Esami più difficili per i disabili: presto per decine di migliaia di ragazzini con handicap anche la licenza media diventerà un traguardo irraggiungibile. Il decreto sui nuovi esami di Stato contiene una novità clamorosa: in futuro agli studenti disabili delle scuole medie non sarà più concesso di sostenere delle prove differenziate; saranno valutati sulla base di test ministeriali, analoghi a quelli dei loro compagni. Come già avviene al liceo. Così molti non prenderanno più il diploma, solo un attestato. “E le conseguenze sarebbero gravissime: per la nostra società rischia di essere un salto indietro di decenni”, commenta Salvatore Nocera della Federazione italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish).

Per la delega sugli esami di Stato si è parlato molto dell’abolizione della sufficienza obbligatoria in tutte le materie per accedere alla maturità, e del passaggio a due sole prove scritte senza più la terza prova. Un altro passaggio molto delicato è passato sottotraccia: all’articolo 12, che tratta la valutazione degli alunni con disabilità, si dice che “le prove differenziate, se equipollenti a quelle ordinarie, hanno valore ai fini del superamento dell’esame e del conseguimento del diploma finale”. La grande novità è proprio la parola “equipollente”, che non compariva nella precedente normativa.

A seconda della gravità dei casi, il docente di sostegno può predisporre infatti due tipi diversi di programmazione didattica per i propri studenti disabili: semplificata o ridotta, in cui l’insegnante aiuta l’alunno con degli accorgimenti ad affrontare gli stessi argomenti degli altri; differenziata, dove il ragazzino affronta un percorso di crescita tarato sulle proprie capacità e slegato dal programma ministeriale. In base a ciò cambia anche l’esame: nel primo caso, lo studente affronta una prova “equipollente”, appunto semplificata o ridotta rispetto a quella degli altri (il testo da analizzare può essere più breve, ad esempio, oppure le domande possono essere a crocette invece che a risposta aperta), in cui però viene valutato lo stesso tipo di saperi; nel secondo caso, invece, la prova è completamente diversa e personalizzata. In certi casi limite può consistere anche nel mettere una croce all’interno di un quadrato, perché già il fatto di sapere riconoscere ed eseguire un ordine per un ragazzino con un deficit intellettivo molto alto può essere considerato dimostrazione di apprendimento e di progresso.

Con questo tipo di sistema, quasi tutti gli studenti disabili riuscivano a prendere il diploma di licenza media: circa il 90% dei 65mila ragazzini con handicap che frequentano gli istituti di secondaria di primo grado del nostro Paese. Diverso il discorso alle superiori, dove la percentuale si abbassa drasticamente. Ed è quello che succederà anche alle medie con la riforma: “Per noi la novità rappresenterà un cambio radicale”, spiega Nicola Tagliani dell’Associazione italiana persone down. “Nella categoria da noi assistita quasi nessuno prendeva la maturità e praticamente tutti la licenza media: ora i ragazzini down non avranno più neanche questo titolo. Siamo preoccupati, nessuno sa quali saranno gli effetti futuri”.

Il dibattito è aperto. Al Ministero, tra chi sostiene la riforma, si sottolinea la necessità di superare l’ipocrisia di una sufficienza concessa ad un ragazzino disabile per essere stato in grado di scrivere il proprio nome su un foglio di carta, mentre un suo compagno viene rimandato per aver sbagliato una difficile equazione. A chi sosterrà prove differenziate, come già al liceo, verrà comunque concesso un attestato, che permette di proseguire gli studi ma non ha valore legale. “È una questione delicata: ci sta che non tutti arrivino al diploma di maturità, ma per la licenza media è diverso. Così passa l’idea sottile che i disabili, pur essendo nella stessa classe, fanno un percorso parallelo di Serie B. Non è vera inclusione”, commenta Tagliani. Anche perché la Fish evidenzia un rischio a lungo termine, forse sottovalutato dal Miur: “Quel titolo era importante per l’inserimento nel mondo professionale, specie per i concorsi pubblici, dove anche per i posti riservati alle categorie protette a volte viene richiesta la licenza media”, spiega Salvatore Nocera. “O si adegua la normativa, o questo diventerà un problema sociale“. Di sicuro c’è che in futuro l’Italia si ritroverà con un esercito di disabili senza neppure la licenza media.

Twitter: @lVendemiale

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