Akbar Hashem Rafsanjani, ex presidente iraniano, è morto oggi a Teheran. Lo rende noto l’agenzia ufficiale Irna. Ottantadue anni, Rafsanjani era stato dall’agosto del 1989 al 1997 il quarto presidente della Repubblica islamica. Prima di allora era stato presidente della Assemblea degli esperti, cioè l’organo incaricato di eleggere e rimuovere la Guida suprema dell’Iran. “L’ayatollah Hashemi-Rafsanjani, dopo una vita di sforzi incessanti sul sentiero dell’Islam e della rivoluzione, ha lasciato questo mondo”, ha annunciato in serata la televisione di Stato iraniana.
Rafsanjani era ancora presidente del cosiddetto Consiglio per discernimento, organismo incaricato di risolvere le dispute fra il Parlamento e il Consiglio dei guardiani della Costituzione. Poco prima, l’Irna aveva riferito che l’ex presidente era stato ricoverato oggi in un ospedale statale della capitale a causa di un infarto.
Rafsanjani, che aveva fama di essere un “conservatore pragmatico“, capace di gestire con sicurezza il potere nei momenti più difficili, se necessario con spregiudicatezza, è stato uno dei leader della rivoluzione islamica del 1979 e un collaboratore del fondatore della Repubblica islamica, l’ayatollah Ruhollah Khomeini. Ma è stato anche uno dei mediatori, dietro le quinte, dell’accordo sul programma nucleare iraniano raggiunto a Vienna nel luglio del 2015 tra l’Iran e le grandi potenze mondiali.
Nato a Bahreman da una famiglia di possidenti terrieri coltivatori di pistacchi nell’Iran centrale, Rafsanjani ha studiato teologia e prima della rivoluzione del 1979 fu incarcerato per la sua attività politica contro lo scià. Dopo la caduta del monarca, fu subito cooptato nell’elite di potere del nuovo regime. Negli anni ’80 è stato presidente del Parlamento, uno dei più ascoltati consiglieri di Khomeini e comandante in capo delle operazioni militari contro l’Iraq nella guerra durata otto anni.
Nel 1989, alla morte di Khomeini, Rafsanjani esibì una sua lettera autografa in cui Alì Khamenei, allora presidente della Repubblica, veniva nominato ayatollah e indicato come la futura Guida suprema dell’Iran. L’unico figlio maschio di Khomeini, Ahmad, avallò il contenuto dello scritto. Khamenei venne nominato nuova Guida, mentre Rafsanjani prendeva il suo posto venendo eletto presidente della Repubblica, e ancora per un altro quadriennio nel 1993. Da allora inaugurò una politica di apertura graduale all’Europa e di privatizzazioni economiche, facendo uscire l’Iran dall’isolamento in cui si era trovato dalla rivoluzione.
Nel 2005 fallì il ritorno alla presidenza, venendo sconfitto al ballottaggio dal falco Mahmud Ahmadinejad, ma è comunque rimasto dietro le quinte come ‘grande manovratore’, diventando poi il maggiore sponsor dell’attuale presidente Hassan Rohani. E quando nel 2013 dai Guardiani della Costituzione gli venne preclusa la candidatura alla presidenza, molti progressisti votarono Rohani esprimendo di fatto in maniera indiretta la loro preferenza per Rafsanjani.
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Akbar Hashem Rafsanjani morto, l’ex presidente iraniano aveva 82 anni
Nato il 25 agosto del 1934 a Bahreman, era stato presidente dall’agosto del 1989 al 1997. Poco prima, l’Irna aveva riferito che l'ex presidente era stato ricoverato oggi in un ospedale statale della capitale a causa di un infarto
Akbar Hashem Rafsanjani, ex presidente iraniano, è morto oggi a Teheran. Lo rende noto l’agenzia ufficiale Irna. Ottantadue anni, Rafsanjani era stato dall’agosto del 1989 al 1997 il quarto presidente della Repubblica islamica. Prima di allora era stato presidente della Assemblea degli esperti, cioè l’organo incaricato di eleggere e rimuovere la Guida suprema dell’Iran. “L’ayatollah Hashemi-Rafsanjani, dopo una vita di sforzi incessanti sul sentiero dell’Islam e della rivoluzione, ha lasciato questo mondo”, ha annunciato in serata la televisione di Stato iraniana.
Rafsanjani era ancora presidente del cosiddetto Consiglio per discernimento, organismo incaricato di risolvere le dispute fra il Parlamento e il Consiglio dei guardiani della Costituzione. Poco prima, l’Irna aveva riferito che l’ex presidente era stato ricoverato oggi in un ospedale statale della capitale a causa di un infarto.
Rafsanjani, che aveva fama di essere un “conservatore pragmatico“, capace di gestire con sicurezza il potere nei momenti più difficili, se necessario con spregiudicatezza, è stato uno dei leader della rivoluzione islamica del 1979 e un collaboratore del fondatore della Repubblica islamica, l’ayatollah Ruhollah Khomeini. Ma è stato anche uno dei mediatori, dietro le quinte, dell’accordo sul programma nucleare iraniano raggiunto a Vienna nel luglio del 2015 tra l’Iran e le grandi potenze mondiali.
Nato a Bahreman da una famiglia di possidenti terrieri coltivatori di pistacchi nell’Iran centrale, Rafsanjani ha studiato teologia e prima della rivoluzione del 1979 fu incarcerato per la sua attività politica contro lo scià. Dopo la caduta del monarca, fu subito cooptato nell’elite di potere del nuovo regime. Negli anni ’80 è stato presidente del Parlamento, uno dei più ascoltati consiglieri di Khomeini e comandante in capo delle operazioni militari contro l’Iraq nella guerra durata otto anni.
Nel 1989, alla morte di Khomeini, Rafsanjani esibì una sua lettera autografa in cui Alì Khamenei, allora presidente della Repubblica, veniva nominato ayatollah e indicato come la futura Guida suprema dell’Iran. L’unico figlio maschio di Khomeini, Ahmad, avallò il contenuto dello scritto. Khamenei venne nominato nuova Guida, mentre Rafsanjani prendeva il suo posto venendo eletto presidente della Repubblica, e ancora per un altro quadriennio nel 1993. Da allora inaugurò una politica di apertura graduale all’Europa e di privatizzazioni economiche, facendo uscire l’Iran dall’isolamento in cui si era trovato dalla rivoluzione.
Nel 2005 fallì il ritorno alla presidenza, venendo sconfitto al ballottaggio dal falco Mahmud Ahmadinejad, ma è comunque rimasto dietro le quinte come ‘grande manovratore’, diventando poi il maggiore sponsor dell’attuale presidente Hassan Rohani. E quando nel 2013 dai Guardiani della Costituzione gli venne preclusa la candidatura alla presidenza, molti progressisti votarono Rohani esprimendo di fatto in maniera indiretta la loro preferenza per Rafsanjani.
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.