Sono mesi che va avanti lo scontro tra Roma e Berlino sul caso emissioni. Oggi però dalla Germania, che aveva già inviato una lettera Bruxelles per sollecitare l’apertura di un tavolo di consultazioni per cercare di risolvere il disaccordo sull’esito dei test sulle auto Fca, è arrivata una richiesta ufficiale: il ministero dei Trasporti tedesco ha chiesto che per i modelli Fiat 500, Doblò e Jeep Renegade sia garantito il richiamo per le presunte violazioni sulle emissioni. “I modelli testati sono Fiat 500, Fiat Doblò e Jeep Renegade”, ha detto il portavoce del ministro Alexander Dobrindt in conferenza stampa a Berlino rispondendo a una domanda. Sulla questione, poi, è intervenuta anche l’Unione europea, che ha anticipato la possibilità di intervenire in prima persona in caso di mancata risposta dell’Italia nell’ambito del processo di mediazione con la Germania. Tra le ipotesi di intervento di Bruxelles c’è anche la procedura di infrazione, come spiegato da fonti Ue. “Abbiamo ripetutamente chiesto alle autorità italiane di presentare risposte convincenti al più presto possibile. Siamo a corto di tempo, perché abbiamo intenzione di concludere i colloqui sulla conformità della Fiat a breve” ha sottolineato la portavoce della Commissione Ue per l’Industria, Lucia Caudet. La Commissione europea, nel frattempo, sta cercando di fissare una data per un incontro con le due parti per gli inizi di febbraio, perché è intenzionata a chiudere il dossier entro le prossime settimane.
LA RISPOSTA ITALIANA – DELRIO: “RICHIESTA IRRICEVIBILE”
Non si è fatta attendere la risposta dell’Italia, prima con le parole del ministro dei Trasporti Graziano Delrio, poi con un tweet del responsabile dell’Ambiente Gian Luca Galletti. In entrambi i casi non si è trattato di posizioni di apertura nei confronti dell’azione di Berlino. “La richiesta di Berlino è totalmente irricevibile. Non ci sono dispositivi illeciti dimostrati” ha assicurato Delrio. “I tedeschi hanno detto che, tra i dispositivi legali, ci sono alcuni componenti anomali, ma noi abbiamo detto che non è così” ha continuato, sottolineando che “sono le Autorità di omologazione di ogni stato che decidono se un dispositivo è lecito o no. Come noi non abbiamo detto niente su Volkswagen, dobbiamo esigere” che si rispetti la regola che siano le Autorità a decidere. “Siccome noi abbiamo rispettato loro – ha aggiunto – loro devono rispettare noi”. Meno diplomatico Gian Luca Galletti: “Sulle emissioni auto Italia non accetta lezioni: rigore e trasparenza a partire da caso Volkswagen, impegno Ue è test su strada in 2017” ha detto il ministro dell’Ambiente.
Su emissioni auto #Italia non accetta lezioni: rigore e trasparenza a partire da caso #Volkswagen, impegno Ue è test su strada in 2017. #FCA
— Gian Luca Galletti (@glgalletti) 16 gennaio 2017
LA NOTA DEL MINISTERO DEI TRASPORTI: “VEICOLI CONFORMI”
In serata è stata diramata anche una nota ufficiale del ministero dei Trasporti (leggi il comunicato integrale), che ha rispedito al mittente le accuse rivolte da Berlino. L’Italia – è scritto nel comunicato – sta rispondendo “regolarmente” all’Ue sul caso delle emissioni di Fca e la Fiat 500 “è conforme”. Non solo. A sentire il dicastero guidato da Graziano Delrio, “l’Italia sta lealmente collaborando per gli incontri alla commissione di mediazione Ue su Fiat 500 X. Non è stato disdetto alcun appuntamento. Dai test sulle emissioni sui veicoli Fca, compresa la Fiat 500 X, i veicoli risultano conformi”, ha precisato il Mit, secondo cui “non risulta che la Commissione Europea abbia verifiche proprie che confermino i test tedeschi sui veicoli Fca”. Sulla stessa linea d’onda il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che al Tg3 ha spiegato di non vedere “elementi di scontro con la Germania che ha avuto un caso simile”. A sentire Padoan, “le posizioni del ministro Delrio sono assolutamente quelle giuste”.
