Sisma bonus, mappatura del rischio e dipartimento Casa Italia. Del piano di prevenzione renziano contro i terremoti qualcosa c’è, qualcosa è in corso d’opera e altro ancora è in stand by in attesa che il governo Gentiloni prenda in mano le redini di quanto lasciato in cantiere dal suo predecessore. Uno dei pilastri del piano è proprio il sisma bonus, lo sgravio previsto nella legge di Bilancio 2017 per incoraggiare la messa in sicurezza degli edifici nelle zone a più alto rischio con adeguamenti antisismici e annunciata dopo le prime fortissime scosse che in agosto hanno iniziato a colpire il Centro Italia. Ad oggi è partita solo la detrazione del 50%, mentre per quelle più alte (fino all’85%) bisognerà attendere che il ministero delle Infrastrutture, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, adotti un decreto ad hoc. Dal ministero fanno sapere che “l’iter sarà concluso entro la data stabilita, ossia a fine febbraio”. E mentre in questo caso i lavori sono in corso, nulla si sa rispetto a quelli di Casa Italia, il dipartimento voluto da Renzi e guidato dall’ex rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone. Il team che doveva lavorare a un piano a lungo termine per la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio. Tra i contributi anche quello di Renzo Piano. Il presidente Azzone preferisce non rilasciare dichiarazioni. Secondo indiscrezioni, nei prossimi giorni si terrà il primo incontro con il nuovo esecutivo.
PARTITO SOLO LO SGRAVIO DEL 50%. PER QUELLI PIU’ RICCHI SERVONO LE NUOVE CLASSI DI RISCHIO – Nella manovra finanziaria è previsto che lo sconto Irpef sulle spese sostenute per l’adeguamento di immobili in zone ad alta pericolosità venga prorogato fino al 2021. Tra le novità la possibilità di detrazione, oltre che per i condomìni, anche per seconde case e attività produttive. Ma soprattutto l’ammontare dell’agevolazione in base al tipo di intervento. La detrazione parte dal 50%, che è sì la stessa aliquota delle ristrutturazioni ordinarie, ma in questo caso le spese (fino a un massimo di 96mila euro per numero di unità immobiliari) saranno detraibili, quindi recuperabili, in cinque anni anziché in dieci. Lo sconto, inoltre, si applica non solo per gli edifici che si trovano in aree ad alto rischio (zone 1 e 2), ma anche a quelli in zona sismica 3. Il bonus, secondo quanto stabilito nella manovra, può arrivare al 70 o all’80% a seconda che l’intervento porti l’immobile a una o a due classi di rischio inferiore. Percentuali che diventano del 75 e dell’85% se l’adeguamento riguarda parti comuni di edifici condominiali. Questo, però, ad oggi solo sulla carta. Perché l’applicazione dei bonus superiori al 50% è vincolata per legge all’adozione, entro il 28 febbraio 2017, di un decreto che stabilisca le “Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni”, documento che permetterà ai tecnici di classificare gli edifici in base alla loro vulnerabilità sismica. Il decreto deve essere adottato dal ministero dopo aver sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici. Fino all’entrata in vigore delle linee guida per la mappatura degli edifici, l’unico bonus assegnato è quello del 50%. Ma a che punto siamo? Ce la farà il Consiglio a trovare la quadra e fornire al ministero delle Infrastrutture il documento in tempo per l’adozione? Ilfattoquotidiano.it lo ha chiesto ai diretti interessati.
