Gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle non erano stati informati dell’ultimo voto online lanciato dal blog di Beppe Grillo, per decidere se confluire o meno nell’Alde, e cioè l’Alleanza dei liberali e democratici d’Europa. La consultazione tra gli iscritti per “scegliere se e come dare un futuro al MoVimento 5 Stelle in Europa” ha colto di sorpresa anche i 17 deputati eletti a Bruxelles dal M5s, che però si aspettavano una decisione simile da un momento all’altro. È da almeno quattro mesi, infatti, che gli europarlamentari grillini lavorano per lasciare l’Efdd, il gruppo che a Bruxelles include gli euroscettici dell’Ukip di Nigel Farage. Manovre che, a quanto si apprende, non erano note alla maggior parte dei deputati nazionali: ecco perché adesso molti parlamentari protestano contro una possibile alleanza con i liberali. “Meglio soli che male accompagnati”, dicono alcuni deputati nazionali. Ipotesi – quella dell’approdo al gruppo dei Non Iscritti, il “gruppo Misto” dell’Europarlamento- che viene descritta come un vero e proprio “disastro” a Bruxelles.
Nonostante quasi tutti gli europarlamentari M5s abbiano scoperto soltanto in mattinata il voto lanciato dal blog sulla rottura dell’alleanza con Farage, infatti, tra i grillini in Europa si respira un clima diverso rispetto a quello di Roma. “Già dall’inizio con Farage condividevamo poco o nulla, in due anni e mezzo abbiamo condiviso il voto meno del 20 % delle volte. La Brexit poi ha praticamente azzerato l’attività parlamentare di Ukip: in Efdd avevamo spazio ma eravamo praticamente gli unici a fare politica europea, a parlare con gli altri gruppi: molta rilevanza, ma poco peso”, raccontano dal gruppo parlamentare europeo del M5s. Per questo motivo da settembre – due mesi dopo la vittoria della Brexit al referendum d’Oltremanica – sono cominciati i colloqui con le altre forze presenti all’interno del Europarlamento: manovre portate avanti con il benestare di Grillo e di Davide Casaleggio, che domani in giornata voleranno a Bruxelles per incontrare i deputati europei del M5s.
La decisione di sottoporre la questione al voto del blog proprio oggi, senza alcun preavviso, infatti, non arriva per caso. I vertici del Movimento hanno voluto evitare le inevitabili polemiche nel caso in cui si fosse lanciata la consultazione con troppo anticipo, mentre tra pochi giorni cominceranno in Europa le elezioni di metà mandato. A Bruxelles, infatti, dopo due anni e mezzo dall’insediamento vengono azzerate e rielette tutte le più alte cariche parlamentari: presidenti di commissione, vice presidenti e questori. Ecco perché i colloqui con gli altri gruppi sono cominciati mesi fa: per arrivare all’appuntamento con le elezioni di metà mandato con una nuova alleanza già definita e confermata dal voto degli iscritti.
Durante l’estate, una era stata la conditio sine qua posta dai grillini per valutare il partito in cui confluire: al suo interno non doveva essere presente alcuna componente italiana. Una premessa che ha escluso dalla rosa delle trattative il gruppo della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica, di cui fanno parte gli europarlamentari eletti in Italia dalla lista Tsipras. A quel punto, quindi, i grillini hanno cominciato una serie di colloqui con i Verdi, un gruppo al quale erano stati accostati già nel 2014, subito dopo le elezioni. Il primo sponsor dell’entrata del M5s tra i Verdi era Philippe Lamberts, il belga copresidente del gruppo, mentre nettamente contraria a questa ipotesi era la forte componente tedesca della formazione ecologista. Alla fine per decidere sull’alleanza con i grillini i Verdi hanno sottoposto la questione al voto dei suoi europarlamentari, che si sono espressi a maggioranza contro l’entrata del M5s. Una chiusura definitiva che è abbastanza recente dato che gli ultimi colloqui tra grillini e Verdi risalgono a metà dicembre, durante l’ultima plenaria a Strasburgo. È a quel punto che i pentastellati hanno accelerato le manovre di avvicinamento all’Alde.
Un’operazione che – nonostante sia stata appoggiata da Grillo- suscita più di un interrogativo. Intanto perché – come detto – è stata portata avanti senza coinvolgere i deputati nazionali, che adesso la contestano apertamente. E poi perché l’alleanza con i liberali europei non è ben vista neanche da qualche europarlamentare, che nei giorni scorsi si era espresso negativamente sulla possibile rottura con l’Ukip. Lo stesso portavoce del partito di Farage conferma che “alcuni eurodeputati 5 stelle desiderano fermamente stare nel gruppo Efdd“, mentre tra la base grillina cresce la protesta per la possibile alleanza con i liberali, considerato il gruppo più europeista presente a Bruxelles. Senza considerare che il presidente del gruppo, Guy Verhofstad, il 30 luglio del 2015 era stato inserito dal blog di Grillo in una lista di 5 “impresentabili al Parlamento Europeo”: nelle scorse settimane ha incontrato alcuni esponenti del M5s per concordare i dettagli di una possibile alleanza.
“All’interno di Alde ci sono anche partiti che sono a noi più vicini come gli spagnoli Ciudadanos, ma è chiaro che a livello di politica economica le nostre posizioni sono lontanissime dalle loro: questa è una critica giusta. Noi però puntiamo ad avere libertà di voto dentro ai liberali, come avveniva nell’Efdd, solo che lì il gruppo è più strutturato: non saremmo i soldi a fare politica reale”, riflettono gli europarlamentari del M5s più favorevoli all’alleanza con i liberali. Catastrofico, invece, se il voto degli iscritti facesse prevalere la terza ipotesi: cioè confluire con i non iscritti. “In quel caso – dicono i grillini di Bruxelles – sarebbe come sparire a livello europeo: non avremmo accesso ai dossier, potremmo contare su un tempo di parola minimo, praticamente un disastro“. Questo, però, Grillo sul blog non l’ha scritto.