Maturità si cambia ancora, per essere dal prossimo anno ammessi basterà avere la media del 6, via la terza prova e niente più tesina. Per chi dovrà affrontare l’esame di stato il prossimo giugno valgono invece le vecchie regole: la sufficienza in tutte le materie. Lo schema del decreto sugli esami di stato (Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato), sottoposto al Parlamento, stabilisce, infatti per l’ammissione alle future Maturità una votazione media non inferiore a 6, condotta inclusa.

Nel provvedimento – che riduce a due le prove scritte, eliminando la prova multidisciplinare predisposta dalla Commissione (il famoso quizzone) – si spiega pure che la partecipazione degli studenti delle classi quinte alle rilevazioni Invalsi (le prove riguarderanno le competenze di italiano, matematica e lingua inglese) è “requisito indispensabile” per l’ammissione all’esame. Per sostenere il quale bisognerà aver svolto inoltre l’alternanza scuola lavoro (fermo restando il requisito della frequenza per almeno tre quarti del monte ore annuale). Se resta immutata la composizione delle commissioni d’esame (tre commissari interni, tre commissari esterni e un Presidente), novità della futura Maturità è la previsione di una formazione ad hoc per i Presidenti di commissione, che verranno pescati da una sorta di Albo istituito presso l’Ufficio Scolastico Regionale.

Quanto alle prove d’esame il restyling non riguarda soltanto il numero delle prove. La prima verifica, quella di italiano, consisterà nella redazione di un testo di tipo argomentativo riguardante temi di ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico, con la possibilità di strutturare la prova in più parti, “anche per consentire la verifica di competenze diverse, in particolare la comprensione degli aspetti linguistici, espressivi e logico-argomentativi, oltre la riflessione critica da parte del candidato”. La seconda prova “ha per oggetto – si legge nel provvedimento – una o più discipline caratterizzanti il corso di studio ed è intesa ad accertare le conoscenze, le abilità e le competenze attese dal profilo educativo culturale e professionale dello studente dello specifico indirizzo”. Un quizzone sotto mentite spoglie? Niente affatto. Il ministro continuerà a scegliere, entro gennaio, la materia – sempre una dunque – della seconda prova, ma l’intento è quello di non creare compartimenti stagni: se uscirà Fisica per i licei scientifici, ad esempio, sarà meglio per i maturandi non accantonare il libro di Matematica perché magari per svolgere il compito sarà utile conoscere i principi della fisica ma anche ricordare una tal formula matematica. Se per il Classico, la contaminazione Greco – Latino è più ardua, per gli istituti professionali la contiguità di parecchie materie consente di vagliare con relativa facilità – ne sono convinti a viale Trastevere – la capacità dei ragazzi di utilizzare le competenze acquisite durante l’intero percorso scolastico. Superati gli scritti, si passerà al colloquio. E qui scompare la “tesina”. Sarà la commissione a proporre un punto di partenza (testo, documento, progetto, argomento) da cui desumere le competenze dello studente e le sue conoscenze disciplinari. Uno specifico elaborato o relazione verrà, invece, richiesto sull’esperienza svolta in alternanza scuola lavoro.

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