Sarà Ugo Forello il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle a Palermo. Lo hanno deciso 357 iscritti al M5s che oggi tra le 10 e le 19 hanno votato per l’ultimo atto delle Comunarie sul blog di Beppe Grillo. Forello, avvocato 40enne, è tra i fondatori dell’associazione antiracket Addiopizzo e si è avvicinato ai 5 Stelle soltanto recentemente. Non è un attivista storico nemmeno l’altro candidato sconfitto, il poliziotto e sindacalista Igor Gelarda, vicino al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: sulla piattaforma Rousseau ha raccolto invece 233 preferenze tra i grillini palermitani, per un totale di 590 iscritti che hanno espresso il loro voto.
L’avvicinamento di Gelarda ai 5 Stelle si era concretizzato quando Grillo aveva rilanciato sul blog la denuncia del sindacato Consap, da lui guidato: le forze di polizia – diceva il sindacalista- non avrebbero avuto gli strumenti essenziali per far fronte al rischio contagio da tubercolosi mentre svolgevano il servizio di accoglienza per i migranti. Sia Forello che Gelarda – ma anche gli altri candidati al consiglio – hanno firmato il codice di comportamento del M5S: prevede una multa di 150mila euro per gli eletti che non rispettano il programma. Si tratta dello stesso contratto stipulato a Roma dalla sindaca Virginia Raggi, che ieri è stato ritenuto legittimo dal tribunale capitolino.
Alla fine dunque i 5 Stelle avranno il loro pretendente alla poltrona di Leoluca Orlando. Una candidatura per niente scontata. Annunciate nel settembre scorso, infatti, le Comunarie erano state rinviate a data da destinarsi dopo che il Movimento 5 Stelle palermitano era stato travolto dall’indagine sulle firme false presentate alle amministrative del 2012. Tra i 13 indagati erano finiti anche cinque parlamentari: i nazionali Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, e i regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio. I primi tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti ai pm e per questo motivo sono stati sospesi de imperio dal comitato dai probiviri. Gli altri due, invece, hanno collaborato con i magistrati autosospendendosi subito dal Movimento come richiesto da Grillo. Una doppia condotta che ha di fatto spaccato in due il Movimento: da una parte il gruppo di Nuti, dall’altra tutti gli altri.
Una situazione che ha influenzato direttamente le Comunarie. Alla vigilia della votazione online, infatti, l’attivista della prima ora Adriano Varrica ha fondato Palermo in Movimento, il secondo meet up cittadino, che si è affiancato allo storico Il Grillo di Palermo. Poi, il 28 dicembre, i grillini palermitani sono stati chiamati a votare i 39 candidati che andranno a comporre la lista per il consiglio comunale. In realtà il numero degli aspiranti consiglieri sarà ridotto, viste le defezioni arrivate tra i candidati di sesso femminile, che per legge dovranno rappresentare almeno un terzo del totale della lista. Una serie di ritiri sono andati in onda anche tra i 5 candidati più votati che – secondo regolamento – avevano avuto accesso al secondo turno, quello appunto per scegliere il candidato sindaco. Prima si era fatta da parte Tiziana Di Pasquale, lamentando di “non riconoscersi nelle scelte fatte e nei nomi in lista”, poi era toccato a Giulia Argiroffi, che invece aveva comunicato allo staff di Grillo la sua intenzione di “rimanere nella lista solo per il Consiglio comunale”, quindi aveva fatto un passo indietro anche Giancarlo Caparrotta.
Una sorta di “epidemia di ritiri”, evidentemente figlia della spaccatura interna ai 5 Stelle. Basti pensare che lo stesso Forello era finito nel mirino di un esposto presentato alla procura di Palermo e all’ordine degli avvocati proprio dai deputati indagati nell’inchiesta sulle firme false. Secondo Nuti, Di Vita e Mannino – ma l’esposto era firmato anche dalle deputate non indagate Chiara Di Benedetto e Loredana Lupo – il fondatore di Addiopizzo avrebbe “pilotato” le dichiarazioni di Claudia La Rocca, la consigliera regionale grillina che per prima ha deciso di collaborare con i magistrati autoaccusandosi della ricopiatura delle firme. Accuse che erano gravi già quando l’esposto era stato presentato. Adesso però rischiano di creare più di qualche imbarazzo: contrappongono, infatti, i primi esponenti del M5s a Palermo (poi eletti alla Camera) a quello che oggi è il candidato sindaco dei pentastellati nella stessa città. Dove i paradossi evidentemente sono di casa anche tra i 5 Stelle.