sfidiamo la sinistra nell'ottica della modernità".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Mundys ha visto confermata la propria leadership sulla sostenibilità, rimanendo anche quest’anno in cima alla prestigiosa 'A-list' di Cdp, l’organizzazione internazionale di riferimento per la valutazione delle performance climatiche e ambientali delle aziende. Questo risultato testimonia l’impegno continuo delle società del Gruppo che contribuiscono alla realizzazione di una strategia di decarbonizzazione che include oltre 150 iniziative mirate alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla gestione dei rischi legati al cambiamento climatico. Sul piano industriale questo si traduce in investimenti nell'efficienza e nella transizione energetica delle infrastrutture, nella massiccia adozione di illuminazione a Led, nella sostituzione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento, l'elettrificazione delle flotte aziendali, nella realizzazione di impianti solari sulle infrastrutture gestite e l’installazione di punti di ricarica elettrica per i veicoli. Tutto questo ha permesso a Mundys di posizionarsi tra le eccellenze globali, su un totale di oltre 24.800 aziende analizzate, ottenendo il punteggio massimo 'A' su una scala che va da 'D-' a 'A'.
Il risultato ottenuto è parte di un percorso articolato che include la certificazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 ricevuta da Sbti (Science Based Target Initiative), il coinvolgimento a tavoli di lavoro internazionale sul tema della decarbonizzazione del settore trasporto e l’integrazione della sostenibilità nella propria strategia di finanziamento.
Mundys è stata tra le prime società in Italia a dotarsi di un Climate Action Plan per promuovere la transizione energetica e la decarbonizzazione delle attività economiche lungo tutta la catena del valore in ambito aeroportuale, autostradale e dei servizi di mobilità, ponendosi obiettivi chiari e concreti, tra i quali l’azzeramento delle emissioni nette dirette (Scope 1 & 2) entro il 2040. Il riconoscimento arriva peraltro a seguito della recente inaugurazione da parte di Aeroporti di Roma, società controllata da Mundys, della nuova solar farm presso l’aeroporto di Fiumicino, il più grande impianto fotovoltaico in autoconsumo in uno scalo aeroportuale europeo, che rappresenta uno dei principali progetti del piano di transizione climatica del Gruppo e la dimostrazione di come questo viene concretamente e progressivamente realizzato.
Kyoto, 6 mar. (Adnkronos) - "Con il Giappone c'è "un'amicizia crescente e lo sarà sempre più nel prossimo futuro, così come ho registrato nei giorni scorsi a Tokyo. Una collaborazione preziosa anche perché basata su valori di convivenza i più sani e più responsabili che vi siano in questo momento nella comunità internazionale e in cui Giappone e Italia si trovano perfettamente d'intesa". Lo ha ribadito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando la comunità italiana a Kyoto, città nella quale il Capo dello Stato resterà oggi e domani, con impegni di carattere culturale, nell'ambito della visita ufficiale in Giappone.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Qualcuno utilizza per fini ideologici un tema delicato e personale come il fine vita. Ma il fine vita è ambito di scelta della coscienza e della famiglia, non può essere merce di scambio politica o tema di contrasto politico perché un conto è il partito, un conto è la dignità della persona, l'accompagnamento, la cura, l'affetto, la fede. Il partito si deve fermare un metro prima rispetto a una scelta fondamentale". Lo ha detto Matteo Salvini in una conferenza stampa alla Camer per presentare il libro del deputato della Lega Rossano Sasso 'Il gender esiste. Giù le mani dai nostri figli'.
Kyoto, 6 mar. (Adnkronos) - "Osaka con Expo sarà al centro del mondo come messaggio di sguardo sul futuro e sarà un'occasione particolarmente intensa di incontri, di attività". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando la comunità italiana a Kyoto, città nella quale il Capo dello Stato resterà oggi e domani, con impegni di carattere culturale, nell'ambito della visita ufficiale in Giappone.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Se uno dice, sei disposto a investire soldi sulle forze armate italiane per pagare meglio e di più le nostre forze dell'ordine, per avere dispositivi di sicurezza interna sempre più efficienti? Sì. Ma io il futuro di mio figlio in mano a Macron e alle sue testate nucleari non ce lo metto". Lo ha detto Matteo Salvini a margine di una conferenza stampa alla Camera.
"L'Europa è culla di civiltà, l'Europa deve mediare, deve essere un ponte. E nel momento in cui sia Trump che Zelensky dicono sediamoci, parliamo di pace, facciamo tacere i missili, garantendo una pace sicura e duratura, noi dovremmo accompagnare questo processo", ha spiegato ancora il vice premier sottolineando: "Non si può parlare di armi nucleari con seimila testate nucleari in Russia e seimila testate nucleari negli Stati Uniti.