L’amministrazione Trump lancia un’offensiva contro l’euro. E in particolare contro la Germania, ritenuta colpevole di sfruttare un moneta unica “ampiamente svalutata” per “sfruttare” gli Stati Uniti e gli altri Paesi europei. L’accusa arriva, attraverso le pagine del Financial Times, da Peter Navarro, che guida il Consiglio nazionale sul Commercio della Casa Bianca. Secondo il consigliere del nuovo presidente l’euro è come “un implicito marco tedesco” che dà a Berlino un vantaggio sui suoi maggiori partner commerciali.
La cancelliera Angela Merkel ha ribattuto dicendo che “la Germania è un paese che ha sempre ha chiesto alla Banca centrale europea di portare avanti una politica indipendente, come faceva la Bundesbank prima che l’euro esistesse”. Come dire che le decisioni dell’Eurotower non puntano affatto a favorire il Paese rendendo più convenienti le sue esportazioni. I mercati, però, hanno risposto alla suggestione: l’euro si è subito rivalutato sul dollaro, arrivando a quota 1,079 dollari dagli 1,0692 di martedì mattina all’avvio degli scambi in Europa. Le parole di Navarro infatti, rileva il quotidiano finanziario, indicano che la nuova amministrazione Usa intende concentrarsi sul fronte valutario per ridefinire i legami commerciali internazionali
Navarro nell’intervista all’Ft ha detto anche che la Germania è uno dei principali ostacoli a un accordo commerciale tra gli Usa e la Ue e ha dichiarato che i negoziati sul Transatlantic Trade and Investment Partnership, meglio noto come Ttip, sono “morti“. “Il disavanzo strutturale della bilancia commerciale tedesca rispetto al resto della Ue”, ha sostenuto, “evidenzia l’eterogeneità economica all’interno dell’Unione – di conseguenza questo è un accordo multilaterale che ha le sembianze di uno bilaterale“.