Oltre 100mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza all’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, indagato per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Un’altra tegola per il politico di centrodestra condannato poche settimane fa in appello a 5 anni di carcere nel processo sul “caso Fallara”. Pochi giorni prima di quella sentenza, gli uomini diretti dai colonnelli Alessandro Barbera e Agostino Brigante hanno notificato a Scopelliti un altro avviso di garanzia dopo quello ricevuto l’estate scorsa nell’ambito dell’inchiesta “Mamma Santissima”.
Un guaio giudiziario che, però, questa volta vede coinvolta anche la moglie Barbara Varchetta, indagata per riciclaggio dalla Procura di Reggio. La vicenda trae origine da una sentenza della Corte dei conti che aveva condannato Scopelliti per l’acquisto dell’ex-Italcitrus, un vecchio stabilimento per la trasformazione di agrumi che il Comune di Reggio, con lui sindaco, acquistò nel 2004 dall’imprenditore Emidio Francesco Falcone. Due milioni e mezzo di euro per un capannone abbandonato e pieno di amianto dove Scopelliti voleva realizzare una sede Rai che non fu mai costruita. Dopo aver pagato il proprietario dell’ex Italcitrus, il Comune non riconvertì mai quei terreni e quel capannone. Per i magistrati, quella di Scopelliti era risultata “l’azione trainante in tutta l’operazione”.
In primo grado l’ex governatore era stato condannato dalla Corte dei Conti della Calabria, nel 2009, a risarcire il danno con 697.511 euro perché i giudici contabili avevano ritenuto che fosse stato corrisposto “un prezzo largamente superiore” al valore del bene immobiliare, oltre al fatto che era stato acquistato un bene “inutile rispetto all’interesse pubblico”. In secondo grado nel 2014, invece, la Corte dei Conti sezione centrale aveva ridotto l’entità del risarcimento a 300mila euro dopo aver eliminato la prima voce di addebito per via “dell’incertezza del reale valore di mercato del complesso immobiliare, alla luce delle diverse stime espresse in più perizie”, e lasciando fermo invece il secondo motivo di addebito relativo alla inutilità dell’acquisto.
Il 3 luglio 2014, il Comune di Reggio Calabria ha notificato un atto di precetto a Scopelliti che, però, non ha mai corrisposto alcuna somma all’Ente e per questo è stato successivamente destinatario il 6 ottobre 2014 di un atto di pignoramento presso terzi con ingiunzione ad astenersi dal sottrarre le somme depositate presso banche.
Neanche a dirlo, è stato proprio quello che ha fatto. Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore Federico Cafiero De Raho e dall’aggiunto Gerardo Dominjanni, hanno accertato che l’ex governatore in due tranche, a ridosso del pignoramento, aveva richiesto e ottenuto il rimborso di una polizza vita per l’ammontare di 15mila euro e il rimborso dei titoli per un valore di 80mila euro.
Un’operazione in cui Scopelliti ci ha rimesso in quanto ha ritirato le polizze prima della loro scadenza naturale. Ma è stata un’operazione che, nel suo progetto, secondo la Procura, sarebbe servita a far sembrare che il politico non avesse la disponibilità per risarcire il Comune di Reggio.
Nella stessa giornata, infatti, Scopelliti tentò di mettere al sicuro quei soldi disponendo dal suo conto corrente un bonifico di 100mila euro in favore della moglie Barbara Varchetta che poche ore dopo ha investito 80mila euro in una nuova polizza a proprio nome. Da qui, l’accusa di riciclaggio per la moglie del politico calabrese che, in caso di processo, rischia una condanna da 4 a 12 anni di carcere.
Giustizia & Impunità
Calabria, sequestrati 100mila euro all’ex governatore Scopelliti. Moglie indagata per riciclaggio
E' indagato per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice nell'ambito della vicenda legata all’acquisto dell’ex-Italcitrus
Oltre 100mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza all’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, indagato per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Un’altra tegola per il politico di centrodestra condannato poche settimane fa in appello a 5 anni di carcere nel processo sul “caso Fallara”. Pochi giorni prima di quella sentenza, gli uomini diretti dai colonnelli Alessandro Barbera e Agostino Brigante hanno notificato a Scopelliti un altro avviso di garanzia dopo quello ricevuto l’estate scorsa nell’ambito dell’inchiesta “Mamma Santissima”.
