“Abbiamo scoperto il codice degli appalti della ‘ndrangheta che impoverisce la Calabria”. Il generale della Guardia di finanza Gianluigi Miglioli è entusiasta durante la conferenza stampa dell’inchiesta “Cumbertazione” che ha portato all’arresto di 35 imprenditori, legati secondo l’accusa alle cosche, che riuscivano a rastrellare la maggior parte degli appalti in provincia di Reggio Calabria e Cosenza.
L’indagine della guardia di finanza (la parte coordinata dalla Dda di Reggio) ruota attorno alla figura degli imprenditori Bagalà (già coinvolti nell’inchiesta “Ceralacca”) e ha stroncato il sistema di infiltrazione della ‘ndrangheta nei lavori pubblici più importanti: dallo sviluppo “water front” di Gioia Tauro ai lavori per lo svincolo di Rosarno passando per la riqualificazione del percorsi pedonali della città della Piana.
“Nella maggior parte dei casi – ha affermato il procuratore Federico Cafiero De Raho – si creava un vero e proprio cartello di imprese che quando alle gare d’appalto presentano le offerte in bianco. Poi chi di dovere si occupa di riempirle in modo che il cartello si aggiudichi i lavori”.
Ma se nella Piana di Gioia Tauro a fare da padrona c’era la cosca Piromalli, in provincia di Cosenza chi dettava legge negli appalti era il boss Franco Muto, finito in carcere a luglio nell’ambito di un’altra inchiesta sul clan di Cetraro.
Dopo il suo arresto, le redini della cosca sono state prese dalla moglie, Angelina Corsanto colpita oggi dal decreto di fermo firmato dal procuratore Nicola Gratteri, dagli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dai sostituti della Dda Camillo Falvo e Alessandro Prontera.
Nel mirino dei magistrati sono finiti tre grossi lavori pubblici per un valore di oltre 100 milioni di euro. Lavori che i Muto sarebbero riusciti ad accaparrarsi grazie al noto imprenditore Giorgio Barbieri che – è scritto nel decreto di fermo – “finisce (anche) per partecipare dell’organizzazione ‘ndranghetistica dei ‘Muto’, della quale infatti implementa la capacità economica con mensili corresponsioni di denaro e il controllo mafioso del territorio”.
I cantieri interessati dall’inchiesta, infatti, sono quello della famosa Piazza Bilotti a Cosenza (che comprendeva anche la realizzazione di un parcheggio interrato e la gestione per 28 anni della struttura polifuzionale e del Mab), quello del comprensorio sport-natura di Lorica (e la relativa gestione per 25 anni) e la riqualificazione dell’aeroporto turistico di Scalea che sarebbe stato gestito dagli indagati per 25 anni.
Secondo il procuratore Gratteri, tra il Tirreno cosentino e la città Cosenza “era tutta una combine, come nel calcio. Abbiamo scoperto che il maggior imprenditore della provincia, Barbieri, era d’accordo con i colletti bianchi dei Muto. Lavoravano sempre in cordata, a Cosenza come a Cetraro”. Barbieri lavorava anche a Gioia Tauro dove “la cosca Morabito – scrivono i pm – controlla gli appalti pubblici della provincia reggina attraverso la famiglia Bagalà”. Si tratta di una famiglia di imprenditori che ha “creato un cartello di imprese che, anche per il tramite della collusione di funzionari pubblici, si accaparra gli appalti”.
Nelle intercettazioni ambientali, gli inquirenti sentono Giorgio Morabito (procuratore speciale delle società di Barbieri) e l’imprenditore cosentino parlare di milioni di euro. In particolare, più volte Giorgio Morabito fa riferimento a un “milione di euro ‘chiesto’ da Barbieri, che lui aveva anticipato perché si era ‘impegnato’ e per non “perdere la faccia’”.
La restituzione di quei soldi doveva avvenire l’11 maggio scorso ma in realtà i due si incontreranno il giorno successivo quando la guardia di finanza registra una conversazione dalla quale emerge la capacità del principale indagato di trovarsi a suo agio tanto con la ‘ndrangheta quando con la politica. “Barbieri raccontava a Morabito – è scritto nel provvedimento di fermo – di aver avuto un incontro il giorno precedente a Lorica con il Presidente della Regione, con il quale aveva anche cenato, motivo per il quale non si era recato a Polistena il giorno precedente”.
