L’attacco è stato preciso, violento, ben pianificato. Sbagliano i sostenitori di Francesco a voler minimizzare. E sbaglia anche il Vaticano a diffondere la tacita consegna “non ti curar di loro, ma guarda e passa”.
Perché i manifesti contro papa Bergoglio affissi sabato in molte parti del centro di Roma toccano i punti vitali dell’immaginario di questo pontificato. In primo luogo, il rapporto diretto con la massa dei fedeli e anche il popolo, che non crede ma ascolta con attenzione le parole di Francesco: rapporto ridicolizzato e deformato dalla foto, che sui manifesti mostra un pontefice ingrugnito. Più insidioso ancora è il secondo messaggio veicolato dalle affissioni: l’attacco brutale al cuore della sua buona novella, la misericordia. Come dire: “Sei un dittatore subdolo che parli di misericordia ma perseguiti chi non è d’accordo con te: dall’Ordine di Malta ai Francescani dell’Immacolata, a sacerdoti per te scomodi … e non hai nemmeno il coraggio di rispondere a quei cardinali che ti mettono in discussione”.
Vero e falso in un messaggio di lotta politica senza quartiere non hanno importanza. (La campagna elettorale di Trump insegna). E questo dei manifesti è un attacco “politico” in piena regola al pontificato bergogliano.
Raffinato nella sua perfidia è anche l’uso del dialetto romano. “A France’… “. Uno sberleffo che mira a svuotare nella sua volgarità ogni preminenza morale della personalità presa a bersaglio. Sbaglia anche chi minimizza, considerando la vicenda un mero sviluppo di un clima della comunicazione contemporanea diventato sempre più esplicito, polarizzato e aggressivo. Il che è vero. Ma nel caso di Francesco l’ondata di manifesti derisori è qualcosa di più: è un’ulteriore mossa di un’escalation che ha per scopo la denigrazione sistematica del suo riformismo e in ultima analisi la mobilitazione delle forze in vista del futuro conclave da cui (secondo i conservatori) non deve uscire assolutamente un Francesco II.
Ridicolizzare il Papa a Roma con metodi, che ricordano i tweet di Trump contro i suoi avversari o gli insulti da stadio contro giocatori e arbitri, significa appunto trascinare in basso la figura di Francesco per metterlo alla pari degli insulti da bar.
In questa vicenda – quali che siano i quattro gatti che un domani potranno essere individuati come autori materiali del fatto – non esiste un burattinaio unico. Esiste invece, a partire sin dai primi mesi del pontificato e in accelerata con il primo sinodo sulla famiglia, il coagularsi costante e crescente di molteplici gruppi, preti, vescovi e cardinali sostenuti da una galassia di siti internet, il cui motto è: “Questo Papa non ci piace!”. E’ un demagogo, un populista, un comunista, un femminista, un eretico … Che protestantizza la Chiesa cattolica, sminuisce il primato papale, toglie sacralità alla cattedra di Pietro, si allontana dalla Tradizione, semina confusione tra i fedeli …”.
Si prenda una cartina geografica e si appuntino con uno spillo le località da cui provengono i cardinali e i vescovi, che hanno scritto libri contro la svolta pastorale di Francesco in tema di etica familiare, che hanno firmato petizioni, che gli hanno mandato una lettera accusandolo praticamente di manipolazione dell’ordine dei lavori del Sinodo 2015, che infine (con la lettera dei quattro Cardinali dell’autunno scorso) lo hanno sostanzialmente accusato di tradire la parola di Dio iscritta nel Vangelo – e si avrà una mappa della rete mondiale – in Curia e nei cinque continenti – di coloro che nutrono malumore nei confronti della linea del pontefice. Preti, teologi, vescovi e cardinali che gli si oppongono apertamente e che dietro le quinte sono appoggiati da quanti ne condividono le idee ma non vogliono esporsi e intanto fanno resistenza passiva.