Un guaio giudiziario che, però, questa volta vede coinvolta anche la moglie Barbara Varchetta, indagata per riciclaggio dalla Procura di Reggio. La vicenda trae origine da una sentenza della Corte dei conti che aveva condannato Scopelliti per l’acquisto dell’ex-Italcitrus, un vecchio stabilimento per la trasformazione di agrumi che il Comune di Reggio, con lui sindaco, acquistò nel 2004 dall’imprenditore Emidio Francesco Falcone. Due milioni e mezzo di euro per un capannone abbandonato e pieno di amianto dove Scopelliti voleva realizzare una sede Rai che non fu mai costruita. Dopo aver pagato il proprietario dell’ex Italcitrus, il Comune non riconvertì mai quei terreni e quel capannone. Per i magistrati, quella di Scopelliti era risultata “l’azione trainante in tutta l’operazione”.
In primo grado l’ex governatore era stato condannato dalla Corte dei Conti della Calabria, nel 2009, a risarcire il danno con 697.511 euro perché i giudici contabili avevano ritenuto che fosse stato corrisposto “un prezzo largamente superiore” al valore del bene immobiliare, oltre al fatto che era stato acquistato un bene “inutile rispetto all’interesse pubblico”. In secondo grado nel 2014, invece, la Corte dei Conti sezione centrale aveva ridotto l’entità del risarcimento a 300mila euro dopo aver eliminato la prima voce di addebito per via “dell’incertezza del reale valore di mercato del complesso immobiliare, alla luce delle diverse stime espresse in più perizie”, e lasciando fermo invece il secondo motivo di addebito relativo alla inutilità dell’acquisto.
Il 3 luglio 2014, il Comune di Reggio Calabria ha notificato un atto di precetto a Scopelliti che, però, non ha mai corrisposto alcuna somma all’Ente e per questo è stato successivamente destinatario il 6 ottobre 2014 di un atto di pignoramento presso terzi con ingiunzione ad astenersi dal sottrarre le somme depositate presso banche.
Neanche a dirlo, è stato proprio quello che ha fatto. Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore Federico Cafiero De Raho e dall’aggiunto Gerardo Dominjanni, hanno accertato che l’ex governatore in due tranche, a ridosso del pignoramento, aveva richiesto e ottenuto il rimborso di una polizza vita per l’ammontare di 15mila euro e il rimborso dei titoli per un valore di 80mila euro.
Un’operazione in cui Scopelliti ci ha rimesso in quanto ha ritirato le polizze prima della loro scadenza naturale. Ma è stata un’operazione che, nel suo progetto, secondo la Procura, sarebbe servita a far sembrare che il politico non avesse la disponibilità per risarcire il Comune di Reggio.
Nella stessa giornata, infatti, Scopelliti tentò di mettere al sicuro quei soldi disponendo dal suo conto corrente un bonifico di 100mila euro in favore della moglie Barbara Varchetta che poche ore dopo ha investito 80mila euro in una nuova polizza a proprio nome. Da qui, l’accusa di riciclaggio per la moglie del politico calabrese che, in caso di processo, rischia una condanna da 4 a 12 anni di carcere.
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Turchia, Abdullah Öcalan annuncia lo scioglimento del Pkk: ‘È arrivato il momento di abbandonare le armi’
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Cristiani e socialisti si inseguono e si separano, si combattono si alleano, si contaminano da quasi due secoli. E’ l’ispirazione cristiana a suscitare le prime utopie socialiste, l'ambizione della scientificità del socialismo marxista ed il presidio di interessi sociali parzialmente diversi li ha spesso divisi, ma questo non ha impedito per esempio al socialismo del Nord Europa di continuare ad attingere largamente alla tradizione evangelica". Lo ha detto l'ex ministro ed esponente Pd Andrea Orlando intervenendo all'evento "Dialogo tra Socialismo e Cristianesimo" in corso a Roma.
"Le fragili regole di un multilateralismo spesso a doppio standard e quelle ben più solide poste a presidio dell’integrazione dei mercati - ha aggiunto poi l'esponente dem - sono travolte dalla pressione di soggetti economici in grado di essere al contempo finanza, informazione, controllo dei dati ed in ultima analisi potere politico puro. Persino il mercato viene sostituito dalla mera logica dei rapporti di forza determinata dall’intreccio tra vecchi e nuovi Leviatani, tra poteri pubblici e smisurate potenze economiche".
