Arriverà mercoledì 25 gennaio in tarda mattinata l’attesa decisione della corte costituzionale sull’Italicum.  Lo ha comunicato il segretario generale della corte Carlo Visconti al termine dell’udienza pubblica durata sette ore. I giudici, infatti, sono entrati in camera di consiglio e si sono aggiornati a domani: una decisione potrebbe arrivare intorno alle ore 13, 13 e 30. Un’ipotesi già ventilata nelle scorse ore, quella del rinvio, visto che la corte aveva già rinviato le udienze previste in calendario per domani.

L’udienza della Consulta per la discussione dei cinque ricorsi presentati contro la legge elettorale varata dal governo di Matteo Renzi si è aperta alle ore 9 e 30 del mattino. La corte ha subito ritenuto inammissibile l’intervento del Codacons, rappresentato dal suo presidente Carlo Rienzi,perché tardivo essendo giunto oltre i termini di tempo prestabiliti. Poi il presidente Paolo Grossi ha aperto la seconda parte della seduta, dedicata alle questioni di merito. Il relatore Nicolò Zanon è stato chiamato a illustrare le posizioni dei tribunali ricorrenti e dell’Avvocatura dello Stato che rappresenta la presidenza del Consiglio dei ministri. Tredici i giudici presenti, essendo dimissionario Giuseppe Frigo e assente Alessandro Criscuolo.

Poi è stata la volta dei legali del fronte anti Italicum. A quel punto è stata la volta dei legali del fronte anti Italicum. E qui ad un certo punto i toni si sono surriscaldati, con il presidente che ha addirittura rimproverato gli avvocati. Il motivo? L’intervento del primo dei legali del fronte anti Italicum, Vincenzo Palumbo, che secondo il presidente Grossi, era troppo prolisso. Il giudice prima lo ha invitato alla brevità, poi gli ha chiesto di concludere per “non esasperare la Corte”, alla fine lo ha redarguito: “Sta abusando della nostra pazienza“.

“Non si facciamo considerazioni che esorbitano dal piano giuridico della questione: evitiamo concioni politiche e limitiamo a questioni giuridiche”, ha detto più volte Grossi, chiedendo il rispetto di due principi: “Primo, le esposizioni in quest’aula devono essere orali, le memorie sono agli atti. Secondo, siccome parleranno altri cinque avvocati, invito a non esporre argomentazioni. Auspichiamo che avvenga presto la possibilità di sedere in camera di consiglio e poter deliberare”.

La parola è poi passata all’avvocato Felice Besostri, che come anticipato, ha chiesto ai giudici di valutare le modalità di approvazione dell’Italicum, avvenuta col voto di fiducia. Secondo il legale, il fatto che le leggi elettorali non figurino nei regolamenti parlamentari tra quelle per cui è esclusa la fiducia, non è un elemento sufficiente. “Se questo è il ragionamento – ha detto – questo vuol dire lasciare aperta per il legislatore la possibilità di approvare con la fiducia norme incostituzionali”. Besostri ha ricordato che il Porcellum, incostituzionale, fu usato in 3 tornate elettorali. “Questo non deve accadere più. Se le prossime elezioni dovessero essere fatte con legge incostituzionale, la democrazia sarebbe in pericolo”. 

L’avvocato Lorenzo Acquarone, invece, ha citato all’interno del dottissimo dibattito anche l’opinione del suo barbiere. Lo ha fatto replicando alla posizione dell’Avvocatura di Stato, secondo la quale non si può valutare se l’Italicum ha arrecato o meno ai cittadini visto che non è ancora entrata in vigore. “Il mio barbiere – racconta Acquarone – mi ha chiesto: Dunque, se si fa una legge sulla pena capitale, per sapere se è costituzionale bisogna prima aspettare che sia applicata la pena di morte e poi, una volta che il condannato è morto, decidere se era o no costituzionale ucciderlo? Mi pare un ottimo esempio”.

Alle 13 Grossi ha quindi sospeso la seduta aggiornandola a tre ore dopo. Quindi  è toccato all’avvocatura dello Stato esporre la sua tesi con i legali Paolo Grasso e Massimo Massella Ducci Teri. “Non ho rinvenuto nessuna norma della Costituzione che vieta il ballottaggio: è legittimo, lo Stato deve saper scegliere”, ha detto quest’ultimo. “Il ballottaggio – ha continuato – è stato molto criticato dai ricorrenti, ma questa forma elettorale è già presente nel nostro ordinamento e molti altri Paesi lo prevedono”. Al termine dei due interventi, in assenza di repliche, Grossi ha quindi dichiarato chiusa la seduta pubblica. I giudici costituzionali si sono quindi riuniti in camera di consiglio per la decisione finale. Appuntamento a domani, mentre le motivazioni della sentenza dovrebbero a questo punto essere depositate entro il 24 di febbraio.

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