Mentre in provincia di Reggio, Barbieri si limita ad aggiudicarsi gli appalti – scrive la Dda di Catanzaro – “svolgendo il ruolo di prestanome dei Bagalà, per gli appalti pubblici che si aggiudica a Cosenza pretende di gestirli autonomamente, sebbene avvalendosi di numerosi subappaltatori e riesce a ridimensionare le pretese estorsive per il tramite dell’intervento di Franco Muto che ha una partecipazione agli utili di una serie di imprese formalmente intestate a Barbieri”.
La procura di Catanzaro parla di “una consolidata interazione sinergica tra l’imprenditore Barbieri e la cosca di ‘ndrangheta dei Muto: in altre parole, un rapporto di sostanziale sinallagma che poggia, da un lato, sulla garanzia di intervento della cosca per la soluzione in favore dell’imprenditore e delle sue aziende di problematiche di natura economica come criminale, dall’altro, sulla stabile compartecipazione della stessa cosca ai proventi d’impresa generati da Barbieri”. È quello che il generale Miglioli definisce “il codice degli appalti della ‘ndrangheta”.
Mafie
Calabria, patto tra clan e imprenditori: 35 fermi. “Scoperto codice degli appalti della ‘ndrangheta che impoverisce la regione”
L'inchiesta “Cumbertazione” ha fatto luce sul sistema per rastrellare la maggior parte dei lavori in provincia di Reggio Calabria e Cosenza: dallo sviluppo “water front” di Gioia Tauro al progetto per lo svincolo di Rosarno passando per la riqualificazione del percorsi pedonali della città della Piana
“Abbiamo scoperto il codice degli appalti della ‘ndrangheta che impoverisce la Calabria”. Il generale della Guardia di finanza Gianluigi Miglioli è entusiasta durante la conferenza stampa dell’inchiesta “Cumbertazione” che ha portato all’arresto di 35 imprenditori, legati secondo l’accusa alle cosche, che riuscivano a rastrellare la maggior parte degli appalti in provincia di Reggio Calabria e Cosenza.
L’indagine della guardia di finanza (la parte coordinata dalla Dda di Reggio) ruota attorno alla figura degli imprenditori Bagalà (già coinvolti nell’inchiesta “Ceralacca”) e ha stroncato il sistema di infiltrazione della ‘ndrangheta nei lavori pubblici più importanti: dallo sviluppo “water front” di Gioia Tauro ai lavori per lo svincolo di Rosarno passando per la riqualificazione del percorsi pedonali della città della Piana.
“Nella maggior parte dei casi – ha affermato il procuratore Federico Cafiero De Raho – si creava un vero e proprio cartello di imprese che quando alle gare d’appalto presentano le offerte in bianco. Poi chi di dovere si occupa di riempirle in modo che il cartello si aggiudichi i lavori”.
Ma se nella Piana di Gioia Tauro a fare da padrona c’era la cosca Piromalli, in provincia di Cosenza chi dettava legge negli appalti era il boss Franco Muto, finito in carcere a luglio nell’ambito di un’altra inchiesta sul clan di Cetraro.
Dopo il suo arresto, le redini della cosca sono state prese dalla moglie, Angelina Corsanto colpita oggi dal decreto di fermo firmato dal procuratore Nicola Gratteri, dagli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dai sostituti della Dda Camillo Falvo e Alessandro Prontera.
Nel mirino dei magistrati sono finiti tre grossi lavori pubblici per un valore di oltre 100 milioni di euro. Lavori che i Muto sarebbero riusciti ad accaparrarsi grazie al noto imprenditore Giorgio Barbieri che – è scritto nel decreto di fermo – “finisce (anche) per partecipare dell’organizzazione ‘ndranghetistica dei ‘Muto’, della quale infatti implementa la capacità economica con mensili corresponsioni di denaro e il controllo mafioso del territorio”.
I cantieri interessati dall’inchiesta, infatti, sono quello della famosa Piazza Bilotti a Cosenza (che comprendeva anche la realizzazione di un parcheggio interrato e la gestione per 28 anni della struttura polifuzionale e del Mab), quello del comprensorio sport-natura di Lorica (e la relativa gestione per 25 anni) e la riqualificazione dell’aeroporto turistico di Scalea che sarebbe stato gestito dagli indagati per 25 anni.