"Il fatto che a tutto questo non paiano emergere forze antagoniste in grado di civilizzare questa assenza di misura non può essere un alibi per la politica. La politica deve interrogarsi invece - spiega Orlando - su quali possano essere le vie oltre i vecchi steccati, in grado di liberare energie e di offrire la possibilità del riscatto collegando esperienze e domande. E tutto ciò che resiste e che è stato pensato per resistere deve oggi essere riunito. Tutto ciò che si è sforzato, non senza limiti ed imperfezioni, di rendere più umana la vita economica e sociale, di democratizzare i processi produttivi non può ancora restare separato, talvolta contrapposto da dicotomie del secolo scorso. Di fronte al fatto che ciascuno, persino chi si sentiva al riparo da ogni pericolo, rischia di essere solo di fronte a tanta potenza è il tempo di mettere in campo l’insieme degli strumenti che i due filoni culturali di cui oggi parliamo hanno saputo elaborare. Per affermare un nuovo umanesimo che si fondi sulla centralità della comunità come luogo di sviluppo della persona , delle comunità nel loro pluralismo di cui lo Stato può essere l’antitesi, ma lo sviluppo delle comunità che si organizzano in modo migliore".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Io credo che affidare, come sino qui è avvenuto, alla sola logica delle armi non è solo pericoloso e folle, è oggi velleitario. L’Europa rischia di cercare nelle armi ciò che avrebbe potuto e può trovare politica. L’idea di una difesa comune è necessaria e condivisibile, ma non è quella la vera forza che l’Europa potrà mettere in campo nel breve periodo". Lo ha detto l'ex ministro ed esponente Pd Andrea Orlando intervenendo all'evento "Dialogo tra Socialismo e Cristianesimo" in corso a Roma.
"L’Europa grazie alle sue radici costituisce un luogo di equilibri che garantisce una vita migliore più lunga, più piena di qualunque altro luogo della terra. L’Europa che poteva e può essere Ponte si è fatta risucchiare nella logica West and the rest, salvo poi scoprire che the West, qualunque cosa abbia voluto dire, non esiste più".
"La possibilità di recuperare il terreno perduto non credo passi per i decimali di bilancio in più - spiega l'ex ministro dem - che saprà mettere nel riarmo ma dalla capacità di concorrere a definire un nuovo ordine. Facendosi interprete di quell’enorme maggioranza di popoli che non ha alcun interesse dal prevalere della logica della forza e del dominio per il controllo sulle risorse strategiche. E’ un messaggio che deve essere rivolto a tutti persino ai nazionalisti che vanno cacciandosi in una insanabile contraddizione. La sconfitta e la marginalizzazione dell’Europa sarà inevitabilmente la sconfitta delle nazioni che la compongono. Per questo sarà fondamentale l’esito della vicenda Ucraina. Il tema non è come proseguire la guerra ma bensì come condizionare la pace impedendo che si consumi una spartizione tra potenze sulla testa degli ucraini e a discapito degli interessi europei. Nonostante le provocazioni di Trump tutti sappiamo che l’Europa ha carte da giocare. Nessun assetto futuro che assicuri un minimo di sicurezza e di stabilità nell’area può essere realizzato senza il concorso dei paesi europei. Su questo fronte possono andare in ordine sparso o come un soggetto che si fa promotore anche per chi non ne ha la forza di un nuovo e rifondato multilateralismo".
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Non chiediamo abiure ma un partito deve saper scegliere su un appuntamento così importante: supporteremo il referendum sul lavoro e sulla cittadinanza". Elly Schlein chiude formalmente la stagione del renzismo. Nel suo intervento in Direzione, la leader dem ha dato l'ultimo colpo di spugna alle impronte lasciate al Nazareno dall'ex segretario e premier, schierando il partito a favore del referendum abrogativo del JobsAct, una bandiera renziana.
"Rispetto per chi non ha firmato il referendum, ma un partito deve essere chiaro e lineare: sui diritti dei lavoratori non saremo mai alla finestra", ha sentenziato la leader dem. Nel 2014 il via libera alla riforma fortemente voluta da Renzi segnò uno degli strappi più profondi della storia dem. Alla Camera, al momento del voto, il Pd si ritrovò platealmente diviso con 29 deputati contrari al Jobs Act tra voti contrari e non partecipazioni al voto. Per non parlare degli assenti, come Enrico Letta.
I contrari (Cuperlo, Bindi, D'Attorre, Boccia tra questi) firmarono un documento per spiegare le ragioni dei dissenso. E a nulla valsero gli appelli all'unità dell'allora presidente Matteo Orfini e di Pier Luigi Bersani. Il sì arrivo dalla maggior parte del gruppo dem (allora forte di 307 deputati), alcuni dei quali ancora oggi tra i banchi del Parlamento. Tra i ministri del governo Renzi, in Direzione Andrea Orlando è stato netto: "Io non ho firmato il referendum" ma "fa bene la segretaria ad auspicare una convergenza massima". Non tutti, però, hanno battuto le mani sulla scelta della Schlein sul referendum. Dalle parti dei riformisti, qualche dubbio c'è stato.
(Adnkronos) - "Sul referendum serve pluralismo perché se raggiunge il quorum comunque è sostenuto solo dalla parte più estrema del sindacato, visto che la Cisl, fino a poco tempo fa non lontana dal Pd, non è d’accordo e la Uil non ha raccolto firme e sta ragionando se mobilitarsi", ha spiegato la deputata Lia Quartapelle.
