Il caso più famoso è quello di Mineo, dove ai dipendenti del centro per richiedenti asilo veniva chiesto di iscriversi al Nuovo Centrodestra. Ma c’è anche Benevento, dove un ex consigliere comunale di Ncd gestisce 12 strutture di accoglienza e si faceva fotografare a bordo di fiammanti Ferrari o in compagnia del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano. Può vantare un’istantanea direttamente col ministro Angelino Alfano, invece, Leonardo Sacco, dirigente della Confederazione nazionale della Misericordia, che gestisce il Cara di Isola Capo Rizzuto. Pochi mesi dopo quello scatto con il leader di Ncd la Confederazione di Sacco è sbarcata a Lampedusa a gestire il nuovo Cpsa, la cui direzione era stata in un primo momento affidata a Lorenzo Montana, suocero di Alessandro Alfano, e cioè il fratello dell’ex ministro dell’Interno. Poi ci sono le cooperative bianche, travolte in tutte Italia dalle inchieste giudiziarie più disparate, ma accomunate soprattutto da due caratteristiche: si occupano di accoglienza generando fatturati a sette cifre e sono in qualche modo sempre riconducibili a Ncd.
Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti
A tre anni dalla scissione con il Pdl, infatti, il partito di Alfano è riuscito a proiettare la sua ombra sulle principali strutture che lungo lo Stivale si occupano di accoglienza. Centri richiedenti asilo, di prima accoglienza, di accoglienza straordinaria, da Catania a Venezia, passando per Foggia, Crotone e la Campania: sono decine le strutture che si occupano della gestione dei migranti intascando in cambio fondi pubblici. Tra queste, le realtà che sono vicine a uomini di Ncd si sprecano. Lo schema è semplice e simile un po’ ovunque: le società vincono gli appalti delle prefetture per gestire i centri, incassano i contributi statali, assumono dipendenti indicati – spesso – dai ras della politica locale, che quindi passano all’incasso in tempo di elezioni. “Il tema fondamentale di tutta questa vicenda sono le assunzioni di personale. In un’area dove 50 voti eleggono un sindaco. Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti“, è una delle tante dichiarazioni messe a verbale da Luca Odevaine, l’uomo che gestiva il business dell’immigrazione per conto di Mafia capitale.