Sergio Marchionne ha deciso di non mettere da parte risorse per far fronte alle possibili conseguenze delle contestazioni dell’agenzia statunitense per l’ambiente (Epa) sulle emissioni dei motori diesel di alcuni modelli. E’ quello che è emerso durante la conferenza telefonica con gli analisti dopo la presentazione dei risultati 2016 del gruppo Fiat Chrysler: il responsabile finanza del gruppo Richard Palmer ha detto che Fca “non ha previsto per ora accantonamenti” in relazione all’indagine dell’Epa. Evidentemente il cambio di amministrazione alla Casa Bianca e la nomina al vertice dell’Epa di un avvocato repubblicano dichiaratamente favorevole ad ammorbidire le regole in favore dei produttori fa ben sperare il manager italoamericano, che due giorni fa insieme ai numeri uno di Ford e General Motors ha incontrato Donald Trump incassando la promessa di meno regole in cambio della creazione di posti di lavoro negli Usa. E Marchionne su questo fronte si è mosso d’anticipo, visto che già prima dell’insediamento del nuovo presidente ha annunciato 1 miliardo di investimenti nel Paese.
Di qui la fiducia in uno sviluppo favorevole dell’inchiesta di Epa e dipartimento di Stato. Al contrario sul fronte europeo, dove la Germania ha chiesto alla Commissione di far ritirare alcuni modelli Fca sospettati di violazioni delle regole, la situazione si complica: proprio giovedì Bruxelles ha pubblicato linee guida per gli Stati membri mirate ad “aiutarli” ad applicare in modo rigoroso il divieto dei ‘defeat devices‘, cioè i famigerati software che truccano le emissioni dei motori diesel facendo sì che quelle reali siano superiori a quelle consentite. “Non si possono tollerare imbrogli“, ha avvertito la commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska. “Le indagini nazionali stanno rivelando che un ampio numero di costruttori auto usano strategie che aumentano le emissioni al di fuori dei test” e questo, ha ammonito, “è illegale a meno che non sia tecnicamente giustificato in casi eccezionali, e l’onere della prova è carico del costruttore”. L’esecutivo Ue dopo lo scandalo che ha travolto Volkswagen ha già introdotto i test in condizioni reali di guida e ha proposto un anno fa una stretta al sistema delle omologazioni, ma il pacchetto, che rischia un forte annacquamento, deve ancora essere adottato da Consiglio e Parlamento Ue.
Sui risultati futuri del gruppo Fca, che ha chiuso il 2016 utili in crescita rispetto all’esercizio precedente e debito in calo, restano dunque incognite legate alle evoluzioni di queste indagini. Per capire la portata delle possibili conseguenze bisogna analizzare i dati di vendita del gruppo suddivisi per area geografica: il Nord America è di gran lunga in testa per auto vendute, con 2,58 milioni di consegne nel corso dell’esercizio (-5% sul 2015) sulle 4,7 totalizzate a livello globale, 69 miliardi di euro di ricavi netti e un risultato operativo rettificato, prima degli oneri finanziari, di 5,1 miliardi (+15%). Europa, Medio Oriente e Africa valgono di gran lunga di meno: in quell’area l’azienda ha totalizzato lo scorso anno 1,3 milioni di consegne (pur in crescita del 14%), 21,8 miliardi di ricavi e 540 milioni di risultato operativo rettificato (+154%).
Tornando ai risultati complessivi del 2016, Fiat Chrysler ha registrato ricavi netti per 111 miliardi, quasi invariati rispetto all’anno prima, e un utile netto rettificato (cioè al netto di plusvalenze e minusvalenze da cessione di partecipazioni, oneri di ristrutturazione, svalutazioni di attività e proventi o oneri atipici) di 2,5 miliardi contro gli 1,7 del 2015. Il comunicato del gruppo parla di “anno record grazie alla continua ottima performance in Nafta”, cioè appunto l’area nord americana, “e al miglioramento di tutti gli altri settori, in particolare Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) e Maserati“. Quanto all’indebitamento, che stando al piano industriale 2014-2018 di Marchionne dovrà essere azzerato il prossimo anno, il debito è passato dai 27,7 miliardi del 2015 a poco più di 24 miliardi. In Borsa il titolo Fca, dopo la diffusione dei dati, ha registrato guadagni fino al 3,8%, per poi ripiegare a +1% nel corso della seduta.