Anche Piero Fassino ha messo in guardia: "Rischiamo di fare un dibattito sul lavoro di retrospettiva. In dieci anni tutto è cambiato compreso l’articolo oggetto di referendum modificato dalla Corte Costituzionale". Mentre la senatrice Simona Malpezzi ha sottolineato come "le sensibilità nel Pd sul tema sono diverse". Ma la relazione della segretaria, poi approvata all'unanimità, ha suscitato discussione anche a causa di un altro passaggio sull'Europa e la pace, un tema molto sentito in casa dem.
"Quando torneremo al governo per noi Trump non sarà niente di simile a un alleato. Noi non siamo con Trump e il finto pacifismo che cela una resa all'aggressore e non saremo con l'Europa per continuare la guerra", ha detto tra le altre cose Schlein. Un passaggio che ha fatto sobbalzare alcuni presenti, come la vice presidente del Parlamento Ue Pina Picierno, la senatrice Sandra Zampa e ancora Fassino. Così è stata la stessa segretaria, nelle repliche, a chiarire: "Riprendo gli interventi di Fassino, Picierno, Zampa e dico che siamo d'accordo sul fatto che senza il supporto all'Ucraina a quest'ora staremmo discutendo di come Putin ha riscritto i confini dell'Ucraina e questa è una cosa che da sinistra non si può accettare. Io invece non sono d'accordo sul fatto che l'Europa non potesse fare niente di diverso".
Palermo, 27 feb. (Adnkronos) - Aggredita nel mercato di Ballarò la troupe di Striscia la Notizia, il tg satirico di Mediaset. L'inviata Stefania Petyx e i suoi operatori sono stati aggrediti da alcune persone mentre stavano realizzando un'intervista con l'assessore alle Attività produttive, Giuliano Forzinetti. "Esprimo ferma condanna per la vile, ingiustificata e violenta aggressione subita dall’assessore alle Attività produttive Giuliano Forzinetti, dall’inviata di "Striscia la Notizia", Stefania Petyx e dalla sua troupe nel mercato di Ballarò- dice il sindaco Roberto Lagalla - Un episodio che conferma come certi soggetti tentano una inutile resistenza al lavoro di ripristino della legalità in quest’area della città voluta dall'Amministrazione. Al contrario, per me è doveroso sottolineare che in questo quartiere ci sia anche la presenza di una più ampia fetta di residenti e commercianti come coloro che intervenendo in difesa ed in soccorso delle persone aggredite hanno dimostrato di possedere la cultura della civiltà e della sensibilità. È da loro che bisogna ripartire ed è per loro che bisogna insistere nell’attività di repressione di ogni forma di illegalità. L’auspicio è che le forze dell’ordine riescano ad individuare al più presto tutti i responsabili di questa vicenda”.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Sui referendum, compreso quello sul Jobs Act, "ci saremo con le nostre proposte e senza chiedere abiure nè forzature, nel rispetto del passato e del presente. Io sono contenta di far parte dell'unico partito che fa dei congressi e può cambiare idea senza che un giorno si svegli il capo con un piede diverso o una tegola in testa". Lo dice Elly Schlein nella replica nella Direzione Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Qualcuno cerca di strumentalizzare le mie parole di prima, peraltro senza riportarle per intero: se c'è una leader italiana che si è schierata contro le parole e i falsi storici di Trump sono io, perché Meloni non ha ritenuto di farlo". Lo dice Elly Schlein nella replica in Direzione Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Riprendo gli interventi di Fassino, Picierno, Zampa e dico che siamo d'accordo sul fatto che senza il supporto all'Ucraina, a quest'ora staremmo discutendo di come Putin ha riscritto i confini dell'Ucraina e questa è una cosa che da sinistra non si può accettare". Così Elly Schlein nella replica in Direzione Pd.
"Io invece non sono d'accordo sul fatto che l'Europa non potesse fare niente di diverso. Non c'è stato nessuno in Europa che ha voluto questa guerra partita dall'aggressione di Putin" e Trump su questo ha detto "un falso storico".
"Ma è altrettanto vero che, anche se l'Europa non ha voluto questa guerra e ha sostenuto l'Ucraina, non possiamo dire di essere stati in grado come Europa di fare abbastanza per la pace. Noi lo chiediamo da due anni. Se questa iniziativa fosse stata presa prima, quando Biden sosteneva Kiev, forse avrebbe reso la discussione più facile rispetto a farla oggi dove quello che sta facendo Trump non è un negoziato equo ma di assumere il punto di vista dell'aggressore. Per questo, a maggior ragione, l'Europa deve starci dentro".