I manifesti di Roma, che attaccano pubblicamente Bergoglio nella Roma, di cui è vescovo e da cui svolge (come suona la definizione cattolica tradizionale) la sua “missione di pastore universale”, sono il segno allarmante di un movimento a lui contrario, che non ha tregua e incarna la stessa aggressività logorante che ha avuto negli Stati Uniti il tea party movement. La somiglianza colpisce. Quel movimento, che incessantemente anno dopo anno ha disgregato l’immagine di Obama, non era ovviamente in grado di rimuoverlo da presidente, ma al termine del suo mandato ha pesato enormemente sulle elezioni presidenziali.
C’è un “movimento del sacro incenso”, abbastanza numeroso come hanno dimostrato le votazioni al sinodo sulla famiglia, e variamente aggressivo, che mira a corrodere dall’interno degli ambienti ecclesiastici l’autorevolezza di Bergoglio. Il vasto consenso di cui gode nei sondaggi è solo una parte della questione. L’altra dimensione riguarda la Chiesa come istituzione. E in questa dimensione la guerra sotterranea è violenta.
Bergoglio, mostrando tranquillità, ha finora ordinato discretamente ai suoi sostenitori nella gerarchia di non dare importanza agli attacchi a lui rivolti. Ma la storia insegna che in una guerra civile chi non contrasta efficacemente gli attacchi, finisce per logorarsi. E qui chi si logora non è tanto la personalità storica di Francesco, ma la vitalità del fronte riformatore.
Marco Politi
Scrittore e vaticanista
Cronaca - 5 Febbraio 2017
Manifesti contro papa Francesco: un attacco preciso, brutale e ben pianificato. Sbaglia chi minimizza
L’attacco è stato preciso, violento, ben pianificato. Sbagliano i sostenitori di Francesco a voler minimizzare. E sbaglia anche il Vaticano a diffondere la tacita consegna “non ti curar di loro, ma guarda e passa”.
Perché i manifesti contro papa Bergoglio affissi sabato in molte parti del centro di Roma toccano i punti vitali dell’immaginario di questo pontificato. In primo luogo, il rapporto diretto con la massa dei fedeli e anche il popolo, che non crede ma ascolta con attenzione le parole di Francesco: rapporto ridicolizzato e deformato dalla foto, che sui manifesti mostra un pontefice ingrugnito. Più insidioso ancora è il secondo messaggio veicolato dalle affissioni: l’attacco brutale al cuore della sua buona novella, la misericordia. Come dire: “Sei un dittatore subdolo che parli di misericordia ma perseguiti chi non è d’accordo con te: dall’Ordine di Malta ai Francescani dell’Immacolata, a sacerdoti per te scomodi … e non hai nemmeno il coraggio di rispondere a quei cardinali che ti mettono in discussione”.
Vero e falso in un messaggio di lotta politica senza quartiere non hanno importanza. (La campagna elettorale di Trump insegna). E questo dei manifesti è un attacco “politico” in piena regola al pontificato bergogliano.
Raffinato nella sua perfidia è anche l’uso del dialetto romano. “A France’… “. Uno sberleffo che mira a svuotare nella sua volgarità ogni preminenza morale della personalità presa a bersaglio. Sbaglia anche chi minimizza, considerando la vicenda un mero sviluppo di un clima della comunicazione contemporanea diventato sempre più esplicito, polarizzato e aggressivo. Il che è vero. Ma nel caso di Francesco l’ondata di manifesti derisori è qualcosa di più: è un’ulteriore mossa di un’escalation che ha per scopo la denigrazione sistematica del suo riformismo e in ultima analisi la mobilitazione delle forze in vista del futuro conclave da cui (secondo i conservatori) non deve uscire assolutamente un Francesco II.
Ridicolizzare il Papa a Roma con metodi, che ricordano i tweet di Trump contro i suoi avversari o gli insulti da stadio contro giocatori e arbitri, significa appunto trascinare in basso la figura di Francesco per metterlo alla pari degli insulti da bar.
In questa vicenda – quali che siano i quattro gatti che un domani potranno essere individuati come autori materiali del fatto – non esiste un burattinaio unico. Esiste invece, a partire sin dai primi mesi del pontificato e in accelerata con il primo sinodo sulla famiglia, il coagularsi costante e crescente di molteplici gruppi, preti, vescovi e cardinali sostenuti da una galassia di siti internet, il cui motto è: “Questo Papa non ci piace!”. E’ un demagogo, un populista, un comunista, un femminista, un eretico … Che protestantizza la Chiesa cattolica, sminuisce il primato papale, toglie sacralità alla cattedra di Pietro, si allontana dalla Tradizione, semina confusione tra i fedeli …”.