LA BOZZA DELLE LINEE GUIDA ERA PRONTA GIA’ A MAGGIO. POI LA FRENATA – Se è vero che una prima bozza delle linee guida era già pronta prima dell’estate, tanto che a maggio il sottosegretario al Mit Umberto Del Basso De Caro, rispondendo in commissione Ambiente della Camera a un’interrogazione posta dalla deputata del M5S Claudia Mannino, annunciava l’imminente uscita del documento, l’iter poi ha subito una battuta d’arresto. Ora dal ministero spiegano a ilfattoquotidiano.it che “il Consiglio ha ricevuto una bozza di linee guida dal Mit il 15 dicembre e si sta confrontando con questo testo, che riguarda le misure per interventi antisismici su edifici esistenti”. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici presieduto da Massimo Sessa è un’assemblea molto ampia, composta dai massimi esperti amministrativi, tecnici e giuridici e si esprime tramite voto. L’obiettivo del confronto tra gli esperti è che “da un testo scientifico possa essere formulato un testo applicabile in modo efficace dalla pubblica amministrazione e dai cittadini, quindi condiviso dal Consiglio superiore, che lo voterà”. Approvato il testo, seguiranno la firma del ministro e la pubblicazione. “Abbiamo avuto la conferma dal Consiglio – spiegano dal Mit – che l’iter finirà entro il termine previsto”. Quando sarà possibile, allora, applicare le detrazioni più alte? “La legge dice che le norme debbono essere attuate entro il 28 febbraio e non prevede che le pratiche con le caratteristiche per le detrazioni vengano presentate in febbraio. Potranno invece essere presentate dopo, e quindi, se rispettati i tempi, almeno in marzo. La detrazione, a sua volta, come per tutti i bonus edilizi, varrà sulla dichiarazione dei redditi del 2018”. “Il documento in questione”, aggiunge Sessa, “non è un atto monocratico, ma è figlio di un dibattito frutto di un’assemblea generale alla quale parteciperanno oltre cento esperti e alla fine della quale si voterà”. Assemblea che dovrebbe tenersi una decina di giorni prima del termine ultimo per l’adozione del decreto. “Parliamo della stesura di un documento tecnico-amministrativo che, per la prima volta, affronta il problema della prevenzione sismica e non più solo della ricostruzione, agendo sulle costruzioni esistenti”, spiega Sessa, che conclude: “Il documento verrà poi trasmesso al Mit per l’attuazione”.
FERMO IL PIANO CASA ITALIA. E NON SI SA SE GLI ESPERTI SIANO STATI NOMINATI – Ma quella sulle nuove agevolazioni non è l’unica partita lasciata in sospeso. L’elaborazione della mappa del rischio sismico, anzi, rappresentava solo una fase dei lavori del team di supertecnici di Casa Italia, il dipartimento di Palazzo Chigi che doveva lavorare a un piano a lungo termine per la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio. Il piano prevedeva un investimento pubblico, nel giro di un anno e mezzo, di 20 milioni di euro e, a settembre, l’ex premier Renzi aveva affidato la guida della squadra all’ex rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone, con il quale avrebbero collaborato Renzo Piano e i suoi architetti. Quattro i pilastri del piano. Il primo livello operativo è quello legato alla conoscenza, Comune per Comune, del livello di rischio. Secondo i piani di Azzone entro gennaio bisognava avere un quadro di riferimento. La seconda fase, da avviare entro l’estate e alla quale lavora Renzo Piano, consisteva nella definizione di dieci interventi pilota di messa in sicurezza sismica su altrettanti fabbricati oggetto di sperimentazione. Terzo pilastro: l’aspetto finanziario, dal Sisma Bonus alla quantificazione delle risorse. Infine la formazione di tecnici, professionisti, amministratori pubblici che toccasse anche le scuole e i luoghi di lavoro.
Fonti vicine ad Azzone fanno sapere che, al momento, l’ex rettore non è disponibile a un’intervista perché non c’è stato ancora un incontro con i rappresentanti del nuovo governo Gentiloni. Non è dato sapere, dunque, se si continua a lavorare nelle stanze di Palazzo Chigi, se siano stati nominati tutti i 17 esperti previsti nel team composto da economisti, urbanisti, giuristi, demografi e matematici (la maggior parte dei quali avevano già ricevuto l’incarico a fine 2016) oppure è tutto fermo in attesa di un tavolo che, dicono i bene informati, potrebbe tenersi a giorni.