Secondo il procuratore Gratteri, tra il Tirreno cosentino e la città Cosenza “era tutta una combine, come nel calcio. Abbiamo scoperto che il maggior imprenditore della provincia, Barbieri, era d’accordo con i colletti bianchi dei Muto. Lavoravano sempre in cordata, a Cosenza come a Cetraro”. Barbieri lavorava anche a Gioia Tauro dove “la cosca Morabito – scrivono i pm – controlla gli appalti pubblici della provincia reggina attraverso la famiglia Bagalà”. Si tratta di una famiglia di imprenditori che ha “creato un cartello di imprese che, anche per il tramite della collusione di funzionari pubblici, si accaparra gli appalti”.
Nelle intercettazioni ambientali, gli inquirenti sentono Giorgio Morabito (procuratore speciale delle società di Barbieri) e l’imprenditore cosentino parlare di milioni di euro. In particolare, più volte Giorgio Morabito fa riferimento a un “milione di euro ‘chiesto’ da Barbieri, che lui aveva anticipato perché si era ‘impegnato’ e per non “perdere la faccia’”.
La restituzione di quei soldi doveva avvenire l’11 maggio scorso ma in realtà i due si incontreranno il giorno successivo quando la guardia di finanza registra una conversazione dalla quale emerge la capacità del principale indagato di trovarsi a suo agio tanto con la ‘ndrangheta quando con la politica. “Barbieri raccontava a Morabito – è scritto nel provvedimento di fermo – di aver avuto un incontro il giorno precedente a Lorica con il Presidente della Regione, con il quale aveva anche cenato, motivo per il quale non si era recato a Polistena il giorno precedente”.
Mentre in provincia di Reggio, Barbieri si limita ad aggiudicarsi gli appalti – scrive la Dda di Catanzaro – “svolgendo il ruolo di prestanome dei Bagalà, per gli appalti pubblici che si aggiudica a Cosenza pretende di gestirli autonomamente, sebbene avvalendosi di numerosi subappaltatori e riesce a ridimensionare le pretese estorsive per il tramite dell’intervento di Franco Muto che ha una partecipazione agli utili di una serie di imprese formalmente intestate a Barbieri”.
La procura di Catanzaro parla di “una consolidata interazione sinergica tra l’imprenditore Barbieri e la cosca di ‘ndrangheta dei Muto: in altre parole, un rapporto di sostanziale sinallagma che poggia, da un lato, sulla garanzia di intervento della cosca per la soluzione in favore dell’imprenditore e delle sue aziende di problematiche di natura economica come criminale, dall’altro, sulla stabile compartecipazione della stessa cosca ai proventi d’impresa generati da Barbieri”. È quello che il generale Miglioli definisce “il codice degli appalti della ‘ndrangheta”.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La politica estera cambia la vita delle famiglie, aiuta la gente a capire e anche gli errori fatti. In Italia il casino sui consumi lo ha fatto Salvini: ha fatto una norma sul codice della strada per ridurre gli incidenti e va bene ma non è giusto fare una campagna terroristica sul vino. E poi c'è Trump che fa i dazi ma la roba nostra piace nel mondo e se ci mettono i dazi, ci fregano. I sovranisti di casa nostra dicono 'viva Trump' ma Trump ci distrugge l'economia". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4. "E poi c'è anche l'Europa che è un po' troppo burocratica".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “La sicurezza delle telecomunicazioni è fondamentale, nell’interesse italiano sarebbe singolare scegliere un soggetto francese (con partecipazione azionaria anche cinese?) anziché un sistema tecnologicamente più sviluppato ed all’avanguardia come quello americano. Peraltro notiamo con stupore che, come già avvenuto per alcune case farmaceutiche durante il Covid, un titolo francese abbia guadagnato in Borsa più del 500% in pochi giorni. Siamo certi che, in una fase delicata come questa, ogni scelta vada ponderata esclusivamente nel nome dell’interesse nazionale italiano, senza pregiudizi ideologici, ritenendo gli Usa un partner imprescindibile per la sicurezza e la crescita del nostro Paese”. Così in una nota Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo, e Paolo Formentini, deputato Lega, responsabile dipartimento Esteri della Lega.