LA GERMANIA: “FCA HA UTILIZZATO UN MECCANISMO ILLEGALE DI SPEGNIMENTO”
Il presunto meccanismo illegale di spegnimento a bordo della auto Fiat-Chrysler è stato rilevato nell’ambito delle analisi degli esperti della commissione d’inchiesta tedesca, istituita all’indomani del Dieselgate per cui Volkswagen ha ammesso la truffa e patteggiato una multa da 4,3 miliardi negli Stati Uniti. Il portavoce del ministero dei Trasporti ha spiegato che dopo “la rivelazione delle manipolazioni Vw, nel 2015, il ministro Dobrindt ha istituito una commissione d’inchiesta, che ha lavorato fino a maggio, alla quale sono stati sottoposti moltissimi veicoli. Fra questi anche diversi della Fiat-Chrysler. E la risposta senza dubbi dei periti è stata che su questi veicoli fosse utilizzato un meccanismo illegale di spegnimento“. “La Commissione ne avrebbe parlato volentieri con la Fiat, ma la Fiat ha rifiutato di collaborare. Alla fine di agosto, il nostro ministero ha inviato i nostri risultati al ministero dei Trasporti italiano e ha consultato la Commissione europea, e coloro che dovevano attivarsi”, ha spiegato il portavoce. Ad ottobre c’è stata una nuova sollecitazione, ha aggiunto, e “la Commissione europea si è attivata ed ha avviato un procedimento di mediazione”. “L’Ue ha presentato gli esiti delle proprie indagini che confermano gli esiti delle nostre. Ha chiesto all’Italia di prendere posizione. La seduta successiva – ha continuato – di questa procedura di mediazione era prevista per fine gennaio, inizi febbraio, ma dal lato italiano è stata disdetta. E fino a oggi non vi è nessuna posizione sugli esiti della nostra commissione e su quelli della commissione Ue”, ha concluso il portavoce, motivando così la decisione di Dobrindt di chiedere all’Ue di farsi garante del richiamo dei modelli coinvolti.
LE TAPPE DELLA GUERRA TRA BERLINO E ROMA
Le prime accuse a Fca, infatti, erano arrivate quasi un anno fa, lo scorso febbraio dall’associazione ambientalista tedesca Deutsche Umwelthilfe, che in seguito a una serie di prove condotte in collaborazione con l’università di Berna sosteneva di avere riscontrato anomalie sulla Fiat 500X, che nel corso delle prove avrebbe superato i limiti di NOx da 11 a 22 volte nelle prove a caldo, in condizioni dunque diverse da quelle del test di omologazione europeo e più simili a quelle di guida reali su strada. Deutsche Umwelthilfe parlava di “chiara presenza di defeat devices”. Cuore del contendere la riduzione del controllo delle emissioni dopo 22 minuti. Il ministero tedesco aveva convocato per il 19 maggio i rappresentanti di Fca, che però non si erano presentati. E a difesa della casa automobilistica era sceso in campo il ministro dei Trasporti Graziano Delrio che aveva garantito “piena collaborazione” precisando che “il confronto sulle emissioni dei veicoli Fca deve avvenire tramite le due autorità di omologazione nazionali”.
Qualche giorno dopo, il 7 giugno, il ministro Graziano Delrio, in riferimento a una serie di test condotti in Italia su sette modelli di Fca, tra cui non c’era il modello identico a quello messo sotto accusa dai tedeschi, anticipa i risultati del report che verrà concluso solo a fine luglio, escludendo l’utilizzo di defeat devices sulle vetture testate. I sospetti sull’utilizzo di defeat devices non riguardano più solo i motori diesel montati su modelli di Fiat 500 X, ma anche su Doblò e Jeep Renegade. Intanto anche la commissione Emis si occupa della faccenda. A ottobre vengono chiamati in audizione a rispondere delle accuse tedesche sia il dirigente del ministero Antonio Erario, che il responsabile tecnologico di Fca Harald Wester. Entrambi ribadiscono quella che è sempre stata la linea: nessun sistema di controllo emissioni viene disattivato dopo 22 minuti, ma solo “modulato”. E il tutto serve a proteggere il motore da guasti. Altrimenti, ha sostenuto qualche giorno giorni fa Erario, il motore rischia di spegnersi all’improvviso.
DBRS METTE SOTTO OSSERVAZIONE IL RATING DI FCA
Ieri la penultima puntata di questa diatriba. Berlino ha accusato Roma di essere consapevoli “da mesi” delle presunte “anomalie di Fca”. Il ministro Dobrindt alla Bild am Sonntag aveva detto: “Da mesi le autorità italiane sapevano che secondo l’opinione dei nostri esperti Fca usava dispositivi di spegnimento illegali“. La risposta italiana è arrivata per bocca del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Berlino, se si occupa di Volkswagen, non fa un soldo di danno”. Oggi, invece, l’ennesimo capitolo della vicenda. E di certo non sarà l’ultimo. L’agenzia di rating canadese Dbrs, intanto, ha messo sotto osservazione con ‘developing implication‘ il rating di Fca dopo le accuse dell’Agenzia per la Protezione ambientale sulla violazione delle emissioni sui diesel. A sentire Dbrs è “prematuro stimare i costi delle accuse” e, osservando come Fca è in grado di assorbire eventuali sanzioni, ha messo in evidenza che “ogni costo significativo potrebbe” mettere a rischio l’attuale piano industriale.