Si prenda una cartina geografica e si appuntino con uno spillo le località da cui provengono i cardinali e i vescovi, che hanno scritto libri contro la svolta pastorale di Francesco in tema di etica familiare, che hanno firmato petizioni, che gli hanno mandato una lettera accusandolo praticamente di manipolazione dell’ordine dei lavori del Sinodo 2015, che infine (con la lettera dei quattro Cardinali dell’autunno scorso) lo hanno sostanzialmente accusato di tradire la parola di Dio iscritta nel Vangelo – e si avrà una mappa della rete mondiale – in Curia e nei cinque continenti – di coloro che nutrono malumore nei confronti della linea del pontefice. Preti, teologi, vescovi e cardinali che gli si oppongono apertamente e che dietro le quinte sono appoggiati da quanti ne condividono le idee ma non vogliono esporsi e intanto fanno resistenza passiva.
I manifesti di Roma, che attaccano pubblicamente Bergoglio nella Roma, di cui è vescovo e da cui svolge (come suona la definizione cattolica tradizionale) la sua “missione di pastore universale”, sono il segno allarmante di un movimento a lui contrario, che non ha tregua e incarna la stessa aggressività logorante che ha avuto negli Stati Uniti il tea party movement. La somiglianza colpisce. Quel movimento, che incessantemente anno dopo anno ha disgregato l’immagine di Obama, non era ovviamente in grado di rimuoverlo da presidente, ma al termine del suo mandato ha pesato enormemente sulle elezioni presidenziali.
C’è un “movimento del sacro incenso”, abbastanza numeroso come hanno dimostrato le votazioni al sinodo sulla famiglia, e variamente aggressivo, che mira a corrodere dall’interno degli ambienti ecclesiastici l’autorevolezza di Bergoglio. Il vasto consenso di cui gode nei sondaggi è solo una parte della questione. L’altra dimensione riguarda la Chiesa come istituzione. E in questa dimensione la guerra sotterranea è violenta.
Bergoglio, mostrando tranquillità, ha finora ordinato discretamente ai suoi sostenitori nella gerarchia di non dare importanza agli attacchi a lui rivolti. Ma la storia insegna che in una guerra civile chi non contrasta efficacemente gli attacchi, finisce per logorarsi. E qui chi si logora non è tanto la personalità storica di Francesco, ma la vitalità del fronte riformatore.
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Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Io sono un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente". Così Simone Cristicchi, ospite a 'Maschio Selvaggio' su Rai Radio 2, risponde alla conduttrice Nunzia De Girolamo quando fa notare al cantautore romano come la canzone sanremese 'Quando sarai piccola' sia piaciuta tanto a Elly Schlein quanto a Giorgia Meloni.
"Si tende sempre a identificare gli artisti politicamente, la musica invece non ha fazioni, non ha colori. Devo dire che tu hai messo insieme la destra e la sinistra", ha detto De Girolamo al cantautore arrivato quinto nella classifica finale. "Questo mi fa sorridere - ha confessato Cristicchi - sono molto contento di questo apprezzamento bipartisan, o anche super partes, che ha generato la mia canzone. Io sono sempre stato un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente, proprio perché volevo che la mia musica e la mia arte potesse arrivare a tutti ed è giusto che sia così".
"Ovviamente ho le mie idee, come tutti, non le rinnego e non mi vergogno di esternarle quando è il momento e quando ho voglia, però - ha concluso il cantautore - sono veramente contento di aver fatto questa canzone che sia piaciuta più o meno a tutti".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il caro bollette è un problema sempre più grave, che non possiamo più far finta di non vedere. Paghiamo le bollette più care d’Europa, che a sua volta paga le bollette più alte tra i competitor internazionali. Siamo i più tartassati tra i tartassati, con un evidente danno alla competitività delle imprese e al potere di acquisto delle famiglie. I lavoratori, in particolare, pagano questi aumenti tre volte: la prima in casa quando arriva la bolletta, la seconda perché le aziende devono metterli in cassa integrazione poiché con l’energia alle stelle perdono produttività, la terza perché l’energia spinge a rialzo l’inflazione e i prodotti nel carrello della spesa costano di più". Lo dice Annalisa Corrado della segreteria del Partito Democratico.
"Agire è possibile e doveroso. Possiamo farlo subito, a partire dalla protezione dei soggetti vulnerabili, oltre 3 milioni e mezzo di utenti, per il quali il governo vuole bandire aste che sarebbero una iattura. Bisogna fermarle immediatamente e riformare piuttosto l’acquirente unico, che al momento gestisce il servizio di tutela della vulnerabilità, perché possa tornare a stipulare i contratti pluriennali di acquisto, agendo come vero e proprio gruppo d’acquisto".
"È necessario inoltre agire ad ogni livello possibile per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas: occorre lavorare ad una riforma europea dei mercati, scenario non immediato, agendo però contemporaneamente ed immediatamente per un “disaccoppiamento di fatto”, come quello che si potrebbe attuare supportando i contratti pluriennali con i produttori di energia da fonti rinnovabili (PPA, Power purchase agreement). Dovremmo prendere esempio dalla Spagna di Sanchez, inoltre, che ha imposto un tetto al prezzo del gas, ottenendo risultati brillanti che hanno trainato la ripresa d’industria ed economia. Dobbiamo fare di più e meglio per la transizione energetica per liberarci dalla dipendenza del gas: oltre ad insistere su sufficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, dobbiamo agire ad ogni livello perché la quota di energia da fonti rinnovabili nel nostro mix di produzione cresca: questo è l’unico modo strutturale di far penetrare il beneficio in bolletta del basso costo delle energie pulite".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - “Allarmano e inquietano gli atti violenti rivolti in questi giorni contro le Forze dell’Ordine, a loro va la nostra piena solidarietà”. Lo dichiara la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi dopo gli incendi dolosi che hanno coinvolto questa mattina il commissariato e la Polstrada di Albano Laziale e nei giorni scorsi il comando della Compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo.
“Auguriamo agli agenti intossicati una pronta guarigione. Nell’attesa che sia fatta chiarezza sulle dinamiche e che i responsabili siano consegnati alla giustizia, non possiamo che schierarci senza indugio al fianco di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Le bollette energetiche di famiglie e imprese sono alle stelle. Meloni ha fischiettato per mesi, ignorando anche le nostre proposte. E oggi annuncia il rinvio di un Cdm promesso ormai due settimane fa. Non avevano detto di essere 'pronti'?". Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Tutto quello che ha a che fare con le emergenze vere di cittadini, famiglie, imprese passa in secondo piano nell’agenda del governo Meloni. Così è stato ed è per le liste d’attesa e per il diritto alla salute negato a milioni di concittadini, così è per il caro-bollette che da troppi mesi penalizza le aziende italiane e mette in ginocchio le fasce sociali più disagiate". Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria del Partito Democratico.
"Oggi la segretaria del Pd Elly Schlein ha presentato proposte molto chiare e concrete, che raccolgono peraltro l’interesse di imprenditori e associazioni degli utenti. Il Cdm sul problema del caro energia pare invece che slitti a venerdì. La presidente Meloni ne approfitti per raccogliere le nostre proposte sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas e sull’Acquirente unico".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - La lotta alle mafie andrebbe portata avanti "in maniera trasversale. Ma non stiamo vedendo disponibilità all'ascolto e al lavoro comune da parte di questa destra". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno. "Noi continueremo a fare da pungolo costante, il messaggio che deve arrivare chiaro alle nuove generazioni è che la mafia è un male, e un freno al nostro Paese. Il Pd oggi più che mai è intenzionato a portare avanti questo lavoro con determinazione, mano nella mano con le realtà che affrontano il problema ogni giorno e ne sanno certamente più di noi".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Nel contrasto alle mafie "il ruolo delle forze dell'ordine e della magistratura è fondamentale. Noi riconosciamo e sosteniamo il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine. Vanno sostenute le forze dell'ordine, come la magistratura, che invece vediamo attaccata tutti i giorni da chi governa". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno.