Un debito di 20 milioni di euro che l’azienda non riesce ad onorare. Per questi motivi le stazioni della metropolitana a Roma rischiano di rimanere senza la vigilanza privata. E, al netto dei normali standard di sicurezza, in tempi di allerta terrorismo non è una buona notizia. La Italpol Vigilanza Roma srl ha scritto lo scorso 30 dicembre all’Atac, società capitolina dei trasporti, una lunga e dura missiva nella quale afferma che se entro il mese di gennaio non sarà costituito un “tavolo di lavoro” per rientrare dell’ “ingente credito” – il tutto legato comunque a “una cospicua rimessa finanziaria” – l’Ati sarà costretta a “interrompere il servizio”. Tradotto: via la vigilanza e la sorveglianza dei siti aziendali (stazioni, depositi, ecc) e possibile stop parziale del trasporto pubblico capitolino.

LA LETTERA – Nella missiva inviata, tra gli altri, alla sindaca Virginia Raggi, al prefetto di Roma, Paola Basiloni e al questore di Roma, Niccolo’ D’Angelo, sono riepilogati alcuni numeri del maxi-appalto della vigilanza. “Nei servizi Atac – si legge – vengono oggi impiegate circa 275 guardie particolari giurate e 135 addetti di service, per un totale di circa 410 operatori quotidianamente presenti sul territorio. Tali lavoratori e le nostre unità centrali di supporto svolgono un fondamentale ruolo suppletivo nella garanzia di adeguati livelli di sicurezza nella maggior parte dei casi a contatto con migliaia di cittadini e turisti”. Personale che già oggi viaggia con qualche mensilità di ritardo. “Abbiamo più volte ed in tutti modi fatto presente – continua la lettera firmata dall’a.d. Giulio Gravina – la grossa difficoltà gestionale nella quale le nostre strutture si vengono a trovare nel non potere disporre alla scadenza delle ingenti somme dovuteci senza ottenere, di fatto, un risultato apprezzabile e significativo”. Pare che la lettera di Italpol sia stata anche voluta dai lavoratori che, in presenza di ulteriori ritardi sui pagamenti, hanno minacciato nei giorni scorsi una serrata non autorizzata, salvo poi essere stati dissuasi dai legali dei sindacati per il rischio di una denuncia per interruzione di pubblico servizio.

L’APPALTO – Fra assegnazioni e proroghe, Italpol gestisce da tempo i servizi di vigilanza armata per Atac. L’appalto in questione, assegnato nel dicembre 2015, riguarda il Lotto 1 di un bando che comprende anche un secondo capitolato per il portierato, che valeva 67 milioni e 600mila euro ed è stato assegnato per i prossimi 36 mesi. Il nuovo bando è arrivato dopo che il sindacato Faisa Confail e l’ex assessore alla Mobilità e attuale senatore Pd, Stefano Esposito, nell’autunno del 2015 avevano avanzato sospetti sulla regolarità dei servizi, sull’erogazione delle penali e sul funzionamento delle videocamere installate nelle stazioni.

ATAC CORRE AI RIPARI – Oggi che la situazione sembra essere tornata alla normalità, Atac non può far altro che provare a onorare – con difficoltà – gli impegni con i fornitori. “Abbiamo preso contatto da alcuni giorni con Italpol – spiegano dalla società capitolina – ed abbiamo versato una prima tranche di 1,5 milioni circa. A breve è previsto un incontro per concordare il piano di rientro definitivo. Non ci risultano problemi di continuità con il servizio di sorveglianza”. Al lavoro per tentare una mediazione ci sarebbe il dirigente dell’Area sicurezza, Pierluigi Pelargonio. “La situazione debitoria di Atac – commenta il consigliere capitolino eletto nella Lista Marchini, Ignazio Cozzoli – da tempo appare insanabile. I lavoratori di Italpol sono solo gli ultimi di una lunga lista di persone che rischiano in prima persona. L’amministrazione capitolina prenda atto del fallimento virtuale della municipalizzata e cerchi di salvare il salvabile”.

AZIENDA E FORNITORI: RAPPORTO DIFFICILE – C’e’ da dire che l’azienda di via Prenestina non riesce a essere puntuale con nessuno dei suoi fornitori. Secondo i dati ufficiali pubblicati sul bilancio 2015 (il documento del 2016 non è ancora stato approvato e non è disponibile), l’esposizione debitoria totale è di ben 1,3 miliardi di euro, di cui circa 325 milioni nei confronti delle società fornitrici di beni e servizi. Nei mesi scorsi l’azienda ha rischiato di restare senza pneumatici per i suoi duemila autobus a causa della mancata assegnazione del bando per le gomme invernali, mentre per settimane le vetture guaste sono rimaste in strada perché non c’erano le liquidità necessarie a pagare l’azienda che le andava a recuperare e le riportava in officina.

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