La stazione di Viareggio. La Casa dello Studente dell’Aquila. I campi della Terra dei Fuochi. L’aereo Dc9. Il traghetto Moby Prince. La scuola elementare di San Giuliano di Puglia. Un treno che sputa fuoco, una scuola che viene giù sui bambini, un aereo che esplode in volo. Cos’hanno in comune le tragedie italiane? I morti innocenti, la disperazione, le promesse di giustizia per tutti. Ma – su tutto – il peso della richiesta di verità che resta, tutto intero, solo sui familiari delle vittime. Mentre passano i mesi e poi gli anni, spariscono prima le tv, poi i giornali. L’opinione pubblica si dimentica, ricorda vagamente, si interessa fino a un certo punto. E soprattutto lo Stato, mentre passano i mesi e poi gli anni, nel migliore dei casi si allontana, fino a scomparire. Nel peggiore, sono pezzi di Stato che si mettono in mezzo, “impallano” la visuale, confondono le acque. La sete di verità resta solo ai parenti di chi non c’è più e non aveva colpa: soli, a chiedere giustizia, a incarnare – giorno dopo giorno – la purezza di chi vuole ancora cambiare le cose. E’ ciò che è successo a Viareggio. Oggi, dopo 140 udienze, il tribunale di Lucca leggerà la sentenza di primo grado del processo sul disastro ferroviario di Viareggio, 32 morti. La mattina dopo l’incidente, il 30 giugno 2009, le camionette delle tv di tutto il mondo avevano preso già il posto delle ambulanze. Una settimana dopo fu il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a presiedere i funerali di Stato. A cantare, allo stadio, c’era Andrea Bocelli. Quasi 8 anni dopo, di quel clamore, non c’è più nemmeno il ricordo.
Cronaca
Il disastro di Viareggio e le altre stragi di nessuno. “Lo Stato ci ignora, le tv spariscono: combattiamo noi per tutti”
Oggi la sentenza per l’incidente ferroviario del 2009 in Versilia: "Ma il governo non è parte civile e la stampa è comparsa". A portare il peso della richiesta di verità i soli familiari. Come per tanti altri casi: da Ustica alla Terra dei Fuochi fino al terremoto dell'Aquila. Ilfatto.it ha raccolto il racconto dei parenti delle vittime, gli unici a battersi per chiedere giustizia e, di conseguenza, rinnovare almeno un po' il senso civico
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione